Entanglement

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Un'intera montagna di ricordi non uguaglierà mai una piccola speranza.

(Peanuts – Charles M. Schulz)

Una voce femminile reclama la mia attenzione. Sento il mio nome ripetersi più volte, in modo sempre più preoccupato. Poi qualcosa di forte mi giunge alle narici, e pian piano le mie palpebre si aprono, un filo di luce alla volta.

–Kat, cucciola! – Kendra mi stringe tra le braccia, allontanando da sé una boccetta di chissà cosa. – Che è successo?

–Kendra. – le dico, tirandomi a sedere con calma.

–Stai bene? Quante sono queste? Come ti chiami?

–Mi hai già detto tu come mi chiami. E quelle sono quattro dita.

Strabuzza gli occhi.

–Ti sto solo prendendo in giro. Sono tre! – ridacchio.

–Eri più di là che di qua e ti permetti anche di fare certi scherzi. Scema! – mi dà un buffetto. – Come stai? All'improvviso hai reagito come se avessi visto un fantasma.

La mia mente impiega qualche secondo per riattivarsi. – Oh sì, Kendra. Non puoi capire. Non so cosa mi sia preso. Devo aver avuto un colpo di sonno. Ho avuto un incubo. Ho sognato di rivedere un ragazzo del mio passato. – sciorino.

Inarca un sopracciglio. – Hai sognato anche che il ragazzo in questione ti abbia preso tra le braccia prima che capitolassi a terra, che ti abbia portato di corsa in questa stanza, dopo averci chiesto dove potessimo adagiarti, – ha usato proprio questo termine. – e che ora sia volato in una caffetteria per prenderti qualcosa di dolce?

–Tutto tranne la parte sull'adagiarmi e quella della caffetteria. – biascico. – Come fai a saperlo?

–Hai perso di brutto i sensi, eh! – fa un mezzo sorriso.

Non aggiunge altro. Vuole che ci arrivi da sola. Collego allora poco a poco le sinapsi, cominciando così a sentire la preoccupazione attraversarmi ogni angolo. La pelle d'oca si fa strada sulle mie braccia, sento dei brividi lungo la nuca e le dita delle mani d'un tratto prendono a tremarmi.

– Non è stato un sogno, vero?

–Se il ragazzo del tuo passato si chiama John Foster... direi di no. – si siede al mio fianco. – Dai, racconta. Il destino chi ha voluto che ritrovassi?

Torno a distendermi, piantando le braccia lungo i fianchi in una posa che dall'esterno deve farmi sembrare una morta. Un po' mi ci sento, una morta. O meglio, sento che di colpo è tornata a farmi visita una parte di me che credevo fosse morta, lontana da me, da anni.

Sento un vociare da dietro la porta che chiude lo stanzino dove mi trovo. Attorno al sofà dove sono sdraiata ci sono scaffali pieni di fogli, fatture, elenchi telefonici, cataloghi e libri di varia natura. L'aria sa di chiuso e di carta. Kendra mi guarda, curiosa. Non le parlo, però. Cerco di convincermi che sia davvero un sogno quello che sto vivendo. Stringo forte gli occhi, conficcando le unghie nei palmi delle mani. Se fosse tutto vero, mi convinco anche di questo, potrei comunque anche essermi sbagliata sul volto di John Foster. L'ho visto per pochi secondi e alcune voci si assomigliano tra loro. Devo essermi fatta anche condizionare dalle informazioni che ho raccolto su di lui. La matematica, la bella voce, l'università importante. Sono tutte coincidenze. Per forza. Deve essere così.

Ma se non lo fossero?

Qualcuno bussa e io sento ogni arto irrigidirsi con maggior intensità. L'idea di dover affrontare una realtà alla quale non so né pronta, né preparata, mi spaventa. Kendra mi dà una gomitata, poi la sento sollevarsi e avvicinarsi alla porta.

Un fidanzato come Holden MorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora