Chapter 16

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I due ragazzi erano usciti di casa ancora sorridenti, finchè non si ricordarono del particolare della cartella di Giorgio.
Allora insieme si avviarono verso la sua casa, consapevoli che arriveranno in ritardissimo a scuola.
Dopo non molto furono alla porta di Giorgio, che la aprì sapendo che il padre era giá uscito.
O almeno, così credeva.
Ma, quando varcarono la soglia, un uomo tutto muscoli dall'alito che sa di chi beve troppo si mette davanti all'ingresso, bloccandoli.
Giorgio era davanti all'altro ragazzo, che si era già semi nascosto dietro di lui per lo spavento.
Alex gli aveva preso la mano istintivamente, poi, rendendosi conto della situazione, la lasció andare, ma quel particolare non se lo era perso, il padre di Giorgio.
L'uomo fissó per un minuto la figura tremante di Alex, poi con una scintilla di odio negli occhi disse al figlio: "Pensavo di averti educato meglio di così". La suo voce tuonó fredda. Gli occhi saettavano da quelli di Alex a quelli di Giorgio.
Il figlio abbassó il volto, consapevole di quello che gli stava per succedere. Provó ad evitare il peggio dicendo: "P-papà...io posso spiegarti tutto...d-devo solo prendere la c..." ma non fece in tempo a finire la frase che una manona gli arrivó dritta sulla guancia. Per l'impatto e la sorpresa Giorgio si aggrappó al muro per non cadere. Alex, intanto, lo sorreggeva, anche se temeva per quello che l'uomo avrebbe potuto fare. Non aveva il coraggio di aprire bocca, eppure qualcosa dentro di lui ardeva. Un fuoco nel petto lo portó ad alzare la testa e a fissare quell'uomo negli occhi. Si avvicinó a lui, gli si piazzó davanti. Tremante ma coraggioso come mai avrebbe pensato di poter essere, forse per le pillole, disse: "Come si permette a trattare così suo figlio? Lui stava parlando e lei non ha esitato a dargli una sberla! Le sembra normale?!".
L'uomo aveva gli occhi sbarrati. Nessun ragazzino gli aveva mai parlato così. Aprì la bocca in un espressione omicida e disse con la voce più simile ad un ruggito: "USCITE IMMEDIATAMENTE DALLA MIA CASA, E GUAI A VOI SE VI RITROVO QUI!".
Alex e Giorgio furono così sbattuti fuori senza la cartella e i libri dell'ultimo.
Giorgio's pov
L'ha rifatto. Mi ha picchiato di nuovo. E ha urlato contro Alex. Davanti a lui.
Una lacrima salata scende solitaria sulla mia guancia. Mi ritrovo a piangere, così, da un momento all'altro. La mia mano è premuta sulla guancia ancora dolorante e rossa che è stata colpita. Le forza vengono meno e mi accascio a terra, le ginocchia premute sul petto. La testa è china circondata dalle braccia. Non piango rumorosamente, non è il mio solito. Quando piango sono silenzioso, per evitare di essere sentito. Ma ora è diverso: il ragazzo che amo è di fianco a me.
Mi parla, ma sento solo una voce ovattata. Non alzo la testa; rimango immobile.
La testa si fa pesante, le gambe molli. Tremo, come il mio labbro inferiore nascosto per via della posizione. Alex si fa vicino a me, mi accarezza la schiena e non parla più. Ha capito che è meglio il silenzio, con me.
La porta di casa mia è stata precendentemente sbattuta con forza, così mio padre non vede quello che sta succedendo.
Ho paura. Tanta paura. Voglio solo stare al sicuro con Alex.
Non voglio che mi veda così.
Lui non deve sapere quanto sono fragile. Non voglio rovinare anche la sua vita...
Alex's pov
Odio vederlo soffrire.
Non avrei dovuto parlare in quel modo a suo padre.
Ora non ha più una casa, e il suo unico genitore lo odia a morte.
Che testa di cazzo che sono.
Sta piangendo in silenzio, come fanno le persone spaventate che non vogliono dimostrarsi deboli, anche se con un solo soffio li si potrebbe far volare via come una foglia d'autunno.
Ognuno ha la sua tattica per buttare fuori le emozioni negative: lui fa così, mentre io...prendo delle pillole perchè non accada.
Sono un codardo.
Nemmeno provo a lottare.
Lui lo fa e ne esce distrutto, ma almeno ci prova. Io nemmeno quello, faccio.
Comunque, non voglio che Giorgio stia lì a piangere.
Tanto ora andare a scuola sarebbe inutile, senza la cartella, perció dico a Giorgio con il tono di voce più dolce che posso trovare: "Ehi, topino, che ne dici di andare al luna park?". Lui alza la testa e mi guarda negli occhi, come guarderebbe qualcuno che ha appena detto la cosa più strana del mondo. Mi viene quasi da ridere, quando peró vedo le sue guance rigate dalle lacrime, rosse e gonfie per il pianto e la sberla. Io sorrido per spronarlo a fare lo stesso, anche se il mio cuore sta venendo schiacciato da una morsa letale.
G: "Cosa?"
La sua voce trema.
A: "Andiamo al luna park. Per favore"
Voglio tirarlo su di morale, e cosa c'è di meglio di una bella giornata al parco giochi?
G: "Ehm...ma la scuola? E poi, io non ho soldi..."
A: "Non preoccuparti per quello. Passiamo da casa mia, così lascio lo zaino e prendo il portafogli."
G: "Tua madre?"
A: "Oggi andava a trovare una sua amica. È fuori tutta la mattina."
Vedo Giorgio riflettere.
Dio, quanto è bello quando fa così...si morde il labbro senza pensarci, tiene gli occhi socchiusi e abbassati.
Le sue labbra...farebbero invidia a chiunque.
Istintivamente mi sporgo e lo bacio. Così, senza rifletterci.
Lui ricambia il bacio, che diventa più passionale. Gli mordo il labbro, glielo torturo con i denti, rendendolo rosso e gonfio ancor più di prima.
Cazzo, è stupendo. Le mie mani cercano le sue, che sono invece intorno al mio collo. Allora gli premo le mani sui fianchi snelli. Lo faccio alzare, ancora con le labbra premute sulle sue. Gli asciugo le guance bagnate e lo sento sorridere sulle mie labbra.
Dio, se lo amo.
Ho deciso, andremo al luna park. Costi quel che costi. Voglio che sia felice: se lo merita.

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Ciao...volevo ringraziarvi con tutto il cuore: siamo arrivati a 900 visualizzazioni...so che in confronto a molte altre storie è pochissimo, ma per me è un traguardo enorme🥰 vi adoro da morire...grazie davvero!!

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