Lettera 46

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Da Emanuele per Tancredi

Tre notti che non ricordo dettagliatamente cosa sogno, ma che mi sveglio con la sensazione di averti distante. Tre notti che mi sembri più lontano.
Ogni notte all’inizio mi prendi per mano per portarmi via da questo mondo, per arrivare in un posto dove esistiamo solo tu, io, il nostro amore. All’inizio sembra che tu abbia voglia di camminare con me per sempre.
Ma sono tre notti che la tua mano scivola via dalla mia, ti vedo continuare a camminare su quella strada e io invece, che appena tu ti stacchi, rimango fermo immobile in quel punto esatto a guardarti andare via, e nemmeno ti giri l’ultima volta prima di scomparire.
E nel momento in cui resto da solo perché tu hai superato l’orizzonte della mia vista, piango per uno o due secondi, e mi sveglio.
Mi sveglio con uno strano amaro in bocca, con gli occhi che bruciano e con una certa tristezza nel cuore.
Non sarei mai pronto a lasciarti andare, non vorrei mai perderti, non ti lascerei mai sfuggire così, senza nemmeno rincorrerti, senza urlare il tuo nome per fermarti, senza pregarti di aspettarmi che continuiamo a camminare insieme.
Eppure lì nel sogno le gambe sono pesanti e non si muovono, e la voce non esce.
È difficile pensare che sia solo immaginazione, per quanto quelle lacrime bruciavano. È difficile credere che era tutto solo nella mia mente, per quanto tutto sembrava reale.
Oh amore mio, è così triste pensare alla mia vita senza pensare anche a te..
Oh amore mio, non voglio costringere il mio cuore a cercare una nuova casa, non ne troverebbe mai un’altra.
Oh amore mio, quando mi gira male non vorrei essere scorbutico con nessun altro se non con te, perché so che dopo dieci minuti che faccio l’acido mi abbraccerai e mi prenderò a bene come al solito.
Oh no, non voglio neanche pensare a me senza di te. So che finché ci sarai tu non smetterò mai di sorridere, di ridere, di essere felice.
Oh amore mio, sei tutto.

Lettere||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora