Spare

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Spare

Non capisco neanche cos'è che non capisco.

(Peanuts – Charles M. Schulz)

Il garage dove suonano gli Shangs dista solo un isolato dal canile.

Ha un aspetto retrò ed è più grande di quanto immaginassi. Venerdì, dopo il lavoro, trovo ad aspettarmi anche Imogen. Ha una scopa tra le mani e spazza della polvere da un vecchio e logoro tappeto persiano che copre il pavimento grigio della stanza. Le pareti sono pregne dell'odore della benzina e del metallo, proprio come aveva detto Andy, e una vecchia e alquanto arrugginita Harley Davidson troneggia accanto ad una delle pareti. Su tutte vi sono poster, di cui tre solo degli Arctic Monkeys, fotografie di vario tipo, soprattutto polaroid che ritraggono linguacce e pose 'rock n' roll', e un cartellone pieno di glitter autografato da non so chi. Delle lampade vintage, con paralumi più da bazar che da garage, fanno luce dagli scaffali di un mobile di metallo dove intravedo pile di CD, un vecchio giradischi e alcune cuffie a padiglione e auricolari. Ai lati della stanza sono disposte delle casse acustiche e una miriade di fili copre lo spazio accanto agli strumenti. Li guardo e sorrido come una bambina di fronte a un lunapark. C'è un microfono, una chitarra elettrica che ciondola da uno dei manubri della moto, e la batteria. Sulla cassa, verniciata di un lucido nero, è inciso in rosso il nome della band. La prima 'S' è scritta al contrario, ricordando la forma sinuosa di un serpente. Delle ali d'angelo, bianche e aperte, sfiorano le punte inferiori delle due 'S'.

–Eccola, Super Kat, la mia eroina preferita. – Imogen molla la scopa e mi saluta con un abbraccio che mi sorprende, ma che ricambio con calore.

Profuma di caramelle all'anice. Il suo golfino azzurro mi solletica i palmi delle mani, mentre le ciocche di capelli rosa più corte fanno lo stesso con la mia guancia.

–Eccola, la cantante dei prossimi Nirvana. – sorrido.

Caccia un urletto, mettendosi a ridere. Andy ci guarda divertito, con gli anfibi incrociati l'uno sull'altro e le mani in tasca.

–Hai disegnato tu il logo della band, vero? – gli chiedo. Domanda scontata, ma non si sa mai.

–E chi altri, se no! – solleva un angolo delle labbra.

–Ovviamente abbiamo dato a lui questa rogna, così abbiamo anche risparmiato sulla grafica. – scherza Imogen, affiancandolo e cingendogli le spalle con un braccio. Lui fa scontrare il suo capo contro quello di lei. Si passano almeno dieci centimetri di differenza.

–Da quanto siete amici? – domando.

–Dalle superiori. Siamo tutti e tre di Trenton, anche Daniel. – risponde il mio amico. – Si vede che la sopporto da tanto?

–Se mai sono io a sopportare due scansafatiche come voi due. – sbuffa lei.

–Si vede che vi volete bene. – li deludo.

Sollevano entrambi gli occhi al cielo, ma non mi sfugge come Andy le si faccia più vicino. Imogen gli scocca poi un bacio sulla guancia.

– Allora, – mi schiarisco la voce. – mi spiegate un po' come... funziona? Di quali parti è costituita la batteria? Di chi è quell'autografo? Chi è quella band di capelloni su quel poster? E come fate a organizzare le varie serate? – comincio a straparlare.

–Visto com'è? Non è buffa? – Andy fa finta che non ci sia, rivolgendosi a Jenny.

–Ho visto, ho visto. Ora capisco perché tu la voglia tutta per te durante i turni. – risponde lei, sollevando le sopracciglia.

Un fidanzato come Holden MorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora