19. Ritorno

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Levi e Petra arrivarono all'interno del Wall Sina nel pomeriggio. Levi aveva voluto fermarsi a metà strada con la scusa di far riposare i cavalli e di consumare la merenda che la signora Ral aveva preparato per loro, ma Petra sospettava che lui avesse intuito il suo stato d'animo e che quella pausa gli servisse per indagare sul suo insolito silenzio.

La verità era che Petra aveva paura. Aveva paura di tornare a una realtà che, mentre lei era assente, era cambiata così in fretta da farla sentire una totale estranea. E non si era accorta di quanto radicata in lei fosse quella paura finché non era uscita dalla sua città, galoppando al seguito di Levi per le vaste praterie del Wall Rose.

Era tutto così surreale. Si sentiva atterrita dal peso di quel mondo profondamente mutato e di quel nuovo rapporto che non aveva idea di come gestire, una volta uscito dal guscio di privata intimità in cui era nato. Non si sentiva più così sicura di sé come lo era stata al mattino – e la sera prima. Dopotutto, non aveva idea di come si sarebbe comportato Levi, una volta tornati nell'ambiente frenetico e affollato del Corpo di Ricerca.

«Tch. Senti che baccano» commentò aspramente Levi, non appena furono in prossimità della meta. «Me ne vado via per un giorno e questo posto diventa un porcile. Maledetti mocciosi».

«Nuove reclute?» chiese Petra, seguendolo verso le stalle.

«Sì. Tante, troppe. E tutte ansiose di dare la vita per la causa. Erwin è al settimo cielo, ovviamente».

Scesero dai cavalli e li portarono nei loro box, per poi rimuovere i vari finimenti e lustrarli a dovere. Mentre compiva quelle piccole operazioni abituali, Petra cercava di racimolare le ultime briciole del proprio autocontrollo per tenere a bada i pensieri e le emozioni che le affollavano la mente.

«Oi. Sei insolitamente taciturna» disse a un tratto Levi. «Che ti prende?»

«Niente» rispose Petra, mentre offriva a Hasel la mela che aveva messo da parte per lei e le accarezzava il muso con aria assorta.

«Beh, non ti arrovellare troppo sul niente» replicò lui, avvicinandosi. «Di solito non porta a nulla di buono».

«Sto bene» mentì lei, sorridendo per tranquillizzarlo. «Sono solo un po' stanca».

Levi alzò gli occhi al cielo e sbuffò con stizza, per poi attirarla a sé e baciarla con dolcezza, cogliendola piacevolmente di sorpresa.

«Avevi bisogno di quest'altra conferma, non è vero?» bofonchiò lui, sfiorando le sue labbra rosee e morbide con il pollice.

«Perdonami...» mormorò Petra, chiudendo gli occhi come per scusarsi. «È solo che sono preoccupata da tutto questo. È tutto così diverso, tutto così strano. Mi sembra di essermi svegliata da un coma durato cinquant'anni. Ho paura di non essere all'altezza».

«Dopo cinque anni, dovresti essere certa del fatto che non ti avrei mai permesso di tornare, se non ti avessi ritenuta all'altezza, e questo indipendentemente dai sentimenti che provo» rispose Levi con un tono serio che le fece capire che era sincero. «E ora fammi il piacere di tornare in te. Ho bisogno della vecchia Petra Ral determinata».

Petra annuì. Era davvero ora di darsi una svegliata e ristabilire le priorità. E mentre prendeva coscienza di quella necessità, Levi catturò le sue labbra in un altro bacio, più intenso, che allentò la tensione di cui era carica.

«Moblit, dove...? Petra? Levi? Petra e Levi?!»

Petra si staccò immediatamente, riconoscendo la voce squillante della caposquadra Hanji, e si portò una mano alla fronte, imbarazzata come non mai. Perché di tutti doveva essere proprio lei a beccarli?

It Happened Quiet || RivetraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora