24-JAY

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8 mesi dopo

Mi era mancata Senigallia con il suo mare e la confusione tipica del mese di luglio: turisti, feste, ragazzi che uscivano fino a tardi sera, musica. Per questo avevamo deciso di andare al mare da mia cugina Camilla, lì non c'era tutta la calca e ci si poteva rilassare (specialmente al mattino) poiché, scopo principale di questa vacanza, era staccare da tutto cercando di lasciare alle spalle quanto accaduto nell'ultimo periodo dell'anno precedente.

Avevamo trascorso tutta la giornata al mare e stasera avevo prenotato da Qubetti, un locale sul lungomare poco distante dall'hotel; noi ragazzi eravamo già pronti da tempo quando le ragazze decisero di fare la loro apparizione nella hall: Erin indossava un jeans strappato con un top bianco semplice; Jessie un vestito rosa pastello; Kim un vestito a righe bianche e blu lungo fino ai piedi e Hailey una tuta corta a fiorellini. Era incredibile vedere che rapporto stavano costruendo la mia ragazza e la nuova detective, che per diverso tempo aveva visto di cattivo occhio; inoltre da quando si era assunta la responsabilità di fare da madre a Jessica, era divenuta una persona migliore sotto tutti gli aspetti. Oggi però si vedeva che stava male perché aveva occhiaie profonde, il viso stanco e i movimenti li faceva con fatica; in più a pranzo aveva toccato sì e no metà panino, ma aveva cercato di assecondare tutto ciò che chiedeva la sua figlioccia.

Cinque minuti dopo eravamo seduti al nostro tavolo nel ristorante con i menù aperti per scegliere cosa ordinare e alla fine optammo per due pizze e le patatine, birra e coca-cola; non trascorse troppo tempo prima che i camerieri portassero le pietanze e anche questa volta Erin sbocconcellò un pezzetto di pizza e qualche patatina, ma questa volta se ne accorsero tutti che non stava bene tanto che Hailey e Kim si scambiarono un'occhiata strana che solo le donne riuscivano a decifrare. <Ragazzi io me ne torno in hotel, non mi sento affatto bene> ci informò la mia ragazza dopo essere usciti dal locale, pronti a girare un po'.

<Vengo con te> aggiunse Hailey affiancandosi. Le salutammo e notai che Jessie aveva uno sguardo inquieto così, dopo aver fatto andare avanti gli altri, mi abbassai al suo livello e la guardai negli occhi <Ehi piccoletta, Erin sta bene. È solo un po' stanca per il fuso orario; domani tornerà quella di sempre> annuì e si arrabbiò per come l'avevo chiamata, visto che odiava quel soprannome.

<Quando uscirete allo scoperto?> chiese di punto in bianco <Perché non è giusto che sia Hailey quella che deve occuparsi di lei, ora...>

<Hai ragione, ma non è così facile... Piccoletta... e poi credo che adesso Erin abbia bisogno di una figura femminile adulta> Sembrò tranquillizzarsi, le baciai una guancia e raggiungemmo gli altri che erano fermi davanti ad una farmacia; Ruzek mi informò che Kim era entrata a comprare una cosa e che poi sarebbe tornata in hotel dalle altre mentre noi potevamo stare ancora in giro. Così fu. Percorremmo quattro volte il lungomare e alla fine decidemmo di rientrare, ma a quel punto Erin uscì dalla stanza e mi condusse in riva al mare dove potevamo parlare in tranquillità. Una leggera brezza le scompigliò i capelli rendendola più bella del solito, aveva uno sguardo stanco ma al tempo stesso contento e felice e io ero impaziente di capire cosa doveva dirmi di tanto urgente. <Appena torniamo a Chicago, dobbiamo informare Hank della nostra relazione; mi sono stancata di fingere. Voglio poterti abbracciare, stringere e baciare in pubblico senza il timore di essere scoperta> mi baciò passionale <C'è un'altra cosa... Questo malessere non è dato dal fuso orario, almeno non completamente, ma perché> respirò profondamente e sperai di sentire quelle parole magiche <Perché sono incinta> borbottò. Tutti i tasselli si misero apposto e l'abbracciai sbaciucchiandole tutto il viso. Piansi di gioia e decisi che l'indomani sarebbe andata a fare alcuni test in ospedale per capire da quanto lo fosse e se stesse bene; magari le avrebbero dato qualcosa per le nausee e la spossatezza. <Speriamo solo che ci siano solo infermieri e dottori uomini...>

<Che stai dicendo?> chiesi confuso.

<Anche se sto poco bene, mi sono accorta delle occhiate che ti mandano le ragazze di ogni età...> era gelosa, glielo leggevo negli occhi e non poterle fare capire in pubblico ciò che sentivo mi distruggeva.

<Non sarai mica gelosa? Non ci posso fare molto, la mia famiglia è conosciuta e sanno tutti che la bellezza è di famiglia...> inarcai un sopracciglio pria di ricevere un pugno scherzoso sulla spalla <Gli altri lo hanno capito?>

<Hailey e Kim sanno tutto; i ragazzi penso che abbiano capito solo che stiamo insieme> mi informò sorridendo <Fino al nostro rientro a Chicago, possiamo smettere di fingere? Non ce la faccio più; è snervante non poterti stringere la mano, baciarti o semplicemente abbracciarti...> la baciai per farla smettere di parlare e assaporare nuovamente le sue labbra.

<Dovremmo rientrare e rassicurare la piccoletta. Era abbastanza preoccupata> conclusi prima di entrare nella hall; raggiungemmo il terzo piano e ci dirigemmo nelle nostre stanze. Adam e Kevin erano distesi a torso nudo sul letto matrimoniale a guardare una replica di una partita di calcio alla tv, ma non appena vi misi piede spensero tutto in attesa di spiegazioni. Li informai solo della relazione con Lindsay, non della gravidanza, però aggiunsi anche che l'indomani non sarei stato con loro almeno per la mattinata.

<Eh amico> sospirò Kevin <questa volta l'avete combinata grossa tu e Lindsay> mi diede una pacca sulla spalla. Ne ero più che consapevole: non sarebbe stato facile fargli accettare la relazione, men che meno la gravidanza

If I Told You that I Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora