CAPITOLO 20

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Mancava poco al parto di Sanem.
Con molta fatica riuscì a farla restare a casa per gli ultimi quindici giorni che mancavano al termine.
La chiamavo ogni quarto d'ora per essere sicuro che stesse bene: non vedevo l'ora di chiudere il contratto per una nuova campagna per poter restare con la mia Sanem.
Nel pomeriggio, dopo una riunione estenuante, me ne tornai a casa e vidi il mio peggior incubo: Sanem riversa sul pavimento!
La presi in braccio, la portai al pick-up e andai subito in ospedale.
Fortunatamente era tutto a posto: purtroppo la sua anemia le aveva giocato un brutto scherzo e avevo anche scoperto che aveva saltato il pranzo perché quello era il giorno libero di Meryem.
Le proposi di andare a mangiare del buon pesce al nostro solito posto e accettò entusiasta. Era davvero divertente vederla mangiare e vederla raccontare di come aveva sistemato le camerette dei nostri piccolini: aveva preparato una stanza per ognuno che avrebbero usato più in là però.
La stanza da letto di fronte la nostra, invece, era la nursery arredata con le tre cullette di vimini e i tre fasciatoi: tutto era pronto ad accogliere i frutti del nostro amore.
I suoi occhi brillavano quando mi raccontava di come le nostre vite sarebbero cambiate col loro arrivo.
La mattina dopo chiamai Emre e Deren e dissi loro che, finché non fossero nati i gemelli, avrei lavorato da casa e che sarei andato in azienda solo ed esclusivamente per necessità.
I quindici giorni passano tranquilli: Sanem riposava ed era coccolata da Meryem e anche io ero più sereno.
Finché una mattina, durante la colazione...
"Can... Mi sento un po'strana..." disse Sanem.
"Amore mio, cos'hai?" chiesi allarmato.
"Can, Can ci siamo!!!"
Corsi a prendere le valigie mentre Meryem tranquillizzava Sanem.
Arrivai in ospedale facendo lo slalom tra le auto.
Aiutai Sanem a scendere e l'accompagnai in accettazione. La fecero accomodare sulla sedia a rotelle e mentre firmavo il modulo del ricovero l'infermiera accompagnava Sanem nel reparto.
Ad un tratto un'urlo...
"CAAANNN!"
Corsi da mia moglie che tra un respiro e una contrazione mi urlava contro.
"È tutta colpa tua Can!"
"Io ho solo realizzato il tuo desiderio!"
"Come posso partorire tre bambini in una volta sola?"
"Farai prima! Perché farli in tre rate? Vedrai che mi ringrazierai..."
"Can arrivano! Can!"
E durante il parto le cose peggiorarono: insulti, brutte parole e minacce facevano ridere tutti quanti lì dentro tranne me.
E fortuna che non aveva le mani libere altrimenti sarebbe stata capace anche di picchiarmi!!!
Dopo due ore e mezza ero col naso appiccicato al vetro del nido a guardare i miei cuccioli nelle incubatrici: Yıldız pesava 2100kg, Deniz pesava 2000kg, Ateş pesava 1700kg!
Il dottor Kara mi raggiunse e si congratulò. Insieme ci recammo da Sanem.
Allah, Allah, la mia Sanem...
Era crollata, sfinita, in un sonno profondo.
Uscimmo fuori e il dottor Kara si accomiatò.
Io chiamai Mevkibe, Emre che informò tutti in azienda dato che era al lavoro e il mio papà Capitan Aziz.
Andai di nuovo dai miei piccolini: Yıldız si teneva una manina in bocca, Deniz dormiva tranquillo e Ateş... beh, era la più minuta ma piangeva come una disperata!!!
Una mano mi si posò su una spalla: Nihat e Mevkibe avevano gli occhi lucidi, mi abbracciarono e restammo a guardare i miei figli.
Andammo da Sanem.
Dormiva ancora la mia Fenice.
Mi sedetti su una sedia accanto a lei che aprì gli occhi e mi strinse la mano. Si riaddormentò.
Ricordai una poesia di Nazım Hikmet...
"Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I nostri giorni più belli
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto..."
Guardai mia moglie e ringraziai Allah per aver messo Sanem sulla mia strada mentre lacrime silenziose scendevano dai miei occhi...

CAN E SANEM ❤️  Una storia d'amore da raccontareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora