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Sophie's pov

Non sapevo esattamente cosa stessi aspettando, ma qualcosa c'era, e la parte peggiore era che neanch'io sapevo cosa. Mi sentivo come se qualcosa mi mancasse, e in qualche modo io dovessi fare qualcosa per mettere a tacere quella strana sensazione.

Non avevo idea di come spiegarlo a parole, ma sostanzialmente era quello. Ed era strano.

A volte mi capitava di piangere e non capirne neanche il motivo, e questo mi faceva imbestialire.

Le gocce di pioggia si incontravano violentemente con il pavimento, lasciandomi incantata a guardarle con i gomiti poggiati al davanzale della finestra.

Conoscevo fin troppo bene quelle situazioni:
quando pioveva in genere mi mettevo a pensare, pensare molto. Pensavo a quanto inutile e monotona fosse la mia vita, e che se avessi potuto l'avrei cambiata radicalmente.

Pensavo che fosse noioso vivere sempre la stessa vita, senza mai intraprendere qualcosa di nuovo.

Qualche volta pensavo come sarebbe stato se fosse nata solamente la mia anima, e ogni giorno si svegliasse in un corpo diverso.

Sarebbe interessante. Ogni giorno avresti un nuovo corpo, una nuova vita, una nuova casa, nuova famiglia... si potrebbe sperimentare la vita di ognuno.

Un po' come un gioco di ruolo, di quelli in cui devi scegliere il tuo avatar. Solo che... lo cambieresti ogni giorno e non saresti tu a sceglierlo.

A interrompere la mia sottospecie di monologo fu mia madre, che spalancò la porta della mia camera senza alcun ritegno.

«Andiamo, ma fa qualcosa! Non puoi stare sempre a guardare la finestra. Esci un po'!» iniziò a lamentarsi come sempre.

Ringraziai mentalmente Dio che mia madre lavorasse per la maggior parte del tempo in cui io ero a casa e ripresi in mano la situazione.

«Va bene, così con la pioggia mi ammalo e tu continuerai a dirmi che non sarei dovuta uscire.» le risposi immaginando già la scena.

«Allora fa venire qualche amica a casa!» esclamò insistente.

«Tipo?» chiesi, sapendo già che non avrei ottenuto risposta.

Sapeva benissimo che non ne avevo, o almeno di vere.

Mi alzai infastidita, presi un giubbotto dal mio armadio e la sorpassai.

«Va bene, come vuoi. Vado a fare una passeggiata.»

Infilai il giubbotto scendendo le scale e sbattei la porta alle mie spalle.

Le gocce di pioggia caddero sulla pelle del mio viso, e un brivido si impossessò di me. Alzai il cappuccio, chiusi la cerniera e incrociai le braccia; tremando leggermente.

La ormai aria di ottobre stava iniziando a farsi sentire, e come se non bastasse avevo anche dimenticato l'ombrello.

Continuavo a camminare sotto la pioggia come se niente fosse, e le poche che c'erano in giro mi guardavano allibite.

Tutti i locali presenti in quella strada erano colmi di persone che cercavano un riparo dalla pioggia, e poi c'ero io che me ne fregavo altamente.

✓ | 𝐄𝐕𝐄𝐑𝐘𝐃𝐀𝐘 - 𝑵𝒐𝒂𝒉 𝑺𝒄𝒉𝒏𝒂𝒑𝒑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora