21. caro Harry

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-Harry's pov-
Mi svegliai turbato, come se ancor prima di aver aperto gli occhi il mio istinto percepisse qualcosa di strano; ancora mezzo addormentato tastai il letto di fianco a me nell'intento di avvolgere il mio ragazzo e stringerlo a me per ristabilire il buon umore, ma quando allungai la mano sul lato opposto del materasso lo trovai vuoto.

Aprii gli occhi più velocemente possibile e ciò che vidi fu solo la conferma di quello che le mie mani avevano precedentemente percepito: Lou non era a letto. Non mi ricordavo di averlo sentito alzarsi questa mattina ed eravamo soli in casa, quindi non era certo di sotto insieme ai membri della sua famiglia; mentre ragionavo su dove potesse essere e quando se ne fosse andato, mi infilai una maglia a caso sopra i boxer per poi alzarmi dal letto.
Stavo per uscire dalla camera quando una cosa attirò la mia attenzione: su quello che era il comodino di Lou, precedentemente vuoto, erano adesso posizionate in una pila ordinata svariate pagine bianche riempite da parole a inchiostro.

Mi sedetti sul bordo del letto e nel prendere i fogli in mano riconobbi all'istante l'elegante calligrafia del mio ragazzo: era scritto tutto ordinato, fronte e retro, senza saltare nemmeno una riga, per un totale di tre/quattro pagine. Non resistetti alla curiosità e, pur non avendo la certezza fossero destinate a me, mi sistemai a gambe incrociate e iniziai a leggere.

"Caro Harry,
sto scrivendo queste pagine (immagino già saranno diverse) mentre tu dormi beato al mio fianco e presumo le leggerai questa mattina appena sveglio. Sono le due di notte ma proprio non riesco a prendere sonno, e a dire il vero ho tante, tantissime cose da dire, talmente tante che non mi basterebbe un giorno intero; soprattutto però, so che per quanto io mi sforzi non riuscirò mai a dirti queste cose dal vivo, perché sono fatto così: non sono bravo con le parole, finisco con l'impappinarmi o l'andare in ansia; ma quando scrivo riesco sempre a trovare un equilibrio, ad esprimermi come vorrei fare.
Quindi, da perfetto codardo quale sono, ti sto scrivendo tutto quello che sento, tutto ciò che realmente provo, e spero che mi ascolterai.

Tu più di chiunque altro sai che la mia vita negli ultimi anni è stata davvero dura: ho passato periodi infernali, senza avere la possibilità concreta di ricevere un supporto vero e proprio. Sono stato lasciato solo dal destino, costretto a cavarmela con le mie sole forze, e come logico ho fallito: non sono riuscito a sopportare tutto e ho finito col lasciarmi andare.
Ma questo già lo sai, te ne ho parlato fin troppo.

Quel che non sai, è cos'è successo negli ultimi otto mesi della mia vita: avevo perso tutto, comprese le speranze, quando un giorno trovai il mio solito e noiosissimo posto occupato da un ragazzo che non avevo mai visto prima.
Non appena incontrai gli occhi di quel ragazzo me ne innamorai: all'epoca non lo sapevo ma sin da quel primo e apparentemente innocuo contatto avevi già conquistato il mio cuore; quando il verde e il blu si mischiarono per la prima volta, creando un turbinio di emozioni indescrivibili a parole.

Hai iniziato piano piano a farti spazio nel mio cuore; prima come un amico, poi come IL migliore amico e, infine, come il MIO ragazzo. Fin dai primi giorni hai iniziato a prenderti un pezzetto di me, ed io potevo percepirlo, sentivo che più stavamo insieme più ci legavamo e più ti impossessavi di me, ed ero terrorizzato da questa cosa: avevo paura che, a furia di prenderti pezzetti di me, mi avresti lasciato distrutto o incompleto; avevo paura ad abbandonarmi a te, a lasciarmi andare. Ciò che non sapevo era che quei pezzetti di me tu li stavi si prendendo, ma ogni volta che te ne appropriavi, li curavi; li trattavi con amore e gentilezza e me li restituivi più sani di prima.

Ancor prima che ci fidanzassimo avevo capito che il rapporto tra te e me era speciale: non come quello di due migliori amici, per quanto legati questi possano essere, qualcosa di più; non mi ero mai sentito in questo modo con nessuno, e per quanto cercassi di reprimere ciò che provavo, questo mi risultava impossibile.
Capii quello che davvero mi stessi facendo quando mi resi conto di aver ripreso a mangiare; avevo rincominciato a mangiare spensierato e sai perché? Perché ero talmente concentrato a parlare con te, ad ammirarti, a contemplarti, che non davo peso al cibo che entrava nella mia bocca: senza fare assolutamente niente mi avevi fatto superare uno degli ostacoli più grandi che mi si fossero mai presentati davanti.

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