Capitolo 11

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Era il quattro luglio, il mare era agitato, l'odore della salsedine era intenso, e le stelle bruciavano alte nel cielo.
Era tutto perfetto, a parte il caldo asfissiante.
A parte il fatto che io non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a Sydney, quella notte.
Era dall'altro lato del falò, eravamo tutti in attesa dei fuochi d'artificio.
I ragazzi avevano abbrustolito la carne sul fuoco, e dopo mangiato avevamo bevuto quasi tutta la birra che ci eravamo portati dietro.
Ariel era al mio fianco, nonostante il suo fidanzato di un tempo fosse presente.
Non mi aveva lasciata un attimo, sapendo della mia cotta disperata per Sydney.

'' Smettila di tormentarti, Chanel. Fà il primo passo e amen. ''
mi diceva quasi ogni mezz'ora, fastidiosa come il trillo di una sveglia.
Ma io mi limitavo a starmene lì, a fissarla da lontano, con le ginocchia strette al petto e il mento poggiato su di esse.
Ero raggomitolata su me stessa come una pallina, tanto da far ridere tutti i nostri amici.

Dopo quella volta in piscina, uno della comitiva di Syd si era invaghito di Ariel, e una cosa tira l'altra, i due erano finiti a letto insieme.
E i suoi amici erano diventati anche i nostri, ed io l'avevo conosciuta.
Non era più una situazione facile.
Non per me.
Ci sentivamo per messaggi, ma la cosa finiva lì. Ogni volta che uscivamo, lei mi evitava, ed io evitavo lei.
Era come se non riuscisse a scattare nulla.
Eppure, una volta tornate a case, finivamo per scriverci messaggi, commentando la serata trascorsa insieme.
Non aveva senso, ed io lo sapevo.
E lei mi piaceva.
Era come restare incastrati in un loop infinito.

Secondo l'onesto parere di Ariel, io le piacevo. E non poco.
Ma come me, forse, non aveva il coraggio di fare passi avanti.
Ma io continuavo a ripeterle, che una ragazza sfacciata come lei, che mi aveva scritto in privato subito dopo aver preso il mio numero dalla chat di gruppo con tutti gli altri, che scherzava e rideva con tutti, non poteva non avere coraggio.
Forse non le piacevo abbastanza, o forse non le interessavo affatto.
Vivo di paranoie, fanno parte di me, come uno strato di pelle in più.

Quella sera però, avevo un'ansia che non riuscivo a spiegarmi.
Continuavo a pensare alle sue parole di ieri sera per messaggi
'' sarà una serata magica. ''
e cercavo di capire a cosa si riferisse.
Magari ai fuochi d'artificio, o comunque a tutto il contesto in generale; il mare, il falò, gli amici e la birra.
Io ne avevo bevuta fin troppa, e avevo smesso soltanto quando una volta incrociato il suo sguardo per puro caso, lei mi aveva scoccato un occhiolino e rivolto un sorriso magnifico.
Lo stomaco mi si era chiuso e la voglia di bere era pari a zero.

Ma le ombre stavano calando,  il sole era sparito da un pezzo all'orizzonte,  la sabbia era fresca,   e io avevo quasi perso le speranze.
Avevo persino costretto Ariel a raggiungere il suo ragazzo e a lasciarmi in pace per dieci minuti.
Mi aveva dato ascolto, e finalmente mi ero concessa un po' di pace.
Sydney sedeva accanto a una sua amica, le gambe incrociate e le teste vicine, chine sul suo telefono. Stavano guardando qualcosa, perché entrambe ridevano come due matte.

Indossava un pantaloncino verde fosforescente, una t-shirt bianca dell'Adidas e degli elastici colorati ai polsi.
I capelli biondi erano legati nella sua solita pettinatura all'indietro, col solito elastico nero.

E quando ho capito che la vicinanza di quella ragazza, mi stava irritando a tal punto da stringere forte i pugni, mi ero decisa ad alzarmi.

Mi ero allontanata, ignara dagli sguardi altrui.
Con le braccia incrociate sotto al seno, mi ero diretta dal lato opposto alla spiaggia, lì dove il molo di Santa Monica si manifestava in tutta la sua bellezza.
Le luci della ruota panoramica, i bagliori aranciati dei lampioni.
Tutto era magico con i colori infuocati del tramonto.

Continuavo a camminare, avviandomi verso la riva.
L'acqua dell'oceano arrivava ad accarezzarmi le caviglie, ed io socchiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalla brezza estiva, dall'odore intenso della salsedine.
Le onde si infrangevano a riva, schiumando. Ed il cielo all'orizzonte si era ormai tinto di blu pervinca.
Dovevo essermi allontanata parecchio, perché il telefono prende a vibrare nella tasca della mia felpa.
Lo tirai fuori, immaginando già un sms di Ariel, che spaventata mi domandava dove fossi finita.

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