Parte 50.

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Quando sento nominare il mio nome dal microfono, capisco che sta il giudice sta riassumendo quanto successo.
<<Oggi siamo qui però perché c'è una ragazza che sostiene la difesa del signor Scott Hudges ritenuto colpevole di aggressione aggravata, a scontare la sua condanna pari a due anni e quattro mesi nei confronti dell'accusante Andrew Lee, portando delle prove a suo favore.>>
Ascolto confusa le parole così inaspettate da credere quasi che non siano reali, ma quando osservo la faccia di Andrew immobilizzarsi e gli occhi sgranarsi capisco che sta succedendo davvero.

Suo padre si è girato verso di lui con lo sguardo così colmo di disappunto che, anche se non può parlare, riesce a trasmettere tutto quello che vorrebbe dire e per la prima volta vedo il suo volto attraversato da un lampo di paura.
Scott si volta verso l'ingresso scrutando qualcosa dall'alto verso il basso, soffermandosi per qualche secondo che basta per attirare la mia curiosità da imitarlo.
Una ragazza minuta dai capelli mori e la carnagione pallida sta avanzando a passo insicuro, i suoi occhi chiari sembrano troppo grandi per stare sul suo volto e hanno l'aria di non sapere bene cosa stanno facendo. Tiene lo sguardo fisso su un punto come per non pensare ad altro, distogliendolo solo quando arriva davanti la postazione del giudice porgendogli dei fogli.
Mi sorprendo nel vedere Scott seguire ogni movimento con attenzione come se fosse incuriosito dal suo modo di atteggiarsi, prima di alternare lo sguardo da lei ad Andrew che invece trattiene l'aria sbattendo velocemente le palpebre incredulo.
Sono le parole del giudice a far chiarezza sulla ragazza che ho la sensazione già di aver incontrato prima ma di cui non ho ricordi chiari.

<<La signorina qui presente Wendy Reyes è stata quella sera alla stessa festa in cui si è consumata l'aggressione fornendomi delle foto che lo testimonierebbero.>> Il giudice sfoglia il resto dei fogli soffermandosi di tanto con gli occhi alle righe incise.
Un ricordo sepolto nei meandri del cervello viene in superficie e ricollega lo stesso viso di una ragazza incrociata alla festa che non smetteva di fissarmi.
<<In allegato ci sono inoltre degli screen di messaggi scambiati con il signor. Lee qualche giorno dopo l'udienza definitiva che vedeva, ripetiamolo, Scott Hudges colpevole di aggressione nei suoi confronti.>> Appoggia i fogli sopra la superficie di legno incrociando le mani tra di loro e rivolge lo sguardo annoiato alla ragazza.
<<Ci spieghi cosa ha visto quella sera>> afferma senza incutere timore col suo timbro pacato e non indagatorio come invece ci si aspetterebbe da una persona che ricopre il suo ruolo.
Wendy sembra incerta se continuare o meno deglutendo a vuoto. Si aggiusta un ciuffo dietro l'orecchio con le mani tremanti e rivolge uno sguardo fugace a mio fratello prima di parlare.
<<Mi trovavo lì con una mia amica, siamo arrivate alla festa già movimentata dall'alcool e la musica. L'idea di andarci non mi entusiasmava all'inizio, fino a quando non ho incontrato Andrew.>>
Si ferma per schiarirsi la voce ed evita d'incrociare ogni contatto visivo con lui.
Le sue parole sono pronunciate talmente tanto cautamente che mi fanno chiedere cosa nascondano quei fogli, per essere in realtà così pesanti.

<<Lo conoscevo perché ci siamo sentiti fino a qualche ora prima, mi piaceva>> confessa arrossendo. <<Ecco perché mi è sembrato strano che mi avesse appena rivolto la parola quella sera, ma quando l'ho visto parlare con Alyssa è stato tutto più chiaro.>>
I suoi occhi puntano i miei adesso e posso percepirne il suo dispiacere.
Si ferma qualche secondo prima di continuare, la lima tagliente delle parole che sta per pronunciare stride in ogni corda della mia anima.
<<Avevo deciso di andarmene ma poi li ho visti salire le scale. Andrew la stava tenendo salda per la vita perché non riusciva bene a camminare ma le parole di lei erano chiare, stava chiamando suo fratello. Sapevo chi era Scott ma non lo conoscevo, ero titubante se cercarlo o meno per raccontargli che sua sorella lo stava cercando. Alla fine l'ho fatto, ma forse troppo tardi.>>
Una lacrima solitaria le attraversa il viso come una stella cadente che squarcia il cielo scuro, ed è così che mi sembra di vivere quest'attimo.
Mentre riavvolgo il nastro di quei momenti, immagino una storia diversa, un altro finale. Una ragazza che poteva andarsene e lasciar perdere invece che ascoltare le parole di una perfetta sconosciuta.
Ho un sussulto nel pensare cosa sarebbe potuto accadere se, quella sera, il corso degli eventi avrebbe preso una piega diversa. Se un piccola discrepanza avrebbe cambiato il tempismo degli eventi.

(Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora