Prologo

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La pioggia batteva contro le finestre del suo ufficio, rendendo sfocate le luci della città. La mano sinistra teneva stretto il bracciolo della sedia, mentre l'altra un bicchiere di Whisky ed anche se non era mai stata amante dell'alcol, sentiva di poterselo concedere. I suoi occhi seguivano inconsciamente il tragitto di una goccia fino a vederla sparire lungo il bordo della finestra, poi, accadeva lo stesso con un'altra ed un'altra ancora. Era tutto estremamente silenzioso, al di fuori del rumore della pioggia. Erano già tutti andati via: la sua segretaria doveva accompagnare sua figlia ad una festa di compleanno, perciò chi era lei per costringerla a restare? Gli altri dipendenti, invece, erano corsi via appena terminato il loro turno ed aveva persino finto di non vedere uno degli stagisti sgattaiolare via mezz'ora prima della fine del proprio turno. 

Sorrise, pensando a quel periodo della sua vita in cui era stata giovane e spensierata come quel ragazzo. Quel periodo in cui era contenta senza saperlo e la sua unica preoccupazione era prepararsi bene per qualche esame in cui aveva delle difficoltà. Se solo avesse potuto tornare indietro nel tempo e parlare con se stessa si sarebbe assicurata di cambiare innumerevoli cose. Ma non poteva. Non importava quanti soldi avesse in quel momento, non poteva comprare una macchina del tempo per rimediare ai propri sbagli. Sospirò, pensando all'errore più grave che aveva mai compiuto in vita sua, quello che rimpiangeva più di tutto. L'errore che aveva fatto sì perdesse una delle persone più importanti della sua vita. 

Pam. Pam. Pam. 

I battiti del suo cuore si mescolarono con il rumore dei passi che udirono le sue orecchie, facendo sì che deglutisse nervosamente e facesse ruotare la sedia per poter guardare la porta e non più la finestra. Pochi secondi dopo, una figura fece il suo ingresso nel suo ufficio. 

<<Sapevi>>, fu l'unica cosa che le venne detta. 

<<Immaginavo>>, mormorò, alzando le spalle. Posò il bicchiere sulla scrivania, lanciando un'occhiata furtiva al telefono fisso. Non c'era nessuno che avrebbe potuto chiamare. O almeno, nessuno che sarebbe potuto arrivare in tempo. Ma dopotutto, se anche fossero arrivati in tempo, nessuno avrebbe potuto salvarla in eterno. 

Almeno, quella mattina si era svegliata accanto alla donna che amava più di se stessa. L'aveva salutata con un affettuoso bacio sulla fronte e, insieme ai loro bambini, avevano preparato la colazione. Sia sua moglie che i suoi figli l'avevano guardata stupiti quando si era seduta con loro a tavola, ammettendo che non c'era niente di male se restava un po' di tempo in più a casa con loro. Inoltre, ecco anche spiegato perché nessuno l'avesse ancora cercata: doveva recuperare le ore che aveva perso quel mattino. 

<<Eri una brava ragazza>>, continuò la figura, cacciando dal soprabito nero una pistola con un silenziatore. Lei sorrise, piegando la testa di lato. Così facendo, i suoi occhi incontrarono quelli sorridenti di sua moglie e dei suoi bambini nella foto che poggiava sulla scrivania. Sorrise, guardandoli un'ultima amara volta. 

Uno sparo risuonò per tutto l'edificio. 

The future I found in the pastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora