26-JAY

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Con un bambino Hank avrebbe potuto anche soprassedere, con due no.
Mi avrebbe ucciso. Non so in che modo, ma lo avrebbe fatto e avrebbe allontanato Erin da me.
Questo era il pensiero che mi faceva più male: non sarei riuscito a sopravvivere.

In camera i due uomini erano già svegli con addosso solo gli shorts del costume; mi cambiai rapidamente prima che qualcuno bussasse alla porta. Kim e Hailey erano in piedi sulla soglia, in pigiama e spettinate, con in mano una pochette e i rispettivi costumi.
<Ma come siete deliziose> scherzò Kevin beccandosi un pugno dalla seconda che nel frattempo si era seduta, con la schiena al muro, sul letto singolo dove teoricamente dormivo io.
<E tu è ora che trovi la ragazza> rispose sulle rime la diretta interessata, mentre io e Adam ci godevamo lo spettacolo <Comunque è colpa della sua ragazza> mi indicò rapidamente <Doveva parlare con Jessie>
<Voi ci state nascondendo qualcosa> si intromise Adam, dopo aver notato una nostra occhiata complice <Non sarà mica incinta?> ci aveva preso in pieno e lo capì da come mi agitai sui piedi improvvisamente incapace di stare in piedi. <Male, molto male> sentenziò.
Anche Kevin rimase sorpreso, ma questo momento fu interrotto da due colpi, delicati, sulla porta. Aprii e le mia ragazza e la piccoletta entrarono in tutto il loro splendore: la prima profumava di vaniglia e i capelli ancora bagnati raccolti in due trecce lasciavano intuire che avesse appena fatto la doccia; la seconda aveva i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle e un sorriso smagliante in volto. Improvvisamente in lei rividi la madre e mi mancò l'aria, la sua voce riecheggiava nitida nelle orecchie. La sentii schernirmi per poi affermare che dovevo fare l'uomo.
Uscii sul terrazzo e boccheggiai in cerca d'aria, le nocche che stringevano la balaustra sbiancarono e ogni muscolo si tese. Una mano mi carezzò fra le scapole e sortì come calmante per i miei muscoli. Era Erin, solo lei aveva quel tocco delicato.
<L'ho rivista. Ho sentito la sua voce. Ho rivissuto uno dei nostri battibecchi...> farfugliai ancora non completamente connesso con la realtà.
<È tutto okay, sono qui> mi tranquillizzò non smettendo di muovere ritmicamente la mano
<Ogni tanto è dura anche per me> affermò persa nei ricordi <Spesso, mentre dorme, mi soffermo ad osservarla e penso... Penso a quanto la vita sia stronza, ma anche bellissima perché se da una parte ci ha tolto tutto, dall'altra ci ha regalato una seconda possibilità> sembrava che stesse parlando da sola, come se stesse parlando di sé <Ci ha dato amici, amore e famiglia... Magari non di sangue, però ringraziando Dio ce ne ha dato l'opportunità> la voce le si crinò però non si scompose. Rimase a fissare un punto indefinito all'orizzonte, una mano appoggiata alla mia schiena l'altra appoggiata alla balaustra. Solo allora la feci voltare verso di me e posai le mie labbra sulle sue, in un bacio rassicurante e pieno d'amore. <Il suo ricordo vivrà sempre in noi> concluse. Sorrisi sulle sue labbra prima di percepire la presenza di qualcuno sulla soglia della finestra.
C'era Jessie che voleva sapere se volevamo scendere con gli altri a colazione; annuimmo all'unisono e strinsi a me anche la piccoletta.
La sala dove si svolgeva la colazione era semi-deserta e il tavolo del buffet stracolmo di prelibatezze che mi limitai a prendere, se volevo fare il bagno al mare prima del pranzo.

In spiaggia per prima cosa facemmo il bagno perché fuori ci si scioglieva; l'acqua non era limpidissima però era fresca, forse perché era ancora presto e non c'era molta gente. Il cielo era limpido e la spiaggia semideserta. Con Kevin e Adam nuotammo fin dopo gli scogli, dove non si toccava, e osservammo le quattro sagome delle ragazze in lontananza poiché si erano fermate poco dopo la secca.
Successivamente giocammo a pallavolo prima di pranzare e stenderci sotto all'ombrellone; Kevin si era seduto sulla sedia, Hailey sullo sdraio, Kim e Adam erano stesi abbracciati in un lettino mentre io e Erin ne occupavamo un altro e Jessie era stesa al sole.

<Dai, lasciamoli dormire...> qualcuno sussurrò; ero troppo stanco per schiudere anche solo un occhio ma nonostante ciò avvicinai ancora il corpo di Erin al mio.
Passò ancora diverso tempo prima che ci svegliammo; il sole, già alle nostre spalle, predominava ancora sul cielo limpido e la temperatura era sicuramente aumentata rispetto alla mattina. Mi guardai attorno e notai che la spiaggia si era riempita di ragazzi, i nostri colleghi erano già svegli e parlottavano tra loro. Questi erano bagnati, probabilmente erano stati in acqua, poi osservai la ragazza affianco a me che stringeva ancora la mia mano appoggiata sul suo addome e le posai un dolce bacio nell'incavo del collo.
<Buongiorno bellissima, come stai?> domandai ancora con le labbra sulla pelle baciata
<Buongiorno bello> si voltò appena affinché potesse osservare il mio profilo <Sto meglio, grazie; ma Jessie?>
<È in acqua con Camilla> si intromise Kevin mentre si accingeva ad asciugarsi il viso. Mi alzai dal lettino e mi diressi dalla piccoletta che giocava a palla con mia cugina e il suo gruppo, costituito da quattro ragazzi e dodici ragazze.
Non appena si accorsero della mia presenza, smisero di giocare e le ragazze rimasero imbambolate ad osservarmi; i ragazzi, al contrario, mi sfidarono con lo sguardo, probabilmente qualcuna era la propria ragazza. Camila e Jessica si avvicinarono e la prima mi informò che stasera tutti noi saremmo stati a cena a casa di nonna Carla.
Ma un po' più di preavviso no?” pensai.
Annuii e osservai la piccoletta correre tra le braccia della mia ragazza la quale salutò mia cugina; tentennammo entrambi se stringerci la mano oppure rimanere a debita distanza. Quest'ultima ci sembrò l'opzione migliore e, solo dopo esserci allontanati da sguardi indiscreti, ci baciammo e lei mi cinse la vita con le gambe.
<Ehi, posso farti una domanda?> fece cenno di sì <Cosa significano i delfini per te e tuo fratello?>

If I Told You that I Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora