13. giorno 4

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-Louis's pov-

"Da quel giorno iniziai a tagliarmi sempre più spesso, quasi tutte le sere, lo trovavo un modo per sfogarmi e mi dava davvero sollievo"- era mattina, io e Harry avevamo fatto colazione e non appena finita quest'ultima avevo ripreso il discorso che la sera precedente non ero riuscito a finire -" non pensavo alle conseguenze o al male che mi facevo, anzi, lo scopo era proprio quello di ferirmi; di cercare di concentrarmi su un dolore che non fosse quello emotivo. Lo facevo per potermi finalmente punire, per dare sfogo a tutto quell'odio represso che avevo nei miei confronti." 
"Oh Lou... mi dispiace, mi dispiace così tanto"- Le mani di Harry si adagiarono sulle mie e intrecciammo le nostre dita: sentii il ferro freddo dei suoi anelli a contatto con la mia pelle calda che mi fece percorrere da un leggerlo brivido; amavo poterlo toccare, poterlo sentire vicino a me.
"Smisi circa un anno fa, dopo che mia madre se ne fu accorta... non l'avevo mai vista in quel modo.."

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Finii di infilarmi il pigiama e mi buttai sul letto col pc davanti; quella sera ero abbastanza sereno, non avevo troppi pensieri in testa ma soprattutto non sentivo il bisogno di punirmi in alcun modo. Mentre aspettavo che il computer si accendesse il mio sguardo cadde sulla benda che portavo attorno alla caviglia, allungai lentamente la mano, con diffidenza, per poi convincermi a srotolarla del tutto: ciò che rivelò mi fece inizialmente un po' di senso, mi colpì, ma fu un'emozione passeggera che svanì nel giro di qualche secondo; lungo tutta la lunghezza erano presenti parecchi tagli, alcuni visibilmente vecchi ormai riconoscibili solo da un arrossamento della pelle e altri più freschi, risalenti alla sera precedente.
Senza nemmeno accorgermene mi passai delicatamente la mano sui punti segnati e rimasi così per parecchi tempo, fermo a contemplare con un orgoglio amaro il male che mi ero provocato, la punizione che mi auto-infliggevo ormai quotidianamente.

Quando sentii la maniglia scricchiolare e vidi mia madre entrare spensierata all'interno della mia camera persi un battito.
"Ei Louis, sai stavo pen-,  ei ma che succede??"- sentii il suo tono cambiare bruscamente nel vedere quello che stava succedendo nella stanza.
"Niente mamma, va tutto bene"- dissi girando la gamba in maniera da nasconderne la parte sfigurata.
"Oh no, non mi freghi a me, che hai combinato?"- si sedette sul letto cercando di guardare meglio.
"Ma niente tel ho detto, ho solo uhm... strisciato contro un muretto , si ecco"
"Allora fa vedere, magari bisogna disinfettarlo"
"Mamma insomma, se ti ho detto che va bene va bene!"
"Smettila di fare il bambino e fammici guardare"- e con questa esclamazione mi afferrò il polpaccio e prima che riuscissi a opporre resistenza i suoi occhi erano fissi sulla mia caviglia.

Ci misi qualche istante a ritrovare le forze e a sottrarmi alla sua ormai debole presa; instanti che però furono sufficienti a far crollare tutto il mio tentativo di mentirle.
"Lou... c-cosa sono quelli?"- il volume della sua voce era così basso che feci fatica a sentirla.
"Tel ho detto mamma, ho striscia-"
"Non provare a mentirmi sai! Non credere di poterlo fare con me!"- al contrario di prima questa volta urlò, urlò così forte che ebbi paura sarebbe finita con lo svegliare tuti. Scattò in piedi con un balzo e continuò a ripetere le stesse parole, come intrappolata in un loop infinito.
"Che cosa sono? Cosa diavolo sono Louis??"- più parlava più sentivo la voce tremarle "cosa sono, cosa sono..."
"Mamma..."- silenzio. Più nessuna parola.

Alzai lo sguardo e dopo averlo fatto potei sentire il mio cuore distruggersi: mia madre, la mia adorata mamma, era appoggiata al muro, le mani nei capelli a scombinarglieli e grosse lacrime a rigarle quel così bel viso. Mi guardò con uno sguardo implorante; potei leggere nei suoi occhi tutta la disperazione, la paura, riuscii a sentire quelle sensazioni sulla pelle  e ciò mi fece solo più male.
"Ti prego"- la voce era tornata a un sussurro, un soffio disperato -"ti prego dimmi che non è quello che credo"- un sorriso amaro le apparve sul volto -" dimmi che è stato un incidente, dimmi qualunque cosa..."
Non riuscii più a reggere il suo sguardo, così abbassai di scatto il capo: le lacrime pungevano insistenti i miei occhi e le mani mi tremavano, così come faceva ogni singola parte del mio corpo; che fu scosso da un potente brivido quando sentii mia madre cacciare un urlo così pieno di dolore, di rabbia, di angoscia.

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