14. giorno 5

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-Louis's pov-

Era una bella giornata: il cielo era sereno, l'aria leggera e il sole splendeva alto illuminando la pelle del mio meraviglioso ragazzo che, sdraiato di fronte a me, dormiva beatamente. Con delicatezza mi sporsi in avanti e gli lasciai un bacio casto sulle labbra; mentre mi allontanai lo vidi stropicciarsi dolcemente gli occhi come un bimbo al mattino, per poi girarsi verso di me e ancora a occhi chiusi riavvicinare nuovamente le nostre bocche: sentii quasi subito la sua lingua chiedermi l'accesso che non tardai a dargli; le nostre lingue si esplorarono e potei assaporare tutte le sue sfumature.
Ci staccammo dopo diversi minuti, entrambi senza fiato:
"Buongiorno anche a te"- dissi, cercando in vano di trattenere un sorriso alla vista di un Harry appena sveglio e raggiante.

"Come stai?"- mi chiese, e vidi qualche lineamento del suo volto tendersi; sentii la voce traballargli leggermente.
"Bene adesso che ci sei tu"- risposi sinceramente.
Quella frase bastò a fargli tornare il sorriso e, dopo avermi baciato la guancia, si voltò dandomi la schiena e si avvicinò a me in modo che potessi avvolgerlo: e così feci.
"Haz.."
"Si Boo?"
"Prima che finisca tutto, che casa mia torni a popolarsi e tutto torni bhe, normale, c'è ancora una cosa che devo dirti. So che è difficile per entrambi ma sono stato sincero fino ad adesso e mi sento in dovere di continuare ad esserlo; di dirti ogni cosa"
"Certo amore; sai che ci sono, e sono contento che tu voglia liberarti del tuo passato: in questo modo, una volta esposto tutto, potremmo finalmente superarlo. Insieme"
"Insieme"- ripetei quell'ultima parola e gli lasciai un bacio sulla testa; intrecciammo le nostre mani: ci preparammo all'ultima parte di quel racconto infernale.

"Dopo aver smesso di ferirmi rimasi "tranquillo" per qualche mese: cercavo di distrarmi, stavo un sacco con Liam e Zayn e andava bene. Poi però è arrivata la fine della scuola e ho iniziato a ritrovarmi da solo sempre più spesso; passavo le giornate a casa a crogiolarmi nei miei pensieri tutt'altro che positivi. Incominciai a chiudermi piano piano in me stesso, passavo le giornate nella mia camera e o dormivo o studiavo, non avevo le forze per fare altro; le cose peggiorarono verso metà giugno, quando iniziai a non sopportare più il mio aspetto, a non riuscire più a guardarmi allo specchio e per questo (dopo averli tolti tutti) iniziai a smettere di mangiare..."

********

Aprii gli occhi e lentamente mi girai verso il comodino per controllare che ore fossero: 12 P.M.
Decisi che sarei potuto rimanere a letto ancora per un po', giusto finché non fosse arrivata l'ora di pranzo.

Verso l'una mi decisi a scendere dal letto e, sforzatomi di mettermi dei vestiti decenti, scesi al piano di sotto, cercando di destare meno sospetti possibili.
"Ma guarda un po' chi si è finalmente fatto vivo! Grazie per degnarci della tua nobile presenza"- alzai gli occhi al cielo a quell'affermazione di Lottie.
"Ciao ciao fratellone"- esordirono in coro le gemelle, e un leggero sorriso apparve sul mio volto.
Mi diressi verso la cucina dove mia madre finiva di cucinare spensierata il pranzo; Volteggiava tra i fornelli dando gli ultimi ritocchi a qualche ricetta che doveva essere buonissima, ma che in quel momento mi faceva solo venir voglia di vomitare.
"Ciao mamma"- dissi abbracciandola da dietro e dandole un bacio sulla guancia
"Buongiorno amoree"- ricambiò il mio bacio prima di aggiungere -"faccio un piatto anche per te, si?"
"Oh nono non preoccupati, a dire il vero non ho molta fame oggi"
"Uhm ok..."
"Tutto a posto mamma...?"
"Si, è solo che ultimamente non mangi più con noi, o meglio, stai a tavola, chiaccheri, ma non mangi: o non hai fame o hai già mangiato... per caso non ti piace più quello che cucino? Non sono più una brava cuoca?"- il tono della sua voce si fece più preoccupato nel pronunciare quelle ultime frasi: per mia madre la cucina era tutto, e anche se non mangiavo più un suo piatto da parecchio ero sicuro fosse ancora imbattibile. Feci un mezzo sorriso e scuotendo il capo dissi: "No mamma tranquilla, rimani sempre la migliore ai fornelli".
Potei vedere il suo volto distendersi e un sorriso allargarsi su di esso:
"Bene, allora aiutami a portare in tavola questi capolavori"- e in qualche secondo mi abbandonò in mano due scodelle ripiene di quello che pareva un succulento arrosto.
Mentre portavo i piatti in tavola mi venne quasi da vomitare a sentirne solamente l'odore: credetti che mia madre avrebbe preferito essere peggiorata nella cucina...

Eravamo tutti seduti a consumare il pranzo, beh, ERANO tutte sedute a consumare il pranzo; io mi limitavo a chiaccherare e sorridere e già solo quello lo sentivo come uno sforzo enorme.
Rimanemmo un po' a parlare anche dopo che ebbero finito di mangiare, finché non mi alzai per tornarmene finalmente in camera mia: non voglio dire che non amassi la mia famiglia, lo facevo assai, ma proprio per questo non volevo mi vedessero in quello stato. Non riuscii nemmeno ad aiutare con la lavastoviglie: feci appena in tempo ad aprire la porta di camera mia che già sentii la nausea alle stelle e nel giro di pochi istanti mi ritrovai piegato sulla tazza del water a rimettere un po' di saliva e quelle poche energie che ancora mi tenevano in vita; il mio corpo ormai era stato sottoposto a tanto di quel digiuno che anche solo l'odore del cibo mi rivoltava lo stomaco.

Mi sdraiai sul letto, infilai le cuffiette nelle orecchie e rimasi in quella posizione, con la musica a palla, fino all'ora di cena che si svolse sostanzialmente come il pranzo: l'unica differenza era che di solito alternavo le scuse, quindi quella sera arrivai a tavola già misteriosamente sazio. Alcune volte mi stupivo di come la mia famiglia fosse ingenua: non c'era alcun modo per il quale io potessi aver mangiato, ma nonostante l'ovvietà non si accorgevano di niente, ma come fargliene una colpa; negli ultimi anni avevano dovuto sopportare tanti di quei traumi (solo ed esclusivamente a causa MIA) che non riuscivano a curarsi di dettagli come quello.

Quella sera sdraiato nel letto, raccolto in me stesso, mi chiesi quanto ancora sarei potuto sopravvivere in quel modo: non mangiavo anche per giorni interi e anche quando lo facevo si trattava di una frutta o un piatto di pasta quando proprio ero in forma; ma che mi sarebbe comunque dovuto bastare per i tre, quattro giorni successivi. Non ero mai stato troppo bravo a scuola ma non ero convinto che una persona potesse vivere a lungo in quelle condizioni...

********
"Tutta questa estate è stata composta da giornate come questa, mi sono lasciato andare, completamente.; mi sono consumato dall'interno fino a quando non è rimasto più niente da distruggere. Quando ho iniziato la scuola quest'anno ero uno scheletro praticamente: ero sciupato fisicamente e mentalmente; non avevo più ragioni per combattere, per continuare a vivere; io non vivevo, io sopravvivevo, e lo facevo anche male"

"Come ho fatto a non capirlo prima? Io lo avevo notato: avevo notato che eri particolarmente magro ero un ragazzo della tua età, che non mangiavi quasi niente, ma non ci avevo dato peso; e sai perché? Perché ero troppo impegnato a fantasticare su di te, a pensare agli amici, alla scuola; ero così ossessionato dal volerti, dal poterti avere, che non avevo minimamente pensato a quello che poteva servire a te... sono stato uno stupido. Stupido, stupido stupido!"- il tono di Harry era colpevole al cento per cento; si era alzato dal letto e adesso camminava nervosamente avanti e indietro lungo la stanza stropicciandosi frequentemente i capelli.
Lo seguii a ruota e mi alzai anche io, raggiungendolo e bloccando il suo viso tra le mani, come troppo spesso era stato fatto con me: potevo vedere la sua pupilla dilatata ridurre l'iride a un sottile anello verde intenso; leggevo tanti, troppi sensi di colpa in quegli occhi che per me erano sempre e solo stati fonte di gioia e serenità.
"Ei, ei ascoltami; ascoltami Haz. Tu non capisci: da quando ti ho incontrato la mia vita ha preso una piega migliore: sono finalmente riuscito a ritornare alla normalità; mi hai dato una ragione per svegliarmi la mattina e andare a letto la sera desiderando che arrivasse il giorno dopo. Harry cazzo ero diventato anoressico ok? La gente va in ospedale per mesi per queste cose, ma a me non è servito perché avevo te: mi hai fatto tornare l'appetito, mi distraevi, mi facevi sentire bene con me stesso, e adesso capisco che l'unica ragione per la quale ancora adesso non riuscivo ad essere completamente felice era che sapevo di nasconderti tanto, di nasconderti tutto di me; avevo paura che se lo avessi scoperto mi avresti lasciato e allora non lo avrei sopportato. Invece eccoti qua, dopo cinque giorni di confessioni, crisi e pianti eccoti qua, al mio fianco, a preoccuparti per me. Harry tu non devi incolparti di niente perché la ragione per la quale io sono vivo e ti sto parlando sei proprio tu. Mi hai salvato, mi hai letteralmente salvato la vita; il tuo amore mi ha guarito e migliorato se è possibile. Ti amo così tanto Harry, non la smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto e che fai stando al mio fianco sempre, nonostante tutto. Ti amo"

Le mani di Harry si posizionarono sopra le mie, ancora strette intorno al suo viso, e i nostri occhi si unirono in una miscela di amore e parole non dette: mentre il blu e il verde si fondevano le nostre anime facevano lo stesso, i nostri cuori battevano a tempo, uniti da un legame indissolubile.

"Ti amo"- e quelle parole bastarono a rendermi felice, felice davvero.

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