19. la psicologa

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-Louis's pov-

Scendemmo dalla macchina alle 15:56 e alle 16:00 in punto eravamo seduti sulle poltroncine della sala d'attesa.
Se fino a quel momento ero rimasto calmo, quando una ragazza biondo cenere infilata in un professionale completo nero uscì dalla porta e chiamò il mio nome, potei sentire il cuore accelerare di cento pulsazioni per poi fermarsi all'improvviso, e credo che se fossi stato da solo avrei probabilmente avuto un infarto; ma io non ero solo, al mio fianco c'era il mio ragazzo che nel giro di qualche secondo mi prese il viso tra le mani e mi costrinse a guardarlo, ripetendomi che sarebbe andato tutto bene.
Quel contatto bastò a rasserenarmi e con un po' meno ansia di prima mi alzai seguito da Harry e, mano nella mano, entrammo nella stanza dove la psicologa ci stava aspettando.

"Buon giorno, lei deve essere Louis Tomlinson giusto?"
"Si, e questo è il mio fidanzato, Harry Styles"
"Molto piacere: Harry"
"Il piacere è tutto mio"

"Allora Louis, sei qui per parlare dei tuoi problemi giusto? Centra il tuo fidanzato? Siete qui per affrontare una terapia di coppia?"
"Oh nono, lui è qui solo per supporto, anzi, la nostra relazione è la cosa più sana che mi sia capitata nella vita..."- dissi questa frase di getto, senza nemmeno pensarci, e non potei fare a meno di arrossire per la schiettezza con la quale avevo pronunciato quelle parole -"può restare vero? Anche se non è una terapia di coppia può rimanere giusto?
"Ma certamente, se questo ti farà sentire più a tuo agio ben venga."- annuii in segno di consenso e mi sentii stringere possentemente la mano da quella di Harry.
"Ok allora, iniziamo?"

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-Harry's pov- 

Eravamo stati dentro la sala per un ora piena e adesso mi trovavo appoggiato al muro d'ingresso aspettando che il mio ragazzo uscisse e mi raggiungesse. Non ero mai stato ad una seduta psicologica e nella mia testa questa aveva sempre avuto la sembianza plasmata dai film, o dai libri, e mai mi sarei aspettato andasse in questo modo: Lou non aveva praticamente spiccicato parola; sapevo che per lui sarebbe stato difficile aprirsi con un estranea, soprattutto vedendo quanto tempo ci fosse voluto prima di dirlo a me, ma non credevo che sarebbe andata così male. La psicologa non aveva fatto altro che riempirlo di domande, alcune completamente aperte e che avrebbero costretto chiunque a costruire un discorso, ma non Louis; ad ogni quesito rispondeva con un si o un no e se si era fortunati articolava mezza farse: il discorso più lungo che avesse fatto consisteva nell'insieme di quattro frasi in croce.

Sentii la porta aprirsi e vidi il mio ragazzo uscirne stranamente sorridente, così spostai lo sguardo sulla donna al suo seguito, aspettandomi di vedere segni di delusione sul suo viso... sorridente? Stava davvero sorridendo? Ma la seduta era stata un totale disastro...

Mentre veniva verso di me cercavo di comprendere le motivazioni dei loro sorrisi ma, non riuscendoci, decisi di farmi rispondere direttamente.
"Ei amore, intanto vai alla macchina, voglio solo chiedere una cosa alla psicologa ok?"
"Ok va bene"- e dopo avermi schioccato un casto bacio sulla guancia, si avviò verso il parcheggio mentre io entravo nello studio, chiudendomi la porta alle spalle.
"Mi scusi dottoressa Robins, la avevo avvertita che sarebbe stato difficile farlo parlare ma volevo solo dirle che nonostante questa seduta non sia andata bene lui si sta davvero impegnando e vuole sul serio riuscirci e-"
"Male? La seduta non è andata male, anzi, come prima volta è andata anche bene!"- mi ritrovai a fissarla a bocca aperta.
"Ma... ma non ha detto niente, ha semplicemente risposto si o no e articolato a stento qualche frase... come può dire che è andata bene?"
"Lo hai detto tu stesso, ha risposto a ogni domanda articolando a volte anche delle frasi"- continuavo a non capire...
"Harry, la maggior parte dei miei pazienti la prima volta non parlano nemmeno. Rispondono a una o due domande magari con un cenno della testa e basta. Ci sono casi in cui i pazienti si aprono fin da subito ma sono casi eccezionali; Louis ha fatto un ottimo lavoro rispondendo a ogni quesito che gli veniva posto e, in oltre, mi ha fatto capire più di quanto tu creda."
"Harry tu hai notato cosa faceva Lou OGNI volta prima di rispondermi?
"Beh... qualche volta corrugava la fronte per pensare, e mi guardava, e quel punto io gli stringevo la mano e lui rispondeva. Non ho notato cos'altro facesse"
"Lo hai appena detto. Ti guardava e tu gli stringevi la mano: cercava in te un supporto, un appoggio; e non è stata una cosa casuale, OGNI volta faceva la stessa cosa e apriva bocca solo dopo che gli avevi stretto la mano. Mi ha fatto comprendere quanto tu sia importante per lui, tu sei la sua ancora, il suo punto di riferimento"- rimasi un altra volta in silenzio, pensando alle parole che la psicologa aveva appena detto. Ultimamente mi capitava sempre più spesso di non saper cosa dire.
"Adesso vai da lui, ti starà aspettando"- disse con un sorriso che ricambiai a mia volta, avviandomi verso l'uscita.
"E Harry,"- mi voltai -"non lasciarlo. Non credo fosse nei tuoi piani, ho visto come lo guardi, tu lo ami, ma non farlo; lui ha bisogno di di te più di chiunque altro"
"Stia tranquilla, non lo farò"- e non ero mai stato più sicuro di un affermazione in vita mia.

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Parcheggiai nel vialetto per poi seguire Lou ed entrare in casa; tutta la sua famiglia era a casa della mia, dove li avremmo raggiunti per cena, ciò significava che avevamo la casa tutta per noi. Ci togliemmo i cappotti e le scarpe e stavo per andarmi a sedere sul divano quando mi sentii tirare il colletto della camicia e nel giro di qualche secondo mi ritrovai le labbra del mio ragazzo premute sulle mie.

Angolo autrice

Hi loves, mi scuso per la pubblicazione a pezzi e la scarsa lunghezza di questo capitolo, ma come richiesto da una ragazza si preannuncia un capitolo smut e vista la mia poca abilità nello scriverli ho voluto intanto lasciarvi questo.

Spero davvero la storia vi stia piacendo, se si votate e commentate! Al prossimo aggiornamento!

All the love xx

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