Capitolo 7

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Mi risveglio ore dopo, osservando la piccola sveglia sul comodino con le lancette fosforescenti; sono le sei del mattino.

Metto a fuoco la vista, prima di sollevarmi lentamente, attenta a non fare movimenti bruschi.

Sydney dorme al mio fianco, a pancia in giù, con le braccia strette sotto al cuscino. Ha le labbra leggermente schiuse, ed i capelli arruffati. Il suo respiro regolare è l'unico suono in questa stanza.

Mi concedo di guardarla per qualche minuto, per poi poggiare i piedi sul pavimento e silenziosamente raccattare tutti i miei vestiti sparsi in giro.

Il mio stomaco non fa che brontolare; alla fine, dopo tutto quel sesso, ieri sera non ci siamo concesse neanche di scendere al piano di sotto per sgranocchiare qualcosa.

Chissà cosa avranno pensato i suoi genitori; mi vergogno al solo pensiero.

Mi rivesto, inciampando nei miei stessi piedi.

Infilo velocemente le scarpe, e come una ladra, apro la porta.

Mi avvio velocemente giù per le scale. La luce del mattino filtra dalle finestre, illuminando con pennellate d'oro le pareti.

Mi fermo a metà dell'ultimo gradino, per evitare di scontrarmi del tutto con Logan.

A sua volta, si ritrae di un passo, a metà tra il sorpreso nel vedermi fuggire via, e per metà malizioso come al suo solito.

Cosa ci farà sveglio all'alba?

« Sydney sa che stai scappando via come una ladra? » mi domanda. Solo allora mi accorgo del bicchiere d'acqua che tiene tra le mani. E all'improvviso mi rendo conto di avere una gran sete.

Si accorge del mio sguardo e lo allunga verso di me. « Vuoi? » mi domanda, senza smettere di sorridere come un idiota.

Logan è bello quasi quanto sua sorella, con la differenza però, che i suoi capelli sono castani e non biondi come quelli di Sydney.

Ma gli occhi sono gli stessi, le labbra sono le stesse. Le espressioni sono le stesse.

Scuoto il capo e scendo l'ultimo gradino delle scale.

« No, grazie, devo andare. » borbotto, la gola arsa. Dio sa quanto avrei voluto quel bicchiere d'acqua.

Ma Logan non si dà per vinto; è un difetto di famiglia, devono sempre vincerla loro, in qualsiasi modo.

« Lo sai che quando si sveglierà e vedrà che sei andata via senza avvisarla darà di matto? »

Mi fermo a un passo dalla porta, la mano ancora allungata verso la maniglia.

Tiro giù il braccio con un sospiro affranto, e mi giro lentamente.

« E tu sai che tua sorella mi ha lasciato, vero? »

I suoi occhi si spalancano; sembra quasi non credere alle mie parole. E quanto vorrei pensarla quanto lui. Quanto vorrei che non fosse vero.

« Stai scherzando, spero. » mi dice, poggiando un gomito sul corrimano delle scale e grattandosi il mento privo di barba.

Scuoto il capo.

« Assolutamente no. Chiedile conferma, quando la vedi. »

Cerco di non nascondere il mio tono infastidito, cosa che a lui fa sollevare gli angoli della bocca in un sorriso furbo.

« D'accordo, deciderò di crederci. Ma allora perché ci avete tenuti svegli fino alle quattro di stanotte? Non stavate di certo guardando un horror, no? »

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