Capitolo IV

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-Luke-

Sfondai la finestra del piano terra e

corsi sotto la pioggia, arrivai in una stazione di servizio e passai lì la notte. Il giorno dopo prima di incamminarmi verso casa, a pranzo mangiai un pezzo di pizza e a fine serata arrivai davanti alla villa della zia grace, indugiai qualche secondo poi suonai al campanello, venne ad aprirmi mia madre. Appena mi vide spalancò gli occhi e inizio a urlare:

"vattene via mostro, esci dalla mia vita!! dopodichè gli sbattè la porta in faccia.

Ero triste, solo e non sapevo cosa fare così decisi di tornare al convitto. Ormai la mia vita era in quel posto. Passai la notte in un vicolo e quando mi svegliai ero bagnato fradicio, sicuramente aveva piovuto la sera scorsa. Tornai al convitto e Suor Geltrude era infuriata, mi prese per un braccio, mi portò in una camera. Aprì un armadio, dentro c'era una porta nascosta che portava ad un corridoio, alla fine di esso si scorgeva un'altra porta. La suora la aprì, mi spinse dentro la stanza, e se ne andò. Dopo qualche minuto mi accorsi che... ero nella cantina dei peccatori..

Decisi di esplorare l'ambiente, non si vedeva quasi niente, la stanza era illuminata da qualche luce rossa, e c'era una puzza nauseante di..di.. morte. Accesi una torcia che avevo nella tasca della felpa e urlai, c'era il corpo di un ragazzo al centro della stanza che si era suicidato impiccandosi. C'erano cadaveri ovunque, mi stavo sentendo male quando ad un tratto vomitai per la vista di quello schifo.

Mi accorsi che c'erano altri due ragazzi, si trovavano in un angolo, erano sporchi di sangue e di terra propio come nel sogno che avevo fatto..  dentro di me sapevo fin dall'inizio che non era un semplice incubo bensì la realta.

Era trascorso un mese, Luke si trovava ancora in quella cantina, non faceva altro che piangere e raramente mangiava qualche avanzo che gli portava Suor Elisa, più tempo passava e più era triste e cupo..

Un giorno impazzì, iniziò a strapparsi la pelle della faccia con le unghie, prese il coltello che aveva nascosto nelle ampie tasche della tunica grigia, ormai ridotta a brandelli, e si fece lunghi tagli su tutto il corpo dopodiché inizio ad accoltellare gli unici ragazzi ancora vivi e rideva, rideva con una risata a dir poco terrificante. Ad un tratto Luke udì la porta dietro le sue spalle apririsi e sentì una voce che lo chiamava, si accorse che la punizione era ormai scontata e che quindi sarebbe uscito da quel posto raccapricciante e niente avrebbe fermato la sua sete di vendetta.

Salì velocemente le scale e non appena fù fuori accoltellò brutalmente tutte le suore del convitto dopodiché bruciò i loro corpi.  Tutti i ragazzi che alloggiavano lì erano terrorizzati e pensavano che sarebbero morti ma Luke non ne uccise neanche uno, si limitò a correre verso l'uscita e aveva una solo cosa in mente… vendicarsi della sua famiglia. Fermò una macchina, uccise il guidatore e raggiunse la casa della zia,  Luke non sapeva guidare ma provò a fare del suo meglio.

Dopo venti minuti era davanti alla villa e l'auto che aveva rubato era distrutta, scavalcò il cancello, uccise Mason il maggiordomo, prese la chiave della casa ed entrò.

-Luke-

finalmente ero dentro, andaì in cucina a cercare mia madre; non volevo ucciderla subito volevo divertirmi un po ah..ahah. Gli tappai la bocca, la legai con una corda e la portai nella cantina della villa. Feci lo stesso con tutti i membri della mia famiglia. Quando erano tutti presenti dissi:  "adesso che ci siete tutti aha..ahah finalmente posso vendicarmi di tutto quello che mi avete fatto ahah... iniziamo da te papà.. sai quanto ho sofferto per colpa tua in quel convitto? ahah... tra qualche minuto lo scoprirai! ahahahaha"

Iniziai a raccontare cosa avevo passato mentre tagliavo le dita ad Aldo, lui urlava di dolore ma io..io ridevo..ridevo molto, dopodiché gli cavai gli occhi, lo rienpii di graffi, gli feci un lungo taglio nel petto, e con le mie mani gli strappai via il cuore.  Passai immediatamente a Carl, lo riempii di tagli e gli detti fuoco. Toccava adesso a mia madre; lei urlava e ad un tratto esclamó:  "Mostro!! sei un mostro!! e sai una cosa?!  sei stato adottato Luke! la tua famiglia non ti voleva e neanche io! nessuno ti amerà mai!." Quelle parole mi ferirono moltissimo. Smisi di ridere e iniziai a piangere, dopo qualche secondo risposi: "se mi dici dove abitano i miei veri genitori allora ti lascierò vivere". Alessandra rispose:" non te lo dirò mai, voglio che tu soffra fino alla tua morte ahah". Esplosi di rabbia,  la presi per il collo e la picchiai con tutta la forza che avevo in corpo. Presi il coltello, gli tagliai le orecchie, la lingua e le braccia. Le cavai gli occhi dalle orbite dopodichè gli strappai la pelle con le mie mani. Gli aprii il petto, estrassi il suo cuore e lo calpestai. Ad un tratto la zia si liberò, corse verso di me, mi abbracciò e mi disse :" Luke..Luke  ti prego non voglio morire io..io ti ho sempre voluto bene, sei come un figlio per me". Io le risposi: "lo sò zia.. lo sò… non voglio ucciderti, non ho mai voluto farlo però.. non posso lasciare testimoni in vita". Grace non fece in tempo a rispondere che le trafissi il cuore con il coltello insanguinato e mentre lo feci le sussurrai in un orecchio: "ti voglio bene". Il suo corpo caddè a terra e tante lacrime mi scivolarono sul volto. Mia madre aveva ragione fin dall'inizio, sono un mostro, non tanto perché ho ucciso la mia famiglia ma perché mi sono divertito a farlo e lo rifarei..

Uscii di casa, pioveva come sempre,

ma quella sera era diverso.. quella sera avevo amazzato molte persone ma ormai la mia vita era diventata questa..

Io mi chiamo Luke... e il mio volto sarà l'ultima cosa che vedrai prima di morire.

Anche un killer è capace di amare?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora