Chapter 20

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Alex's pov
G: "Ti amo".
...
In quel momento ho sentito un rumore.
Un "crack" in un mare silenzioso.
In una tempesta che passa inosservata.
Un crack proveniente dal mio petto.
È il mio cuore, quello che ha fatto crack.
Mi sono spezzato, definitivamente, questa volta.
E fa male.
Fa male perchè non me lo aspettavo.
Potevo aspettarmi di tutto, ma non questo.
Non questo.
Non questo...
NON...questo.
Lui non mi ama...la persona che ama non sono io.
È solo una mia maschera.
NON SONO IO QUELLO CHE AMI, urlo a me stesso.
E lo odio. Odio quella parte di me che non dice nulla. Resta muta, eppure ogni molecola del mio sangue sta urlando TI ODIA, TI ODIANO TUTTI, PERSINO TU TI ODI.
Ma resto fermo, zitto, senza dare voce ai miei pensieri.
L'unica cosa a cui riesco a pensare è perchè diavolo non ho smesso con quella roba tempo fa...
Se l'avessi fatto...se fossi stato chi fingo di essere...non sarei qui, ora.
È tutta una bugia, una finzione.
Come posso guardarlo negli occhi, dopo questo?
Come posso guardare il mio riflesso nello specchio, dopo aver detto una bugia così grande a me stesso e a chi amo di più?
Giorgio non merita la delusione che sono.
Non la merita nessuno.

A: "N-no..."
La voce mi esce flebile come la fiamma di una candela.
L'insicurezza è chiara nel tono con cui lo dico.
A: "Tu n-non mi ami davvero..."
Sento una sensazione salirmi in gola, soffocando le mie parole.
A: "Non sai chi s-sono..."
La sensazione ha assunto un nome: Panico.
Panico in gola, panico nelle vene e nei polmoni mi soffocano.
Sento il fiato venire meno.
La vista mi si offusca mentre borbotto e guardo il volto di Giorgio assumere prima un'espressione di stupore, poi una di preoccupazione.
Poi nero.
Semplicemente nero.

Quando mi sveglio mi trovo in una casa.
Non è casa mia...
Capisco di essere su un letto per via delle coperte che qualcuno mi ha adagiato addosso.
Alzo il capo e mi guardo intorno.
Sono in una camera da letto, probabilmente di un ragazzo, piena di libri e di scaffali polverosi.
Non c'è una tv, ma noto un piccolo computer spento su una scrivania mezza scassata.
Poi noto una figura minuta varcare la soglia della porta.
È Giorgio e ha un bicchiere d'acqua in mano.
Mi si avvicina e riesco a sentire il suo profumo.
Sa di shampoo alla mela.
È un buon profumo, mi ricorda quando andavo nel giardino della nonna, dove c'era un grande melo sempre pieno di mele rosse.
Apro la bocca per ringraziarlo, rendendomi conto che è stato lui a portarmi qua dalla spiaggia.
Povero...chissà quanta fatica gli ho causato.
A: "Grazie."
G: "Di nulla-"
A: "Non per l'acqua. Perchè mi hai portato qui."
G: "Ah, non è nulla. Piuttosto, come ti senti? Sei svenuto, per fortuna eravamo vicini alla riva. "
A: "Sto bene, grazie. Senti, riguardo a quello che-"
G: "Non c'è bisogno, lo capisco. Sono stato stupido, non avrei mai dovuto dirlo. Ti ho solo messo in difficoltà, per di più in un momento in cui non stavi bene."
A: "No, Giorgio, ascoltami per favore.
Non è vero, non sei stupido. L'unico stupido tra noi due sono io. Avrei dovuto dirti "ti amo anch'io", volevo dirtelo, ma...non potevo. Non sarebbe stato giusto, non nei tuoi confronti. Non potevo farti una cosa simile."
G: "Alex ma che stai-"
A: "Ti prego, lasciami finire. Non so se riuscirei a dirlo se dovessi interrompermi ancora..."
Giorgio mi guarda, con il bicchiere ancora in mano, poi si siede sul bordo del letto e avvicina una sua mano alla mia, ma senza toccarla.
Appoggia il bicchiere sul comodino di fianco al letto.
A: "Io...Giorgio vorrei davvero dirtelo, ma...non sarei io. Non voglio che tu veda questo mio lato. Non voglio che anche tu..."
Non so come continuare, così sto zitto e aspetto che succeda qualcosa. Qualunque cosa.
G: "Prendi degli ansiolitici, vero?"
Qualunque cosa che non sia questo.
Oddio...no.
No. Non anche lui. No...
A: "C-come...?"
G: "Li ho visti quando ho dormito da te. Non volevo invadere la tua privacy ma...devo chiedertelo. È vero? Tu...prendi quelle pillole?"
A: "...sì."
Ecco.
Ora lo sa.
Ora mi dirà che sono un drogato, che mi odia e che non intende frequentarmi mai più.
Come fanno tutti, del resto.
G: "Perchè?"
Ottimo, a breve sarà tutto finito.
A: "Perchè...soffro di attacchi di panico molto spesso..."
G: "Io...non lo sapevo."
A: "Questo perchè non volevo che tu lo sapessi."
G: "...scusami Alex."
Eh?
Perchè si scusa?
A: "Per cosa?"
G: "Non volevo che per colpa mia soffrissi..."
A: "Non è colpa tua! È un mio problema che dovrei risolvere da solo ma che non riusciró mai ad affrontare."
G: "Vorrei poterti aiutare..."
A: "Gio...nessuno mi puó aiutare."
Sorrido, anche se non c'è nulla di divertente.
Giorgio ha gli occhi lucidi.
All'improvviso mi getta le braccia dietro al collo e mi abbraccia.
Il suo viso è nascosto nel cuscino.
Il suo profumo mi invade le narici.
Io ricambio il suo abbraccio, allacciandogli le braccia dietro alla schiena.
Inspiro la fragranza alle mele, imprimendolo nella mente.
G: "Forse. Ma io voglio farlo."
Sussurra vicino al mio volto.
Sorrido mentre una lacrima solitaria scende sulla mia guancia.
G: "Se tu me lo permetti."
Lui va un po' indietro con la testa, così che riusciamo a guardarci negli occhi.
Sorride e il mio sguardo finisce sulle
sue labbra.
Non riesco a trattenermi e lo bacio.

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Oggi un capitolo un po' più lungo del solito proprio per voi!
Prima di tutto, ringrazio ogni singola persona che ha votato e commentato sotto questi 20 capitoli.
(Alla fine della storia mettero i tag e i ringraziamenti)
Non ho parole ragazzi...se non GRAZIE♥️
Siamo piú di 1.480 e sono sicura che diventeremo una famiglia sempre più grande!
Non avete idea della gioia che mi date ogni giorno facendo un semplice gesto come commentare o cliccare sulla stellina!♥️
Per ora, vi mando un buffetto affettuoso e un saluto! Alla prossima!

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