Speciale - Il supereroe sfigato

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SPECIALE

La La Land dal punto di vista di Holden

Il supereroe sfigato

Va tutto bene, questa è la mia nuova filosofia.

(Peanuts- Charles M. Schulz)

Un raggio di sole trapassa il tessuto della tenda che copre la finestra. Mi colpisce dritto negli occhi.

Di istinto mi porto l'avambraccio a nasconderli.

Sono sveglio da almeno tre ore. Anzi, credo proprio di non essermi nemmeno addormentato. Ricordo di aver forzato le palpebre a rimanere calate, ma anche riuscendoci il sonno non è riuscito a farmi suo prigioniero.

Sbircio l'orario sul mio cellulare. È prestissimo. La natura si sta svegliando un cinguettio alla volta e anche se il sole inizia ad essere invadente, non riesce ancora a convincere tutti che sia meglio abbandonare il mondo dei sogni.

Poggio le dita della mano sinistra sul petto. Sento il cuore battere veloce sotto i miei polpastrelli. Oggi più di sempre.

Per tanto tempo avere il batticuore era quasi sempre un cattivo segno.

Il battito accelerava quando sentivo parole sgradevoli, rumori troppo forti, frasi dal sapore amaro. Quando i miei occhi scrutavano la violenza. In ogni angolo. Quando sentivo il panico farsi strada in ogni mia cellula.

Poi c'è stata Malia.

Malia è stata la prima ragazza che abbia catturato la mia attenzione, facendomi chiedere come sarebbe stato ricevere una carezza sulla guancia da una mia coetanea e non dalla mamma. Come sarebbe stato tenere una ragazza per mano. Andare al cinema insieme. Guardarci negli occhi come persone legate da qualcosa di più della semplice amicizia.

Lei era l'unica in grado di farlo battere veloce per qualcosa che non fosse la paura, l'ansia, l'angoscia, l'impotenza.

Poi, però, ho conosciuto Kathleen.

Lei mi ha dimostrato che quello che provassi per la mia adorabile amica fosse qualcosa di prettamente infantile. Dolce e tenero, ma dal sapore bambino.

Con Kathleen è stato totalmente diverso. Lei è riuscita, senza fare nulla di particolare, semplicemente esistendo, a far battere questo strano muscolo che sbatte contro le costole, ad una velocità quasi spaventosa. Da capogiro. Ci è riuscita con i suoi occhi scuri, con il suo profumo ammaliante, con la sua bocca che è stata la prima a baciare la mia, con i suoi sguardi che mi fanno sentire amato. Che mi fanno sentire bello. Bello in un modo che qualsiasi superficie riflettente ogni giorno vuole ricordarmi che io non sia. Ma, al diavolo ogni specchio, io le piaccio e va bene così.

Taylor, al mio fianco, dorme nella stessa posizione che gli ho visto fare tante volte da quando eravamo piccoli. Dorme sul fianco destro, con le braccia incrociate sul petto, le ciocche bionde a coprirgli la fronte e le labbra leggermente dischiuse. Sembra quasi un cherubino. Oppure un arcangelo, a voler esagerare. Uno di quelli che gli artisti di una volta potevano ritrarre sulle cupole delle chiese più importanti. Con una spada tra le mani dalla pelle dorata, pronto a tagliare la testa a qualsiasi diavolo, a sfidare il fuoco e le fiamme per far vincere la luce sulle tenebre.

Mi alzo dal letto. Le molle cigolano leggermente.

Osservo il sole che pian piano sorge. Squarcia il cielo latteo con una luce ancora pallida, ma potente. Rimango a guardarlo per minuti che a me sembrano ore. Penso. Penso che anche questi giorni stiano finendo. Domani faremo le valigie e tanti saluti a questa piccola favola. Mi chiedo cosa mi aspetti. Iniziare il college. Studiare nella stessa università in cui sono intrappolate le ombre di Albert Einstein e di John Nash e di altri mostri sacri della matematica, della fisica, dei numeri. Ho paura e ansia. Nulla di esagerato, ma quel tanto che basta ad impensierirmi. Sospiro. Non credo sia il momento giusto per pensare a quello che potrebbe accadere in quello che è un futuro prossimo, ma che è pur sempre futuro. Un 'ansia alla volta. Per oggi credo di averne abbastanza.

Un fidanzato come Holden MorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora