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Sophie's pov

Scesi di corsa i gradini e arrivai giusto in tempo alla fermata. Salii sull'autobus, e quando arrivai a scuola stranamente non vidi la solare Millie che in genere mi dava il buongiorno la mattina.

Continuai a guardarmi intorno spaesata, dato che ormai mi ero abituata alla sua presenza.

Qualcuno mi inciampò addosso, facendomi quasi cadere, e neanche il tempo di girarmi che si scusò.

«Scusa, avevo scommesso con Noah che sarei riuscito a camminare ad occhi chiusi senza cadere.» spiegò Finn rialzandosi, e sistemando la sua maglia passandoci i palmi delle mani sopra.

«Pare che tu abbia perso.» lo informai sarcastica, e lui annuì fingendosi triste.

«Uhm... Millie oggi non viene, quindi se ti va dopo puoi passare da noi, così vi mettete d'accordo per domani.» disse Noah. Io risposi che ci sarei andata, e subito dopo la campanella suonò.

Alla prima ora io e il castano avevamo geografia, così entrammo nell'aula e ci sedemmo allo stesso posto di ieri.

Mi voltai verso di lui e lo guardai.

Le sue labbra erano corrugate, e i suoi occhi verde smeraldo guardavano concentrati il foglio che era presente sul banco. Portò la matita alle labbra e mordicchiò con i denti la parte sopra, mentre con l'altra mano alzò il disegno per guardarlo meglio.

Ultimamente avevo notato che ogni volta che non avevamo nient'altro da fare, Noah iniziava a fare qualche schizzo su fogli ai quali, fino ad ora, non avevo mai prestato più di tanta importanza.

Mi sporsi un po' anch'io per sbirciare.

Il foglio era diviso da una linea più scura al centro del foglio. Nella parte sopra le linee leggere ma calcate più volte tracciavano un grattacielo, mentre nell'altra parte, sottosopra rispetto al grattacielo, c'erano semplicemente alberi e prati. Sembrava quasi come se con quel disegno volesse rappresentare due parti di se stesso. Una da città e molto caotica, mentre dall'altra parte una sorta di rilassamento, di quelli che le natura riesce a far percepire. Era come se a volte volesse essere una persona, mentre altre volte sentisse il bisogno di cambiare. O almeno io l'avevo interpretata così.

Solo adesso mi accorsi che senza neanche volerlo mi ero avvicinata di più, e Noah stava guardando le mie irridi ghiacciate spostarsi sul foglio.

Mi tirai subito indietro dall'imbarazzo.

«Scusa.» dissi con tono basso e soffocato, e tossii un po' per schiarirmi la voce.

Non rispose, ma rimise lo sguardo sul suo disegno.

«Ti piace?» chiese non distogliendo gli occhi.

«Sì.» risposi senza neanche pensarci.

Sbuffò tra divertito e l'infastidito e si girò verso di me, facendo incrociare i nostri sguardi.

«Cosa?» domandai confusa dalla sua reazione.

«Non devi mentirmi. Puoi benissimo dirmi se non ti piace. Insomma, come potrebbe mai piacere qualcosa che non ha un minimo di senso?»

✓ | 𝐄𝐕𝐄𝐑𝐘𝐃𝐀𝐘 - 𝑵𝒐𝒂𝒉 𝑺𝒄𝒉𝒏𝒂𝒑𝒑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora