Lettera 39

26 8 2
                                    

Da Tancredi per Emanuele

Ho conosciuto poche persone che mi abbiano ispirato fiducia, quella fiducia che proprio non riesci a dare a piccole dosi.
Poche volte mi sono fidato in quel modo cieco, ho sempre avuto un istinto di sopravvivenza tale da farmi dubitare sempre di tutti.
C'è sempre voluto del tempo, sebbene mi affezionassi nel giro di poco, dare fiducia per me ha sempre rappresentato un altro paio di maniche, una cosa completamente a parte.
Ho amato tanto senza fidarmi ciecamente e so che è strano, so che sembra assurdo ma è così. Ci sono amori che ti fanno amare tantissimo, ma è la persona che ami a non ispirarti fiducia, sai che c'è qualcosa in lei che ti farà del male, così ami ma resti al confine tra il fidarti e non.
Poi ho conosciuto te e non so esattamente cosa sia successo.
So che ho cominciato ad aver bisogno della tua opinione e, stranamente, non ne dubitavo.
Ho cominciato a sentire il bisogno di confessarti il mio passato, di raccontarti più di me, oltre le solite cinque cose che tutti ci diciamo.
Ho cominciato a credere che, se fossi caduto, tu m'avresti aiutato.
Ho cominciato a fidarmi, a lasciarmi andare, a desiderarti. 
A desiderare che tu mi fossi accanto e mi prendessi al volo, mi amassi.
Ed è strano, perché quando passi una vita ad aspettarti pugnalate, ti sembra assurdo che t'arrivino le rose.

Lettere||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora