Heart burned

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Al centro di una piccola stanza dalle pareti rosa, pareti che non venivano riverniciate da anni, una ragazza stava sputando tutto quello che pesava su carta.
Si chiamava Anna.
Stava sputando l'anima su uno stupido foglio carta.
Copiose lacrime  percorrevano le sue guance ormai nere a causa del trucco che veniva trascinato sul suo viso.
La sua mano tremava.
Fin da piccola le avevano insegnato a scrivere tutto ciò che le passava per la testa.
Era un modo per sfogarsi, in quel momento lei ne aveva realmente bisogno.
Era sull'orlo di una crisi nervosa, le lacrime le si erano accumulate sulla rima inferiore degli occhi, pronte a percorrere quelle scarne guance al prossimo battito di ciglia.
Il foglio su cui stava incidendo i motivi per cui era stata ridotta in quel modo si era bagnato da piccole gocce salate.

Non penso tu leggerai mai questa cosa.. Non mi importa neanche.. Ció che mi importa é vederti soffrire, soffrire come me in questo momento.

Anna era carica di rabbia, calcava così tanto con la penna rossa che a momenti avrebbe strappato il foglio.
Anna associava un colore ad un'emozione.
In quel momento la rabbia stava prendendo possesso della sue mente e del suo corpo, per questo aveva scelto la penna rossa.

Non hai neanche la minima idea di quello che mi hai fatto passare.
Mi hai usata, e basta.

Un urlo soffocato uscì dalle labbra chiare della ragazza, subito dopo si chinó in avanti, poggiano la testa sul letto e tirando un altro urlo, questa volta a pieni polmoni.

Non sono più in grado di provare nulla se non rabbia.
Sono diventata qualcuno che non sono per colpa tua...
Per colpa di un coglione come te.
Dicevi sempre che ero io quella che non andava, che ero io il mostro ma no...
Sei tu il mostro...
Sei un mostro... Solo un mostro.

Un senso di tristezza prese il posto della rabbia.
Anna ripensó a tutte le cose che le erano state dette..
Tutte le cattiverie che aveva ricevuto, non si era mai ribellata.
Aveva assorbito tutto, come una spugna.
Peró prima o poi una spugna deve essere strizzata per liberarsi di tutta l'acqua accumulata.
Esatto, lei era come una spugna.
Assorbiva, assorbiva, assorbiva.
Assorbiva e assimilava tutti i problemi, i complessi e le cattiverie ma..
Ma dopo un po' una persona non ce la fa più.
Una persona deve essere strizzata per liberarsi dai problemi che gli sono stati scaricati addosso.
Una cosa che non cambiava mai sul viso di Anna erano le lacrime.
Sia che fosse triste, delusa, arrabbiata, pentita o felice le lacrime non mancavano.
La ragazza lo vedeva come un modo per "rigenerarsi".
Se pensiamo che le lacrime siano tutti i problemi, le cattiverie e le incertezze che vagano dentro di noi, piangere sarebbe l'unico modo per eliminarli.
Piangere fa uscire i problemi da dentro di noi, ci fa togliere un grande peso.
Ora la ragazza aveva in mano un pastello azzurro, la tristezza vagava ancora nella sua mente.

E questa volta non tornerò da te come un cagnolino, questa volta no.
Sono stata zitta per troppo tempo, mi hai tolto la felicità.
Mi hai solo usata.

La punta del pastello si spezzó, Anna stava premendo davvero troppo sul foglio.
Lanció il pastello verso la porta.
Non capiva più che emozione avesse invaso il suo corpo ora.
Rancore?
Delusione?
Forse ancora la rabbia?
Urló ancora, maledicendo tutti i colori.
Era disposta anche a scrivere con il sangue.
Prese la prima penna che le capitò sotto mano: quella verde.
Anna aprì violentemente il tappo un po' mordicchiato verso la punta e, dimenticando il termine "delicatezza", appoggió la punta sul foglio.

"Si augura il meglio a tutti"... Tutte cazzate.
Un mucchio di cazzate.
Ti meriti tutto il male di questo mondo...
Mi hai usata... Solo quello.

Si fermó.
Fece un respiro profondo.
Chiuse gli occhi, una lacrima scese depositandosi sopra il labbro superiore.

Non sono un pezzo di torta.
Non puoi buttarmi via dopo avermi usata.
Non puoi buttarmi via così.
Non sono un pezzo di torta.
Dopo avermi assaggiata non puoi lasciarmi li.
Non puoi... No..

Anna era arrivata al limite.
Sentiva che anche dopo aver finito di scrivere, non si sarebbe sentita bene.
Decise peró che avrebbe comunque terminato quella "lettera".

Sai come ci si sente ad essere usati fino all'ultimo?
Sai come ci si sente a sentirsi inutili?
Sai com'é non riuscire più a dormire la notte per colpa di una persona?
No, non lo sai.
L'unica cosa che sai fare é usare le persone.
Non sono io il mostro, sei tu.

Anna estrasse dalla tasca della sua felpa un accendino nero, fece accendere la fiamma per due volte.
Posó l'accendino sul letto, piegó il foglio in modo disordinato.
Riprese l'aggeggio nero e, una volta ancora, fece scattare una fiammella arancione.
La avvicinó al foglio a righe che, da un angolo, iniziò a prendere fuoco.
Un cattivo odore di carta bruciata stava invadendo la stanza ma Anna, beh, Anna lo respirava a pieni polmoni.
Era l'odore della sua felicità che stava bruciando lentamente.
Le fiammelle piano piano salivano su una nuova parte di foglio, lasciando dietro di se della carta bruciata.
Carta nera, irrecuperabile.
E quando le fiamme arrivarono fino all'ultimo angolo, per non bruciarsi le dita, Anna immerse il foglio in un bicchiere colmo d'acqua, situato accanto a lei.
Quello era il suo cuore.
Una persona aveva appiccato fuoco al suo cuore.
Aveva iniziato a bruciare piano piano, dal basso.
Le fiamme salivano sempre di più, lasciando dietro di se una scia di segni indelebili.
Quando Anna si accorse di dover spegnere quelle fiamme che le stavano mangiando tutta la felicità che possedeva, era troppo tardi.
Anche la punta più remota e nascosta del suo cuore era ormai bruciata.
Tutto era ormai bruciato.
Non poteva più tornare come prima.
Si salvó solamente una piccola parte di cuore, era troppo piccola peró.
Era così piccola da essere insignificante, tutto il resto era andato bruciato.
Non si poteva ricostruire qualcosa da quel piccolo pezzo.
E tutto questo non si chiama "ingenuità", si chiama "fidarsi delle persone", e si conclude sempre male...
Anna urló ancora...

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