12. giorno 3

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-Louis's pov-

Quella mattina la passammo sostanzialmente a fare niente. Ci eravamo svegliati entrambi tardi e nessuno dei due aveva voglia di alzarsi, così dopo esserci sistemati nel letto (la sua schiena contro la mia pancia e le nostre mani intrecciate sul suo petto, come sempre) mettemmo su un film e passammo tutta la durata di quest'ultimo a coccolarci, ridendo per ogni cosa e verso il finale versando anche qualche lacrima.

Eccezionalmente dal solito mi offrii di aiutare Harry in cucina, cosa che lo lasciò parecchio dubbioso ma ovviamente acconsentì. 
Era risaputo che fossi un vero disastro in cucina, o meglio, era risaputo da tutti tranne che da Harry evidentemente dato che iniziò subito a darmi un sacco di istruzioni tecniche delle quali non capii assolutamente niente. Inizialmente nel vedere la mia confusione scoppiò a ridere fragorosamente e l'unico motivo per il quale non me la presi fu perché amavo vederlo ridere; credo che guardare il mio Hazza ridere fosse una delle mie cose preferite: il modo il cui gettava la testa all'indietro facendo roteare in aria tutti i suoi ricci, la forma mandorlata che prendevano i suoi occhi e, ovviamente, le sue adorabili fossette che facevano il loro ingresso rendendo quello spettacolo ancora più bello.


"Ei Lou tutto bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma"- sentii la voce sghignazzante di Harry richiamarmi alla realtà.
"Sisi tutto ok, è solo che sei così bello quando ridi amore"- potei vedere le sue guance cambiare velocemente colore tingendosi di un rosa scuro: adoravo anche quello di lui, il modo in cui arrossiva teneramente ogni volta che gli veniva fatto un complimento che meritava assolutamente.
"Mhm, vabbé torniamo al pranzo dai"- disse in tono assai imbarazzato, facendomi spuntare un ghigno sulle labbra -"c'è qualcosa che vorresti fare? Qualche ricetta in particolare nel quale credi di riuscire a capire il procedimento?- adesso era lui quello col ghigno in faccia.

"Gnegne, spiritoso"- dissi facendogli la linguaccia.
"Ti voglio bene anche io amore"- rispose facendoci ridere entrambi -"comunque seriamente, credi ci sia qualche piatto che ti piacerebbe fare?"- disse stringendomi la vita con affetto.
Mi misi a pensare: diciamo che la cucina non era il mio habitat naturale e di conseguenza non avevo molta esperienza in questo campo. Stavo cercando di pensare a qualche cosa quando mi venne in mente un'idea.

"Ci sono, cel'ho!"
"Con meno entusiasmo boo, ahah"- alzai gli occhi al cielo.
"C'è questa ricetta che mia madre ci cucinava sempre quando eravamo piccoli e che mi ricordo adoravo alla follia."
"Ottimo, dimmi gli ingredienti e le dosi e vediamo cosa abbiamo."
"Non mi ricordo esattamente le quantità, però la ricetta consisteva nell'infilare della mozzarella dentro a una fetta di pollo, avvolgerlo con il prosciutto e poi infornarlo. Ah e mi stavo dimenticando, come contorno lei faceva sempre anche un purè di patate delizioso!"- dissi con fin troppo entusiasmo.
"Wow, sembra molto invitante; fammi guardare se abbiamo tutto."

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Dopo parecchio temp, tra risate, battaglie di cibo e un po' di cucina riuscimmo a riempire i piatti e ci sedemmo a tavola.

"Ti avviso, non mi prendo nessuna responsabilità nel caso avessi rovinato il tuo bellissimo ricordo di famiglia legato a questa ricetta, siccome per causa TUA metà degli ingredienti sono finiti per terra o nel tuo stomaco."- esordì Harry
"Oh andiamo, ti sei divertito anche tu. Comunque le responsabilità te le assumi eccome."
"Ehi! Non sono d'accordo"- scoppiammo a ridere mentre infilzavamo il primo boccone.

Nel momento in cui lo misi in bocca affiorarono alla mia mente un milioni di ricordi, e per la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo erano ricordi... felici. Mi tornarono in mente tutte le domeniche mattina passate a giocare con mio padre e le mie sorelle che si concludevano sempre con il delizioso pollo di mia madre; prima che cambiasse tutto...
"Lou è tutto a posto? Che succede amore?"- mi accorsi solo grazie a Harry di star piangendo difronte al mio piatto.
"Si, è tutto ok presumo; mi erano solo venuti in mente dei ricordi."
"Oh, mi dispiace tanto..."
"No non preoccuparti, erano ricordi belli; sai mi ero scordato di averne."- dissi in una risata amara -"grazie."
"Per il pollo?"- il tono in cui lo disse mi fece scappare una risata.
"No stupido, c'è anche per quello, è davvero delizioso, ma non solo per quello; per tutto. Grazie per tutto quello che stai facendo, anche il solo sopportarmi, starmi ad ascoltare: non ho mai voluto parlare con nessuno, nemmeno coi miei migliori amici, perché non volevo mettere il mio peso su qualcun altro ma con te è diverso; con te sento di potermi aprire senza paura, è come se sapessi che tu sei forte abbastanza da sopportarlo. Non te lo dico praticamente mai ma beh, grazie davvero Harry."
"Sai che ci sono, sempre e per sempre. Non scordartelo."

Finimmo di mangiare in silenzio, ma come sempre tra noi non quel silenzio imbarazzante che si crea tra due estranei; il nostro era un silenzio che valeva più di mille parole, un silenzio colmo di amore, affetto, comprensione. Era il NOSTRO silenzio.
Eravamo al lavello a lavare i piatti e fare la lavastoviglie quando sentii il bisogno di parlargli: sentivo ila necessità di farli conoscere me stesso, tutto: ogni singola parte, bella e brutta; così aprii il discorso per la prima volta quel giorno:
"Inizialmente credevo di cavarmela sai? Credevo di riuscire a sopportare tutto quanto ma non capivo che il problema non erano le faccende da svolgere, o il lavoro: il problema ero io; erano i sentimenti che avevo verso me stesso"- Harry lasciò andare il piatto e si sedette difronte a me -"ma chiaramente non potevo riuscire a sopportarlo, così un giorno esplosi."

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Erano le 3 di notte e come sempre mi stavo preparando per andare a dormire; non sapevo per quanto ancora sarei riuscito a sopportare tutto quello: la scuola, il lavoro, lo studio; stava diventando tutto troppo e non credevo di reggerlo più, ma d'altronde che alternative avevo? Non potevo fare nient'altro, la mia famiglia aveva bisogno di me e di certo non l'avrei abbandonata.

Alzai la testa e mi guardai allo specchio: i miei occhi erano circondati da profondi segni viola, la mia pelle era pallida e nell'insieme ero davvero orribile. Scoppiai a piangere, per l'ennesima volta mi abbandonai a un pianto disperato nella speranza di non svegliare nessuno. Cercavo di reprimere tutto l'odio che provavo verso me stesso ma cazzo se era difficile; era talmente difficile che mi sembrava impossibile, passavo i giorni a maledirmi per quello che ero, perché per colpa mia stavo vivendo ciò. Non sapevo più come fare, come placare tutto quel male che sentivo, avevo bisogno di sfogarmi in qualche modo. 

Non seppi come ma senza quasi nemmeno rendermene conto mi ritrovai con la lametta in mano: feci passare lentamente le dita sulle lame affilate e mi tagliai leggermente la pelle; non sentii praticamente dolore e ciò mi indusse a volerne di più. Alzai la manica del pigiama ma mentre stavo per farlo mi bloccai, pensai a cosa avrebbe pensato la mamma se se ne fosse accorta, a quanto dolore le avrei causato se lo avesse visto; così mi ritrovai con la mano tremante premuta sulla caviglia, un posto nascosto dove nessuno sarebbe mai andato a guardare. Avevo tantissima paura ma non ce la facevo davvero più, così non ci pensai due volte e trascinai la mano orizzontalmente sulla mia pelle: sentii solo un leggero pizzicore, tanto che pensai di non averlo nemmeno fatto, quando iniziai a vedere delle goccioline di sangue sbucare dai segni lasciati dal rasoio. Per quella sera non mi spinsi più in là, ero tanto, troppo stanco. Pulii tutto quanto e dopo essermi tamponato con della garza mi misi a letto; non ero del tutto consapevole di ciò che avevo appena fatto ma ero certo di una cosa, quello era l'inizio di qualcosa, sapevo che no sarebbe finito tutto lì.

Con questi pensieri in testa cercai di addormentarmi ma inutile dire che quella notte non dormii quasi per niente...

********

Mi ritrovai a piangere avvolto tra le braccia di Harry, come spesso capitava in quegli ultimi giorni: all'interno del suo abbraccio mi sentii al sicuro, protetto; mi sentii bene.
Finimmo di lavare i piatti e poi ce ne andammo a letto; quella sera fui io a dormire al suo interno e nonostante mi sentissi strano mi piacque la sensazione, il sentirmi avvolto, custodito.

Quella sera dormii bene: tra le braccia del mio ragazzo che mi lasciava dolci baci sulla nuca sognai un futuro dove il passato era cancellato ed io ero felice. Noi eravamo felici, isieme.

Angolo Autrice

Hiiii,
Ho cercato di pubblicare lunedì come promesso, ammetto che non sono molto soddisfatta da questi capitoli ma vi prometto che cercherò di fare di meglio nei prossimi e soprattutto di tornare puntuale nel pubblicare.

Nonostante tutto spero la storia vi stia piacendo, grazie mille a tutti quelli che commentano e la votano e anche solo a chi legge, vi amooo! Ci vediamo al prossimo aggiornamento.

All the love xx


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