2. Luna

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La sala da pranzo di quel castello alla squadra Levi non era mai sembrata tanto piccola e asfissiante. Erano abituati a vederla come una stanza enorme, troppo grande per sei persone, invece ora c'era da ringraziare che bastasse per tutti i soldati che l'indomani sarebbero partiti per la cinquantasettesima spedizione.

I loro cuori tremavano di paura, ma la determinazione era abbastanza da tenerla a bada. Si sforzavano di divertirsi, perché sapevano bene che poteva essere l'ultima sera della loro vita. Si sforzavano di mettere da parte i cattivi presentimenti e di ridere con gli amici. Lasciarsi andare al terrore più disperato era il modo più semplice per perdere già in partenza.

Il capitano Levi, seduto suo malgrado allo stesso tavolo della caposquadra Hanji, piluccava la cena con aria pensosa. Guardava le reclute, piuttosto chiacchierone, e guardava i veterani, piuttosto taciturni, e non vedeva altro che la stessa paura in entrambe le categorie. La reazione poteva essere diversa, all'apparenza, ma il terrore che pian piano si impossessava di quegli animi era lo stesso per tutti. E questo lui lo sapeva bene.

«In ansia per domani, Levi?» chiese Hanji, che lo osservava incuriosita da una decina di minuti, pensando erroneamente che lui non se ne fosse accorto.

«Tch».

«Amo questa tua risposta universale» commentò lei, sospirando divertita. «Ti rende così disponibile e aperto alla socializzazione».

«Senti un po', Quattrocchi... domani potrei farti palpare da un gigante, se vuoi... so che ti piace» la provocò lui, fulminandola con quel suo sguardo minaccioso e tagliente.

«È da mezz'ora che continui a far vagare gli occhi in giro per la mensa. Non è qui. Mi ha assicurato che mangerà domani mattina, dal momento che stasera era troppo stanca persino per spizzicare qualcosa».

«Di chi diavolo stai parlando?»

La caposquadra alzò un sopracciglio allusivamente, prese un morso di una pagnotta calda, masticò attentamente per qualche secondo e poi deglutì, prendendosi tutto il tempo necessario per infastidirlo ancora di più.

«Mh... sai perfettamente che non farà mai il primo passo... ma sappi anche che non ti sta nemmeno aspettando. Ti rispetta troppo per farti un torto del genere. Sai, a volte mi chiedo se potresti mai meritarla. Credo sia una delle cose più belle che ti sia capitata nella vita e la stai sprecando così...»

Levi contrasse la mascella in una smorfia di disagio. «Hanji, pensa ai giganti, va bene? Ti riesce meglio».

«Voglio solo ricordarti che domani partiremo per una spedizione. La morte incombe su di noi. È meglio non avere rimpianti, come dici tu».

«E io voglio solo ricordarti che siamo nel Corpo di Ricerca. Non c'è posto per quel che dici tu. Dovresti saperlo meglio di me, visto come ti è andata a finire con Erwin».

«Non è la stessa cosa» replicò Hanji a denti stretti.

«Tch. Non voglio finire come te».

«Ripeto, è diverso. Era iniziata solo come... argh!» esclamò la caposquadra, portandosi una mano alla fronte con esasperazione. «Non so neanche perché diamine te ne ho parlato, lo sapevo che non avrei dovuto dirti un bel niente».

«Già, dovevi essere proprio disperata per parlarne con me» commentò Levi, alzando gli occhi al cielo.

«Stavo per scoppiare... e tu eri l'unica persona adatta» ammise Hanji, sospirando. «Nonostante gli insulti gratuiti, sai essere davvero discreto e sai ascoltare».

It Happened Quiet || RivetraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora