Capitolo 18

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Il freddo della notte ci investe in pieno.

Mi stringo nella mia giacca, mentre sedute sul muretto della spiaggia dove ci siamo scambiate il nostro primo bacio, guardiamo le onde mare infrangersi a riva.

Quando stavamo insieme, in quelle notti di pazzia assurda, venivamo qui in macchina. Parcheggiava a riva, e facevamo l'amore fino all'alba.

Le ricordo tutte quelle notti, una ad una.

Le sue mani, i suoi occhi, il suo respiro.

Tiro su col naso, perchè so che probabilmente quei momenti non torneranno mai più.

Lei si volta a guardarmi; era intenta a prepararsi la sua ennesima sigaretta.

Io la ignoro, anche se so che sta leccando la cartina senza staccarmi gli occhi di dosso.

Lei è fatta cosi, riesce a sdrammatizzare anche nei momenti meno opportuni, con i suoi giochetti sporchi.

E quando capisce che non cederò, si accende la sigaretta chiudendo le mani attorno alla fiammella per non farla spegnere. Il suo accendino giallo lime, il suo preferito, che poi ripone nella tasca dei jeans.

E poi comincia a fumare, aspirando e rigettando fuori.

Mi concedo di guardarla, soltanto per osservare il modo in cui la nuvola di fumo si dissolve attorno a lei.

È dannatamente bella.

Non esiste al mondo cosa che possa farmi impazzire cosi tanto, come mi fa impazzire lei. Nulla.

Neanche la droga più potente. Perchè è lei stessa la mia droga, la mia dipendenza.

Mi fa male. Non mi sazia mai, però mi riempie. Mi fa sollevare oltre le nuvole, mi fa sentire pazza e anormale in confronto a tutto il mondo.

Perchè con lei tutto è follia allo stato puro.

Ed è in questo momento che mi rendo conto di amarla più di qualsiasi altra cosa.

È in questo momento che so di essere persa.

So di essermi persa nei suoi occhi castani, più profondi dell'abisso del mare.

So di essermi persa nella piccola curva delle sue labbra, che corrucciate si stringono attorno alla sigaretta.

So di essermi persa nel suo naso a patata che tanto mi piace stringere nei momenti di gioco, e che mi piace sentire sul collo quando mi respira.

So di essermi persa nelle sue dita, sempre ruvide, sempre poco curate, con quegli anelli di metallo.

So di essermi persa nei suoi capelli biondi come un campo di grano.

So che la amo. E questa è la mia certezza.

« Smettila di guardarmi cosi. » mi dice, gettando fuori l'ennesima boccata di fumo. Ha lo sguardo fisso davanti a sè; la brezza del mare le scompiglia i ciuffi dei capelli. L'odore della salsedine si schianta sulla sua pelle.

Se questa ragazza è peccato, io voglio peccare per sempre.

« Perchè, come ti sto guardando? » le dico, poggiando le mani sul bordo del muretto.

« Come se mi amassi. » risponde a mezza voce, spezzata chissà da quale emozione.

« Ma io ti amo. » affermo, senza nessuna indecisione.

Sydney chiude gli occhi in un'espressione sofferente.

Lancia il mozzicone nella sabbia e poi salta giù dal muretto.

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