18
Disequilibrio
Non mi va di affrontare i problemi di petto. Penso che il modo migliore per risolvere i problemi sia evitarli. Questa è una mia filosofia ben definita... Nessun problema è tanto grande o complicato che non gli si possa sfuggire!
(Peanuts - Charles M. Schulz)
-Quindi te ne vai. – mi sdraio su un fianco, piantando i miei occhi su Roxanne.
Ha la testa tuffata nel suo armadio e il letto pieno di felpe nere che creano con evidenza un divario tra la sua parte della camera e la mia. Il giorno e la notte. Il Paradiso e l'Inferno. Barbie e la sposa cadavere... cioè, no, non sono Barbie, nemmeno un po'. E quei pochi metri che mi sono concessi non sono così candidi e luminosi.
-Ti mancherò, Portland?
-Ti piacerebbe! Saranno solo quattro giorni, alla fine.
-Quattro giorni in cui avrai la camera completamente libera per volare con il tuo cervellone. E con volare sai benissimo che intendo.
Nascondo la faccia dietro un cuscino. – Smettila di pensare sempre a quello. – la mia voce risulta ovattata.
-A quello cosa? – ha la voce divertita.
-Smettila! – gonfio le guance. – Allora, parliamo di cose serie, tu e...
-Tacchino, patate al forno, mirtilli, fagiolini caramellati, mele glassate e altri dolciumi che mi faranno venire la carie. – elenca, uscendo dall'armadio.
-Cosa? – strabuzzo gli occhi. – Ma che vai farneticando?
-Non mi stavi chiedendo cosa mangerò alla cena del Ringraziamento? – fa la finta tonta, guardando prima una felpa e poi un'altra. Sono perfettamente identiche, ma le osserva come se innumerevoli dettagli le rendessero completamente diverse.
-No, in realtà stavo per chiederti quando ti deciderai a parlarmi di te e PJ. – sollevo le sopracciglia, attenta a non perdermi nemmeno una sua reazione. Non sono mai stata troppo brava con il linguaggio del corpo, ma non deve essere così difficile interpretare la sua postura.
Vedendo la sua impassibilità, però, mi costringo ad ammettere che invece sia difficile eccome, soprattutto se il soggetto da analizzare è una ragazza musona e burbera che si chiama Roxanne. Mi ignora, infatti, optando come nulla fosse per la felpa che stringe nella mano destra che, al contrario di quella che ha nella sinistra, ha una riga verde che percorre il cappuccio. Poi la piega, prende un paio di cinture da un cassetto e infila tutto nel suo trolley.
-Far finta di non avermi sentita non ti servirà a nulla, perché proprio come tu mi tartassi con le tue ammonizioni, così posso farlo anch'io. Dunque, - mi schiarisco la voce, preparandomi all'attacco. - Roxanne, tra te e PJ cosa succede? Non succede nulla o succede qualcosa? Deve star succedendo per forza qualcosa perché il modo in cui lui ti guarda e si comporta dimostra che gatta ci cova, per non parlare del modo in cui tu lo faccia, che è indice se non di interesse, chiaramente di curiosità, di attrazione, di... - opto per la strategia 'colpisci finché non c'è cedimento'. Me l'ha insegnata Holden.
Lei, in risposta, gira lentamente su sé stessa, poi punta i suoi occhi verdi su di me, aggrottando così tanto le sopracciglia da farle sembrare un'unica linea distorta e scura.
-Vuoi morire o cosa? – borbotta.
-O cosa. – le sorrido, innocente. – Allora, ti piace sì o no?
Sbuffa, poi si siede sul letto e prende a giochicchiare con il polsino della felpa che indossa. La frangetta, diventata più lunga, a coprile completamene gli occhi nel momento in cui li abbassa sulle sue dita.
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Un fidanzato come Holden Morris
Teen Fiction|COMPLETA| «Realizzo in pochi istanti che essere una matricola universitaria potrebbe fare davvero schifo. Non sei più uno studente liceale, ma allo stesso tempo non sei ancora uno studente universitario a tutti gli effetti. Sei più un pesciolino ch...