31. Notizia

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Quando Levi aveva detto che sarebbero andati a dare la notizia alla sua famiglia appena possibile, Petra non poteva immaginare che si sarebbe ritrovata su una carrozza diretta a Karanes solo due giorni dopo, incapace comunque di trovare le parole giuste per dare quella notizia ai suoi genitori e ai suoi fratelli.

Come se non fosse abbastanza la tortura dei propri pensieri, il viaggio lungo e tortuoso, tra il saliscendi della carrozza sulla strada sterrata e il mutismo di Levi, le aveva procurato un senso di nausea che non si placò nemmeno quando i suoi piedi toccarono di nuovo il terreno. A dirla tutta, quando vide la porta di casa si sentì anche peggio.

«Non sono pronta, Levi» sentenziò, stringendogli il braccio con una certa urgenza mentre fissava l'ingresso senza avere il coraggio di bussare.

«Ormai siamo qui, non piagnucolare».

«Voglio tornare a Trost».

«Petra, ne abbiamo già parlato, non è la fine del mondo, chiaro?»

«Guarda che lo so che sei agitato anche tu. Ti importa del giudizio di mia madre tanto quanto importa a me. Mi ricordo bene la faccia che hai fatto quando ti ha detto che sei una brava persona e...»

«Tch. Vuoi bussare una buona volta? O dobbiamo continuare a farci fissare come degli idioti dai passanti?»

Petra stava per ribattere, quando la porta si spalancò di scatto, rivelando la figura minuta di Leo, i cui occhi, non appena videro chi stava facendo tutto quel trambusto di fronte alla porta di casa Ral, si spalancarono con un luccichio vivace.

«Sorellona!» esclamò, cercando di fiondarsi su di lei con la solita esuberanza; fu tuttavia fermato tempestivamente da Levi, che lo bloccò seduta stante mettendo una mano sulla sua fronte.

«Niente gesti avventati, moccioso. Tua sorella ha bisogno che tu le dia un abbraccio delicato, ne sei capace?»

«Cosa? Sei di nuovo ferita?» chiese lui, sgranando gli occhi, per poi lanciare un'occhiata furente a Levi. «Capitano, ti avevo detto di prenderti cura di lei!»

«Ehi, ehi, pazzoide» lo richiamò Petra, arruffandogli i capelli, prima che potesse infervorarsi inutilmente. «Sto bene, il capitano Levi si è preso cura di me come sempre, quindi comportati bene».

«Buon per lui» replicò il fratello, lanciando un'altra occhiata truce a Levi.

«Ora capisco perché avevi preso tanto a cuore Eren quando stavamo al castello» borbottò Levi. «Sono maledettamente identici. Urlano in maniera molesta e mi urtano i nervi. Identici».

Petra sorrise leggermente, per poi alzare lo sguardo dal fratellino e spostarlo all'interno della casa: l'intera famiglia, chi seduto, chi in piedi attorno al tavolo, li stava osservando a bocca aperta.

«Ehilà» fece lei, con un sorriso incerto.

«"Ehilà"?» ripeté la madre, incredula, per poi risvegliarsi dal torpore causato dalla sorpresa e andarle incontro come una furia. «Non ci scrivi da settimane e dici "Ehilà"? Ci avevi detto che saresti andata a Shiganshina, però nei giornali si è parlato di soli nove sopravvissuti e tu... e tu non venivi nominata da nessuna parte! Hai idea di quanto sia stata preoccupata per te, Petra?!»

«Anna, calmati...» provò a dire il signor Ral, avvicinandosi anche lui alla porta. «Petra ora è qui, non ha senso fare...»

«Ralf, non difenderla».

Petra avvertì un groppo doloroso bloccarle le parole in gola. «Lo so, mi dispiace... è che sono state delle settimane complicate e io...»

It Happened Quiet || RivetraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora