CAPITOLO 12

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Guardavo dormire la mia Sanem e mi resi conto che era la cosa più bella vista nella mia vita.
E si, che di cose, ne avevo viste tante: città, foreste, paesaggi, il mondo intero quasi....
Ma niente era bello come lei.
Seguire il consiglio del vecchio Aziz, "qualunque cosa accada, Can, non lasciare mai la mano di Sanem", fu una delle cose più sagge fatte in vita mia.
La mia vita con lei era perfetta e l'arrivo dei gemellini l'avrebbe resa ancora di più!
Apro gli occhi e mi perdo nei suoi. Com'è bello mio marito! E le sue labbra.... Allah, le sue labbra così morbide, così calde, così mie. Le catturai in un bacio. Morivo dalla voglia di quelle labbra e la sua lingua mi faceva impazzire. Era puro fuoco. Il desiderio di lui prese il sopravvento.
L'ultima volta che avevamo fatto l'amore era stato prima dell'incidente e a me, questo tempo, iniziava a sembrare un'eternità....
"Allah, Sanem" le dissi prendendo fiato.
"Ti voglio Can. Cosa c'è di strano?" mi chiese.
"Ti voglio anch'io e non sai quanto Sanem ma non so se..."
Capivo benissimo mia moglie. Avevo una voglia matta di lei, del suo corpo, dei suoi baci.
Ogni volta con lei era come fosse la prima.
Ogni volta riusciva a regalarmi nuove emozioni e sensazioni sempre diverse che riuscivano a sconvolgermi ogni volta.
"Ho fame, Sanem. Alzati e facciamo colazione".
Mi guardò delusa. Ma non me la sentivo di rischiare, non volevo far del male ai nostri cuccioli o a lei.
"Come vuoi, Can..." risposi triste, infilando la vestaglia.
Eravamo tornati a vivere alla tenuta. Can aveva preparato la colazione fuori, in veranda, vicino la piscina.
Mi tornò alla mente quando CeyCey ci sorprese a fare colazione insieme dopo esserci riconciliati. E sorrisi. Mi era mancato il mio amico. Più di quanto pensassi.
"Il tuo sorriso è il sole delle mie giornate Sanem" mi disse Can.
"Vorrei tornare al mio lavoro in agenzia Can" gli dissi tutto di un fiato.
"Non so se è il caso mogliettina mia."
"Adesso basta Can! Ma che ti prende? Dov'è mio marito?" urlai rabbiosa e battendo un pugno sul tavolo.
Allah, Allah. Sanem era davvero arrabbiata e io non sapevo cosa fare e cosa dire.
La vidi tremare e trattenere le lacrime.
Mi alzai e l'abbracciai ma lei non ricambiò il mio abbraccio.
"Parliamo Sanem? Ho paura che tu abbia frainteso qualcosa..."chiesi, cercando di restare calmo.
"Ho capito benissimo Can. Non mi vuoi più perché già non ti piaccio più. Di conseguenza non mi vuoi più tra i piedi in agenzia per essere libero. Come vedi non ho frainteso nulla..." disse gelida.
"Non hai capito proprio nulla Sanem. Io sono preoccupato per te, amore mio. Ti sei ripresa da poco dal coma e sei incinta Sanem" dissi cercando di non urlare.
"Io sto bene. Mi sento bene. E sono incinta, non ammalata, Can. Sarà il caso che mi accompagni in un posto. Vado a prepararmi. Se non vuoi rovinare tutto faresti meglio a prepararti anche tu" e sparì in casa.
Sospirai. Finì di bere il mio thè. Ma sapeva di amaro. Tutto era amaro quando litigavo o discutevo con lei.
Entrai a prepararmi anche io.
Quando arrivammo allo studio medico del suo ginecologo mi allarmai.
"Sto bene. E anche loro. Ma se rivoglio mio marito questa è una tappa obbligata" spiegò mia moglie, intuendo i miei pensieri.
Il dottor Kara ci ricevette subito. Era un dottore sulla sessantina ma ne dimostrava una decina in meno.
"Signori Divit, accomodatevi. Ci sono problemi signora Sanem?"
"Dottor Kara può spiegare a mio marito che il lavoro e la vita sessuale della sottoscritta non creano nessun problema ai piccoli che aspetto?"
La schiettezza di mia moglie mi sorprese. Stavo per dire qualcosa ma il dottore fu più rapido.
"Signor Can, capisco i suoi timori. Ma sua moglie e i piccolini stanno bene. Ormai è al quarto mese. Ho già spiegato a sua moglie che il suo lavoro lo può svolgere tranquillamente a patto che prenda le sue vitamine. Per quanto riguarda la sfera intima della vostra coppia non vedo impedimenti. Mi affido al vostro buon senso..."
Il dottor Kara sorrise malizioso e noi con lui.
"Capito Can?" esclamò mia moglie facendomi l'occhiolino mentre uscivamo dallo studio medico.
Eravamo in auto e la guardavo. I suoi occhi, le sue mani, il suo bellissimo corpo, le sue labbra carnose...
L'avrei presa lì, in quel momento, però allontanai da me quel pensiero. Sapevo come farmi perdonare e dovevo sbrigarmi.
"Sanem, se sei d'accordo, ti accompagno in agenzia. Emre è lì. Ti metterà al corrente di tutto quello successo in nostra assenza".
"E tu?" mi chiese.
"Ho appuntamento con Metin. Ci vediamo dopo."
Affidai mia moglie a mio fratello che l'aspettava all'ingresso. Chiamai Metin.
Doveva essere tutto perfetto. E lo sarebbe stato. Perché un amore come il nostro non conosce barriere, salta ostacoli e attraversa valli per arrivare al suo destino pieno di speranza.

CAN E SANEM ❤️  Una storia d'amore da raccontareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora