Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui ho incontrato Sydney.
Faceva caldo, i vestiti si incollavano addosso per via dell'afa.
Detesto il caldo. Nei mesi estivi divento lagnosa e insofferente, tanto da far esaurire chiunque si trovi nelle mie vicinanze.
Certe volte Ariel afferma di voler fare una vacanza lontano da me, ma poi, si rimangia le parole e resta al mio fianco da giugno a settembre, sopportando le mie lamentele, e le mie lagne continue.
« Con te è come avere a che fare con una bambina di due anni. Basta accontentarti con un giocattolino nuovo ed è fatta; taci fino a quando non ti stanchi anche di quello. »
Mi disse una volta, dopo avermi comprato un cono gelato gigante quasi quanto la mia faccia, per calmare la mia sete implacabile delle ore quattro di un pomeriggio di metà luglio.
Cioccolato e fiordilatte; i miei due gusti preferiti.
Alla fine ero riuscita persino a sporcarmi la maglietta bianca, tanto da farla infuriare sul serio.
Ecco, quel giorno in cui ho incontrato Sydney era caldo e afoso come quel pomeriggio.
Con la differenza però, che ero a mollo nell'acqua di una piscina affollata.
E l'avevo vista arrivare.
Capelli biondo sporco, tenuti legati all'indietro con un elastico nero. Ilseptumalle narici, scintillante sotto i raggi caldi del sole.
Gli occhi scuri, penetranti.
Un altro piercing, al sopracciglio destro.
Il viso tondo, pieno, le guance rosse per via del caldo.
Portava dei pantaloncini verde acido e una canotta bianca che le metteva in risalto il seno piccolo.
Lo zaino in spalla e gli occhiali da sole sollevati sulla testa.
Aveva preso posto all'ombrellone accanto al nostro, era con i suoi soliti amici, che avrei poi conosciuto dopo qualche giorno.
Non mi aveva rivolto neanche uno sguardo; io invece me ne stavo lì, con la bocca semi aperta, le gambe penzoloni nell'acqua e le mani strette al bordo della piscina.
« Ehi, pesce lesso, che guardi? » mi aveva domandato Ariel, tornata a galla dopo una nuotata piuttosto lunga.
Cercava di far colpo sul bagnino, a momenti credevo che avrebbe finto di annegare, pur di farsi notare.
E lei ne sarebbe capace.
I capelli rossi le ricadevano sulle spalle lentigginose, e quando mi aveva afferrato le caviglie, senza aspettare una mia risposta, era ormai troppo tardi per poterla fermare.
Ricordo di aver lanciato un urlo da perfetta idiota, facendo girare chissà quanta gente, e di essere finita sott'acqua, bevendone una gran quantità.
Ariel mi aveva subito tirato su, ed una volta ritrovato il respiro e rigettato fuori il tutto, le avevo scoccato un'occhiata omicida , ignorando la sua risata divertita.
« Ma sei scema? » le avevo detto, cercando di togliermi i ciuffi di capelli bagnati davanti agli occhi.
E solo allora mi ero accorta dello sguardo di Sydney su di me. Evidentemente il mio urlo di poco prima doveva aver attirato la sua attenzione, perché se ne stava lì, seduta sul bordo di un lettino, le gambe divaricate, i gomiti sulle ginocchia e gli occhi fissi sulla mia stupida figura.
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Ogni frammento di te
RomanceNon è una storia d'amore come le altre. Quella di Sydney e di Chanel è qualcosa di diverso, fuori dal comune. Perché nessuno dovrebbe mai amare in questo modo. Nessuno meriterebbe di soffrire come ha sofferto Chanel. Nessuno meriterebbe il dolor...