Capitolo III

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Era il 10 Dicembre, passò all'incirca un mese da quando Carl organizzò quella dannata festa. Luke stava dormendo, il giorno dopo lo avrebbero portato in convitto, ad un tratto si svegliò nel cuore della notte...

Una folle voglia di fargliela pagare a Carl stava crescendo dentro di sé, silenziosamente scese le scale, andò in cucina, prese un coltello e raggiunse la camera del suo caro fratellino. Aprì la porta, Carl stava dormendo, Luke lo fissò per qualche minuto, i suoi occhi erano pieni di rabbia, ricordò tutte le volte che era finito nei guai per colpa sua, non accadrà più pensò, sollevò il coltello pronto ad ucciderlo quando si accese la luce e si sentì un urlo, Carl si svegliò di soprassalto, c'era la zia che immediatamente strappò il coltello dalle mani di Luke. Con l'aiuto di Mason lo portarono in camera e chiusero la porta a chiave. Aldo e Alessandra si svegliarono e raggiunsero Grace che gli spiego quello che era successo, Aldo voleva chiamare la polizia ma la moglie  lo fermò e disse tra le lacrime: " prima di prendere decisioni avventate voglio provare a parlargli.."

Suo marito rispose:

"Ferma!! Sono sicuro che quel mostro proverà a uccidere anche te ". Alessandra fece finta di non aver sentito le parole di Aldo, prese la chiave ed entrò nella camera di Luke, lui era in un angolo della stanza e stava piangendo.

Lei provò a parlargli ma l'unica cosa che Luke diceva era: " non sono stato io... quel giorno è..è.. stato Carl mi ha sempre...mi ha sempre.. incolpato di tutti i disastri che ha combinato.. non voglio andare in convitto io..io.. non ho fatto niente!".

Alessandra era l'unica persona che in fondo credeva alle parole di Luke ma era terrorizzata da lui e voleva allontanarlo dalla sua vita e dalla sua famiglia. Avrebbe voluto non averlo mai preso in adozione."Proprio cosìLuke era stato adottato"nonostante tutto Alessandra gli asciugò le lacrime con un fazzoletto e lo rassicurò dicendogli che avrebbe parlato con Aldo, dopodiché  gli diede un bacio sulla fronte e una volta uscita dalla stanza disse a suo marito: "domani mattina a Luke gli diremmo che lo portiamo in un bellissimo posto per farci perdonare..".

Aldo annuì, dopodiché tornarono in camera loro. La mattina seguente Luke come al solito si alzò, si vestì e andò a fare colazione, in cucina c'erano i suoi genitori. Alessandra lanciò uno sguardo a suo marito poi disse: "Io e Aldo abbiamo deciso che non ti manderemo in convitto, ti abbiamo accusato ingiustamente, ci dispiace e per farci perdonare oggi ti porteremo in un bellissimo posto, non ti diremo niente finchè non saremmo arrivati, vogliamo che sia una sorpresa!" Luke non mostro neanche un pò di entusiasmo, sapeva che lo stavano prendendo in giro, finì di fare colazione, si preparò e salì in macchina, ad un tratto Alessandra disse: "Sei emozionato?! Tra poco scoprirai il magico luogo dove stiamo andando". Luke non ce la fece più a sopportare quella finzione e urlò: "mamma non sono stupido!! sò benissimo dove mi state portando!!". Ci fù il silenzio per tutto il viaggio. Dopo una ventina di minuti, l'auto si fermò davanti a un grande edificio, i genitori accompagnarono il figlio fino all'ingresso e  gli promisero che sarebbero venuti a prenderlo presto dopodichè lo affidarono ad una suora che gli fece visitare Il convitto.

Scusate se l'inizio è stato lungo e  forse anche un pò noioso, ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia, cercherò di essere costante nel pubblicare i nuovi capitoli e prometto che finirò questa creepypasta.. detto questo Buona lettura!

-luke-

Guardai per l'ultima volta i miei genitori, soprattutto la zia; lei era l'unica persona che mi voleva bene, appena l'auto scomparì nell'orizzonte, la suora si presentò, mi prese per un braccio e mi condusse all'interno del convitto. Era molto buio lì dentro e faceva molto freddo, ad un tratto passarono dei bambini nel corridoio, io li guardai; i loro occhi erano spenti, pieni di tristezza e sofferenza, mi fermai un secondo e poi ripresi a seguire Suor Elisa. Più proseguivamo e più i muri erano sporchi, alcune finestre rotte e c'era un forte odore di muffa. Passò all'incirca un quarto d'ora e avevamo quasi finito di visitare la struttura quando Suor Elisa si fermò davanti ad una porta e mi disse che quella era la mia classe dopodiché mi salutò e si allontanò. Lentamente aprii la porta e dissi un piccolo "ciao", mi stavano fissando tutti, la suora che stava facendo lezione mi presentó alla classe e mi disse di prendere posto. Feci amicizia con il mio compagno di banco che mi spiegò come funzionavano le cose in questo posto, mi disse che ogni giorno la mattina si andava a scuola, dopo si pranzava alla mensa e il pomeriggio si facevano i compiti mentre la sera si pregava e poi si andava a dormire. A fine giornata, ero stremato e mi facevano male da morire le dita per via di tutte quelle bacchettate che mi davano quando sbagliavo gli esercizi. Mi rannicchiai sul letto e provai ad addormentarmi ma i pianti dei ragazzi che alloggiavano nella mia stessa stanza mi tenevano sveglio.

Il giorno dopo ero in classe, stavamo facendo matematica quando un ragazzo sbagliò l'ennesima espressione, Suor Geltrude lo prese per un braccio e gli disse che come punizione sarebbe stato nella "cantina dei peccatori" per due ore. Lo prese per le orecchie e uscì dall'aula. Tom, il mio vicino di banco, mi spiegò che nessuno sapesse realmente cosa sia la "cantina dei peccatori". Girano voci che li ci siano ancora i cadaveri degli alunni che un tempo allagarono il convitto; dei ragazzi che hanno scontato la punizione e che quindi sono riusciti ad uscire di lì si rifiutano di dirci cosa ci sia li dentro.. ad un tratto mi vennero i brividi, ricordai il sogno che avevo fatto a casa della zia ma provai a non pensarci.

Passò un mese, i miei non mi avevano mai fatto una telefonata o inviato un messaggio, neanche un fottutissimo messaggio! non ce la faccio più ad essere rinchiuso in questo posto, mi mancano i miei genitori, la zia, mio nonno ma soprattuto la Libertà, devo andarmene da qui, voglio tornare a casa!

Luke velocemente prese le poche cose che possedeva poi sfondò una delle fineste del piano terra e scappò dal convitto.

Anche un killer è capace di amare?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora