38-JAY

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Hank diede l'ordine di contattare la polizia delle città di provenienza delle ragazze scomparse per tentare di capire se avesse lasciato una qualsiasi prova.
Il primo distretto di polizia a richiamare fu quello di Decatur, un comune con poco meno di ottanta mila abitanti, situato nella contea di Macon, nell'interno dello stato dell'Illinois.
Il comandante della polizia ci disse che un furgone nero risultava essere entrato nella città cinque volte nell'ultimo mese. Ci guardammo tutti negli occhi e prendemmo coscienza che eravamo vicini a trovare la mia ragazza, la mamma dei miei bambini e la nostra collega.
<Chiamo la comandante Crowley per avvisarla che abbiamo delle novità sul caso e che per questi dobbiamo andare nella contea di Macon, a Decatur> affermò Voight.

Se non avesse risposto, saremmo partiti comunque. Ora che sapevamo dove si trovava, non avremmo perso un solo minuto; io non avrei perso neanche un istante perché c'era troppo in gioco.
Chiesi alle amiche di portare Makita a casa del sergente dove si trovava la sua famiglia e corsi alla mia vecchia auto con Mouse al seguito. Sarebbe venuto anche lui perché il sergente voleva essere sicuro di ciò che si sarebbe scoperto laggiù e, una volta entrato in auto, partii a tutta velocità.

Il mio amico, rendendosi conto della guida che avrebbe dovuto affrontare, si strinse alla cintura di sicurezza facendomi ridere; doveva essere abituato a strade più sconnesse e non lamentarsi per una partenza così imprevista.
<Se continui a guidare così, non ci arriviamo nemmeno a Decatur> sentenziò stringendola ancora più forte fra le mani quando sorpassai un auto,che intralciava il cammino.
Dallo specchietto retrovisore vidi le altre tre macchine della squadra con i lampeggianti che mi seguivano, sostenendo la mia stessa velocità. Ci tenevamo in contatto con le radio, ma di questi se ne occupava Mouse perché io ero troppo concentrato sulla strada.
Un giorno ci avremmo sicuramente riso per questa trasferta, ma ora non era il momento e lo aveva capito. Per questo continuava a smanettare sul computer in cerca di qualcosa o semplicemente per stemperare la tensione che si era creata.

A metà strada ci fermammo per fare il pieno di benzina all'auto e mangiare qualcosa, ma io avevo lo stomaco serrato per la tensione.
Era tanto se riuscivo a parlare.
Tanto era il bisogno di raggiungere la città il prima possibile, che li feci letteralmente ingozzare; anzi gli feci ordinare tutto da asporto e mangiarono in macchina.
<Amico tieni le patatine, non mangi da ieri sera. Sono quasi trenta ore> tentò Mouse, ma non gli diedi nemmeno retta aprendo il finestrino.

L'orologio dell'auto segnava quasi le sei del mattino e una palla di fuoco si alzava in cielo, possente e splendida come sempre. Sembrava promettere bene, ma ultimamente faticavo ad essere ottimista.
Qualcuno mi avrebbe potuto definire pessimista.
Avevo continuato a mantenere una velocità sostenuta, che in alcuni momenti, quelli in cui si impossessavano della mente i pensieri più bui e negativi, arrivava a 210km/h.
Avevo superato ogni limite di velocità possibile ed ero consapevole che la comandante Crowley mi avrebbe dato un liscio e busso, ma speravo anche che nel momento in cui saremmo tornati a Chicago, c'era anche Erin.

A lato della carreggiata vidi il cartello con il nome della città interessata e, se da una parte mi rilassai, dall'altra accelerai ancora per arrivare prima al distretto del comandante.
Con la coda dell'occhio sbirciai Mouse che dormiva stretto alla cintura; era buffo e pensai che quando tutta questa storia sarebbe finita, gli avrei offerto molto più di una birra, la quale non avrebbe potuto ripagare tutta la pazienza che aveva avuto durante tutto il tragitto.
Se ci fosse stato un altro degli altri detective, avrebbe preteso che smettessi di guidare.

Il navigatore segnava due minuti alla destinazione e decisi di tornare ad una velocità di 200 km/h per inchiodare di fronte all'entrata. Per quella frenata brusca, rischiai di far prendere un infarto a Mouse che si svegliò con gli occhi fuori dalle orbite.
Diedi una rapida occhiata ai miei colleghi che parcheggiarono a spina di pesce in mezzo alla strada e tutti assieme entrammo.
Ci accolse un signore di mezza età, canuto e un po' in carne, il quale ci informò che il comandante si era assentato qualche minuto e sarebbe tornato fra poco; rammentai di aver pensato che in una situazione del genere non ci si poteva assentare senza una motivazione perché c'erano in gioco ventuno vite umane, più due bambini. I miei bambini.

Squadrai Voight, poi il resto della squadra e mi resi conto che tutti più o meno pensavano la mia stessa identica cosa, probabilmente con parole diverse, ma il concetto era quello. <Cosa avete scoperto?> chiesi rivolto all'uomo, che scoprii essere il sergente Wilson.

<Il comandante non ne ha parlato molto... Ha soltanto detto che lo stesso furgone nero era entrato in città cinque volte nell'ultimo mese e uscito; pensa però che spesso sia passato per delle strade secondarie, di campagna dove non ci sono telecamere...> ci informò sistemandosi gli occhiali che gli erano scesi sul naso.
Da quanto tempo non era sul campo?

<Ok, grazie> iniziò Voight <Abbiamo bisogno di una pianta di tutta la città> chiese, ma più che una richiesta era un ordine. Il sergente non si smentiva mai.

<Sì certo, gliela faremo avere subito> controbattè e si volto per fermare un giovane poliziotto di pattuglia e richiedere la piantina.
Il comandante finalmente fece la sua comparsa nella stanza e si presentò con una calma estenuante.
Ma siamo sicuri che sono poliziotti questi?
Scoprii che si era assentato per prendere un caffè e qualcosa da mangiare perché, disse, era dalla sera prima che non toccava cibo; io invece erano trenta ore esatte che non mettevo qualcosa sotto ai denti e il solo pensiero mi faceva vomitare.

Com'è si poteva pensare di mangiare in una situazione del genere?

Parlava, parlava.
Gli piaceva discorrere, raccontare aneddoti sulla vita in quella città, sul lavoro.
Stava per dire un'altra cazzata, ma lo interruppi in tempo; se fossimo stati in un'altra situazione, avrei potuto tollerare tutte le battute e forse avrei anche riso, ma ora non ero dell'umore adatto.
<Ci sono state segnalazioni riguardo il furgone?> probabilmente ero risultato scorbutico, ma non mi importava. Il comandante disapprovò. <Ci serve una lista di tutte le case in vendita o in affitto nella zona della campagna> Annuì sedendosi alla scrivania dalla quale telefonò per reperire quelle informazioni.

Trascorse un intero pomeriggio prima di riuscire a restringere il campo a due proprietà, in posizione centrale rispetto ai tragitti percorsi dal furgone per rapire le sue vittime: una casa bifamiliare e una fattoria. La prima però, io l'avevo scartata a priori perché solo una parte era stata di recente messa in affitto.
La seconda dalle carte dell'agenzia risultava essere stata affittata tre mesi fa da un ragazzo affascinante, così disse l'agente immobiliare con cui parlò Upton. Quando però le mostrò la foto del sospettato, la donna non era certa che fosse lui perché aveva indossato tutto il tempo un berretto blu scuro e gli occhiali da sole.
Ero certo che questa fosse la casa che cercavamo.

Misi il cellulare in silenzioso, in modalità aereo e lo lasciai nel portaoggetti dell'auto; non mi interessava se Jessie, Will o i miei genitori mi cercava, avevo di meglio da fare: liberare la mia ragazza.
Preceduti da tre auto della polizia di Decatur, ci fermammo a cento metri dalla proprietà; spegnemmo i lampeggianti e l'auto per poi muoverci a piedi tra gli alberi coltivati.

Ci dividemmo in due squadre: io, Voight e Dawson e tre uomini della polizia entravamo da davanti, i restanti dal retro.
Più ci avvicinavamo e più le luci della fattoria si facevano forti; notai sul lato destro dell'abitazione il furgone nero con le porte dietro aperte, come se Stanley stesse caricando o scaricando qualcosa.
Ci spostavamo cauti e i tre poliziotti a me sconosciuti sbirciarono all'interno del furgone: c'erano cinque ragazze imbavagliate. Gli dissero di non agitarsi e si nascosero nella penombra avvisando la radio di inviare diverse ambulanze.

Io, Voight e Dawson proseguimmo. Ruzek tramite l'auricolare affermò che, all'interno del capannone, avevano trovato altre ragazze, anche esse imbavagliate e molto provate.
Ci avventurammo all'interno della casa; il pian terreno er pulito, libero come se non fosse mai stato utilizzato. La tensione mi attanagliava lo stomaco e i pensieri più bui presero possesso anche dell'ultimo briciolo di speranza.
Lentamente salimmo al piano di sopra.
Dawson aprì la prima porta, niente. Era un bagno.
Voight la seconda, niente. Era un altro bagno.
Stavo per aprire la terza, ma dei rumori ovattati provenienti dall'ultima porta sulla sinistra catturarono la nostra attenzione.
Il sergente contò con le mani fino a tre e a quel punto spalancammo la porta.
Una ragazza era distesa con i polsi legati alla testiera del letto. Aveva l'intimo abbassato; non mi avvicinai neanche. Qualcos'altro aveva catturato la mia attenzione.

If I Told You that I Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora