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Sacrificabile in un rito azteco
Lunedì c'è la prima partita e io ho voglia di lasciare il paese! Forse non sono tagliato per fare il manager... non ho le spalle abbastanza larghe...
Vuol dire che non sei pronto per indossare il "manto della responsabilità"?
Prima di andare bene a me, il "manto della responsabilità" ha bisogno di considerevoli modifiche.
(Peanuts– Charles M. Schulz)
–Mamma, sono a casa! – urlo.
Il passo successivo è far cadere il borsone sul pavimento e lasciare il trolley all'entrata.
Wolverine è il primo a raggiungermi. Scende le scale con più velocità del normale. Un po' perché chiaramente gli sono mancata, un po' perché i tre chili in meno si fanno sentire. Lo prendo tra le mie braccia, spupazzandolo tutto e ricevendo in cambio delle fusa.
La mamma lo segue a ruota. Sbuca dalla cucina con aria felice. Se fossimo in un cartone animato avrebbe le stelline negli occhi e un'aurea luminosa a far risplendere la sua figura.
–Tesoro mio! Com'è andata? – mi stringe tra le sue braccia.
Ricambio l'abbraccio.
–Benissimo! Sono ancora sacrificabile in qualche vecchio rito azteco. – vado subito al dunque.
D'altronde il "com'è andata?" non può che sottendere il "ti sei chiusa nella stessa camera di Holden? Ci hai fatto qualcosa? Mi farai diventare nonna troppo presto?"
–Che intendi? – corruccia la fronte, scostandosi da me.
–Non sono le vergini quelle che vengono sacrificate nei riti? – le faccio un occhiolino.
Ci mette poco a unire i punti e a capire.
Fa una smorfia di disappunto, rimproverandomi con lo sguardo per la mia palese prese in giro. Tuttavia, sono sicura che sia anche sollevata. Ometto perciò di dirle che io e Holden abbiamo dormito, o quasi, insieme. E soprattutto che tra me, Chas, e Pam una delle tre non è più sacrificabile in nessun rito.
–Sei tutta matta, tu, figlia mia! – mi dà uno scappellotto che riesce solo a farmi ridere.
L'abbraccio di nuovo, divertita e felice di vederla. Forse sono più pronta di lei all'idea che questa quotidianità non sarà più la mia fra poco tempo, però la tristezza di perdere tante abitudini mi pervade allo stesso modo. L'idea di non sentire più la sua voce al mattino, di non avere più davanti agli occhi l'immagine di lei che stringe tra le braccia la scopa come se fosse una chitarra o di quando si trucca davanti allo specchio, con i capelli biondi raccolti con un mollettone colorato. Mi mancherà il suo profumo, sentire la sofficità della sua pelle, perdermi nei suoi occhi scuri, così simili ai miei. Sentirò la mancanza persino dei nostri bisticci; del suo modo di incasinarmi la stanza quando la pulisce, di quando alza la voce anche quando le sono vicina. Del suo modo di cucinare orribile, ma inconfondibilmente suo. Mi mancherà Wolverine; vederlo acciambellato tutto il tempo, sentire il suo musetto sul dorso delle mie mani, mettergli una serie tv su Netflix, sgridarlo per la sua vita sedentaria, immergere le mie dita nel suo pelo dopo una giornata stancante.
–Ti va di vedere un film? Ho preso una giornata libera da lavoro. Magari mi racconti anche com'è andata, tranne la parte sui riti aztechi.
Ridacchio.
–Va benissimo! – accetto all'istante. – Però devi confessare che sei contenta di avere ancora una figlia sacrificabile.
–Contentissima. – solleva le mani, poi mi sorride.
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Un fidanzato come Holden Morris
Teen Fiction|COMPLETA| «Realizzo in pochi istanti che essere una matricola universitaria potrebbe fare davvero schifo. Non sei più uno studente liceale, ma allo stesso tempo non sei ancora uno studente universitario a tutti gli effetti. Sei più un pesciolino ch...