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Sophie's pov

«Ma i tuoi sono in casa?» domandò Noah avvicinandosi di poco a me.

«Uhm... in teoria mia madre dovrebbe essere a lavoro.» dissi smanettando con la chiave nella serratura.

«Oh.» rispose quasi... deluso, come se la mia risposta non gli fosse bastata.

Voleva sapere, ma era evidente che non volesse fare domande specifiche che avrebbero potuto creare tensione. Era carino da parte sua, e lo apprezzavo.

«Mio padre... è a casa sua, almeno credo. Mia madre e lui si sono separati un po' di anni fa, e adesso lui vive al nord di Londra.» spiegai impedendogli di chiedere, e spingendo la porta verso l'interno per poi entrare seguita da lui.

Poggiò il suo zaino sul pavimento, esplorando la casa con lo sguardo, e io lo imitai.

«Vuoi... prima finire i compiti?» domandai non sapendo cosa avessimo potuto fare.

In genere non invitavo molta gente a casa: lui e Millie erano le uniche persone che avevo invitato di mia spontanea volontà, e non era un modo di dire. A volte mia madre invitava le madri di alcune mie compagne di classe, ma quando si presentavano con le loro figlie, queste parlavano solo di loro stesse. Non consideravo amiche quelle che non si interessavano del benessere altrui, e forse era per questo che ne avevo poche.

«Sì, che compiti abbiamo?» acconsentì prendendo di nuovo lo zaino da terra.

«Hai fatto la domanda sbagliata alla persona sbagliata.» ridacchiai, e lui con me.

«Okay, uhm... credo che abbiamo letteratura per domani.» disse estraendo il suo libro dalla borsa.

«Oh, va bene. Andiamo in cucina, così ci mettiamo a studiare sul tavolo.» dissi facendogli strada verso la stanza.

Dopo esserci seduti iniziammo a leggere la poesia che ci era stata assegnata per quel giorno, che era piuttosto difficile considerata la lingua parlata al tempo.

Erano complessi molto interessanti in fin dei conti, ma solo se la si approfondiva si poteva realmente comprendere ciò che il poeta volesse trasmettere attraverso il suo testo.

Era così anche con le persone: per sapere davvero com'era fatta una persona bisognava conoscerla, e non giudicarla superficialmente per dall'aspetto esteriore.

***

«Questo è il mio film preferito della saga.» commentò Noah, che era comodamente seduto sulla poltrona di casa mia, mentre io ero appoggiata con il gomito al bracciolo del divano.

«Anche il mio: Harry Potter e il prigioniero di Azkaban è il migliore.» concordai con lui, sporgendomi per rubare i popcorn dalla ciotola che in questo momento aveva lui.

«Tu sei corvonero, ho ragione?» domandò facendo cessare la sua attenzione al film.

«Sì, e tu tassorosso?» chiesi di rimando, e lui annuì.

Conoscendo Noah, anche se non da molto, era piuttosto intuibile che fosse tassorosso. Insomma, si capiva solo guardandolo.

✓ | 𝐄𝐕𝐄𝐑𝐘𝐃𝐀𝐘 - 𝑵𝒐𝒂𝒉 𝑺𝒄𝒉𝒏𝒂𝒑𝒑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora