9. Papà

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-Louis's pov-
Mi asciugai il volto con il dorso della maglia e, dopo essermi rassicurato che anche il mio Hazza stesse bene, mi staccai dall'abbraccio per rincominciare a raccontare quando sentii la mano di Harry premere sulla mia:
"Non devi; se non te la senti, se è troppo difficile per te, non devi dirmelo, non devi stare male per me."- lo guardai negli occhi e gli feci il sorriso più rassicurante che potei. Strinsi ancora più forte la sua mano, come a fargli capire che ero pronto, che volevo farlo, volevo farlo con lui. Così mi lasciai pian piano avvolgere nei ricordi e mi persi nel mio passato...

*******

Mio padre era un uomo di parola, non aveva mai sciolto una promessa fatta, e non lo fece nemmeno con me. Ogni sera, prima di andare a dormire, veniva in camera mia e mi picchiava. Mi picchiava e nel mentre mi insultava, si sfogava su di me. Qualche volta mi ha anche semi-stuprato; si divertiva a prendermi per il culo per il mio essere gay, gli piaceva vedermi soffrire per colpa della cosa per cui stavo combattendo.
C'erano volte in cui mi rifiutavo di farlo entrare e chiudevo la porta a chiave, ma ben presto imparai che non avrei dovuto farlo, perché quando lo facevo, la volta dopo mi picchiava ancora di più, per compensare la sera precedente.

A volte trovavo mia madre a piangere: lo faceva molto, troppo, spesso dal giorno in cui avevo fatto coming out; dal giorno in cui avevo iniziato a rovinare la mia e la vita della mia famiglia.

Non credevo di essere mai davvero piaciuto a mio padre: i miei modi di fare erano stati da sempre troppo "da ragazzina" per i suoi gusti, e le mie forme femminili non avevano affatto aiutato. Credo fosse per quello che le odiavo così tanto.

Ero nella mia stanza a piangere, come sempre ormai, mentre aspettavo mio padre che, puntuale come sempre, aprì la porta di camera mia con una cintura in mano e un ghigno gelido sul volto. Mi afferrò di scatto e mi sbatté al muro facendomi sbattere la testa; dopo essersi velocemente arrotolato l'estremità della cintura al palmo mi sfilò la maglietta rivelando il mio corpo ormai lacerato dai tagli e dai lividi che lui stesso mi causava. Credo derivi in parte da questo la mia tendenza all'autolesionismo, alla preferenza del dolore fisico a quello psicologico; in fin dei conti sono stato sempre abituato a quello. Mi fece girare di schiena e iniziò a sbattere velocemente e senza sosta la striscia di cuoio sulla mia pelle. A ogni colpo sussultavo e dai miei occhi scendevano lacrime salate che andavano a mescolarsi col sudore che scendeva dalla mia fronte per il troppo male subito.

Quando si fu stancato della cintura mi fece girare e iniziò a tirarmi vari pugni al petto: montanti, destri, sinistri, dritti; qualunque cosa in suo potere, e nel mentre mi iniziò a insultare come sempre.
"Brutto frocio figlio di puttana. Questo è quello che ti meriti. Fa male? Bene, magari capirai che voler succhiare cazzi non è una buona idea. O magari a te piace prenderli in culo? Oh certo, non solo frocio, pure passivo; ci scommetto quello che vuoi. MI FAI SCHIFO! HAI CAPITO?? Non sei degno di vivere sotto questo tetto, di aver il mio stesso cognome porco cazzo!! Non voglio che un finocchio di merda come te porti il cognome nobile della nostra famiglia!"- continuò così per quasi mezz'ora, finché non si stancò e dopo avermi gettato per terra tirò un calcio al mio corpo ormai deturpato e scoppiò in una sonora risata.

Rimasi per terra per quasi un ora finché, con non pochi sforzi, riuscii ad alzarmi e dirigermi in bagno per medicare al meglio le ferite. Inizialmente venivo aiutato da mia madre, ma questa ogni volta finiva col scoppiare a piangere nel vedere il mio corpo sempre più segnato. Così decisi che fosse meglio fare per conto mio. Cercai di raggiungere anche i punti più difficili ma dopo qualche tentativo rinunciai e mentre tornai in camera sentii mia madre giù in salotto piangere. Come sempre. Ed era colpa mia, tutta colpa mia.

_________

Era passato circa un mese emmezzo dopo che avevo fatto coming out e ormai mi ero abituato agli abusi di mio padre, ai pianti di mia madre e agli sguardi distrutti di Lottie, che vista la situazione era costretta a dover badare alle nostre sorelle minori. Ormai mi ero abituato a quella merda. Quando un giorno mio padre, dopo essere uscito dalla mia camera e avermi picchiato (come sempre), fu fermato da mia madre e iniziarono a discutere. Avevo quasi 15 anni ma in quel momento mi sentii come un bambino di 5 intento a vedere un film. Perché sembrava irrealtà la scena che si stava svolgendo al piano di sotto. Non avevo il coraggio ne le forze fisiche per poter andare a vedere ma riuscii benissimo a sentire tutto: sentivo le grida dei miei genitori che si sovrapponevano, rumori di oggetti sbattuti, frantumati, urla di dolore, singhiozzi. Ad un certo punto sentii il passo incazzato di mio padre che saliva le scale. Per un attimo il mio cuore smise di battere. Avevo appena iniziato a rimettermi dalla sessione precedente, se fosse tornato, non so che fine avrei fatto. Così col cuore a mille cercai di farmi il più piccolo possibile, come a nascondermi e, per la prima volta dopo settimane, chiusi la porta a chiave. Non mi interessava cosa mi avrebbe fatto il giorno dopo, sapevo solo che non sarei letteralmente sopravvissuto ad altre botte quella sera.

Passarono diversi minuti e ancora non c'era traccia di lui, così mi convinsi che doveva essere andato a letto e, con cautela, aprii la porta della mia camera e scesi al piano di sotto per capire cosa fosse successo.
Ciò che vidi non mi sembrò reale: le sedie erano tutte rovesciate a terra, il pavimento era cosparso di schegge di vetro e di ceramica e il divano privato di un intero bracciolo, che permetteva al materiale interno di fuoriuscire indisturbato ad aumentare il caos generale.
Non appena la vidi corsi (per quanto mi era possibile per colpa delle ferite) da mia madre per vedere come stava: aveva gli occhi rossissimi e i suoi singhiozzi erano diventati ormai silenziosi; nei suoi occhi lessi tanto dispiacere e tanta delusione; ma non verso di me, verso mio padre, se così poteva essere definito un essere che trattava in quel modo il sangue del suo sangue.

Mentre ero intento ad abbracciare mia madre e a calmarla sentii una porta sbattere potentemente al piano di sopra e passi pesanti e frettolosi scendere le scale. Guardai mia madre con il panico negli occhi, ma nei suoi percepii solo tristezza, amarezza; come se sapesse già cosa sarebbe accaduto.
Mio padre scese tutto vestito e con in mano una valigia; scese le scale senza mai alzare lo sguardo. Quando passò davanti a noi si fermò e mi fece gelare il sangue nelle vene: lasciò cadere la valigia e, come la prima volta, mi sbatté al muro tenendomi per il collo; questa volta però mi fece più male, perché sbattei la schiena sui mille lividi che vi erano presenti adesso.
"Tu, sei la rovina di questa famiglia, guarda cosa hai fatto, guarda tua madre e guarda quanto la fai soffrire. Tu Louis Tomlinson sei una merda, e se non fosse per te questa famiglia e tua madre sarebbero ancora felici. Frocio di merda."- detto questo mi spinse via e si chinò a recuperare la valigia.

Caddi tra le braccia di mia madre, che mi presero in tempo, e in quella posizione guardai mio padre uscire di casa sbattendosi la porta alle spalle.
Quella fu l'ultima volta che lo vidi.

*******

Mi ritrovai a piangere stretto tra le braccia di Harry, che piangeva a sua volta. Per quel giorno non me la sentii più di raccontare; ma andava bene così: mamma e le sorelle sarebbero state via una settimana allo scialé, e questo significava che avevo 6 giorni per spiegare tutto a Harry; 6 giorni per rivivere le parti peggiori della mia vita e poi superarle insieme all'amore di quella stessa vita. Insieme alla persona che mi aveva e mi stava aiutato.

Me lo sentivo, Harry mi avrebbe salvato.

Angolo autrice

Hi lovesss, come promesso ho pubblicato e mi sono impegnata a farlo in 5 giorni (amatemi)
Comunque ci tengo solo a dire che sono molto legata a questi capitoli e a quelli che verrano e non nego sia stato parecchio difficile scrivere alcune parti anche perché rappresentavano a pieno tutto ciò che cerco di combattere e che secondo me è sbagliato.

Detto questo niente, spero che la storia vi stia piacendo,
fatemelo sapere commentando e votando luvs!

All the love xx

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