Capitolo 27

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La porta si spalancò, la professoressa McGranitt si avvicinò subito a loro, l'espressione preoccupata e il volto pallido differiva parecchio dalla faccia del professor Silente che, dietro di lei, se l'era presa più comoda avvicinandosi tranquillo al lettino su cui il ragazzo era sdraiato.
Ron giaceva pallido sotto le coperte ancora privo di sensi.
La professoressa di Trasfigurazione si fermò affianco al professor Lumacorno, particolarmente scosso, e Piton, mentre Silente esaminava più da vicino il ragazzo sdraiato, gli tastò il polso e gli aprì leggermente gli occhi vacui, prima di restare ad esaminarlo in silenzio.

Affianco a lui era seduta Hermione, mentre Ginny e Harry aspettavano in piedi alle sue spalle, Madame Pomfrey si avvicinò a Ron ed iniziò a visitarlo. Tutti i presenti osservavano in silenzio la scena finché il preside non parlò: "É stata proprio una fortuna che Harry conoscesse l'antidoto" il ragazzo deglutì riscosso dai suoi pensieri e dalla preoccupazione annuendo distrattamente, prima di rivolgere di nuovo lo sguardo sull'amico, Silente intanto si volse verso Lumacorno che ancora scosso e quasi tremante seguiva ogni movimento dell'infermiera: "Sarai molto orgoglioso del tuo alunno Horace" il professore ebbe un sussulto prima che il suo sguardo sfrecciasse sul preside e di nuovo su Ron, borbottando: "Si, orgoglioso...molto orgoglioso".

La porta si spalancò per la terza volta nel giro di mezz'ora, Lavanda Brown entrò affannata nell'infermeria, Silente la schivò per un soffio, mentre lei accorreva vicino al letto, respirava forte e quasi tremava, rendendosi a tratti ridicola: "Che cosa gli é successo?" Chiese impanicata: "Che gli avete fatto?" Strillò rivolgendosi ai ragazzi che la guardavano ora con disappunto. Il professor Piton, che era rimasto in silenzio fino a quel momento si avvicinò di poco alla ragazza: "É stato solo un errore, una leggerezza- si girò leggermente guardando di sbieco il professore di pozioni dietro di lui- del professor Lumacorno" Lavanda fece scattare lo sguardo da Piton all'uomo dietro di loro che non sostenne lo sguardo della ragazza, sospirando colpevole.

Madame Pomfrey si girò guardando i presenti: "Si sveglierà tra poco, fortunatamente l'intervento tempestivo di Potter ne ha alleviato le conseguenze, dovrà rimanere ancora altri due giorni sotto osservazione qui, non dobbiamo sottovalutare il colpo. Severus o Horace, é uguale, appena potete mi dovete rifornire di essenza di purvincolo" entrambi annuirono.
Lavanda occupò la sedia utilizzata dall'infermiera per visitare Ron, mentre lei parlava con la McGranitt.
Alle loro spalle rimanevano i tre professori, Piton si rigirava tra le mani la bottiglia di idromele che l'aveva avvelenato, mentre Silente prendeva da parte il vecchio insegnante di pozioni.

"Horace, non é che per caso ricordi chi ti ha dato la bottiglia?" Lumacorno scosse la testa vacuo, sembrava proprio di aver visto la morte con i suoi occhi: "Non so chi me l'ha data, forse è vecchia di chissà quanto tempo" non sosteneva lo sguardo del preside che gli rendeva impossibile, soprattutto in quella circostanza, mentire.
Silente abbassò il capo per trovarsi quasi all'altezza del suo: "Horace...potrebbe essere importante" il professore sospirò guardandosi intorno, si girò per un attimo, Piton con l'orecchio teso ad ascoltare la conversazione, puntò subito lo sguardo sui ragazzi che si scambiavano poche parole, Lumacorno si allontanò ancora parlando a bassa voce: "Me l'hanno mandato circa una settimana fa" Silente annuì secco invogliandolo a continuare, attento alle sue parole, l'altro deglutì a fatica: "Ma non era per me" Silente lo fissò senza battere ciglio, il volto di Lumacorno fu attraversato da una goccia di sudore, sembrava in bambino spaventato vicino a Silente che gli chiese piano: "Per chi era?" Lumacorno tremava, non capiva come un evento che adesso stava finendo bene lo potesse spaventare così tanto, pentito di essere ritornato in quella scuola a cui aveva resistito stoicamente per anni, sospirò arrendosi, si girò incatenando i suoi occhi castani in quelli del preside, azzurri e profondi, che non aspettavano altro se non una risposta: "Era per te".

Silente allontanò il volto da lui fissandosi ad osservare il pavimento mentre l'altro si allontanava, sembrò rifletterci nemmeno molto sorpreso, lo sguardo fisso sul punto in cui Lumacorno gli aveva parlato, guardò Piton a confermargli ciò che non aveva potuto sentire, il professore sospirò guardando ora con disprezzo la bottiglia che stringeva. La professoressa McGranitt salutó l'infermiera per ritornare nel suo studio, ebbe fatto appena due passi, che si accorse dei due, Piton con lo sguardo fisso su Ron senza davvero guardarlo, e Silente che continuava a fissarlo rivivendo la conversazione cercando di trarne più informazioni possibili.
Minerva raggiunse il preside, trascinandolo verso l'uscita.

I ragazzi, intanto, continuavano a chiacchierare, Hermione tratteneva tra le sue la mano di Ginny profondamente preoccupata, Lavanda sembrava essersi calmata, ora sedeva vicino alle ragazze, tratteneva una mano su quella di Ron e l'altra sul ginocchio di Ginny che tratteneva stoicamente le lacrime. Dietro di loro Harry poggiò le mani sulle spalle della ragazza annuendo ad ogni incoraggiamento di Hermione che le diceva che stava bene.
Piton rimase lì ancora qualche attimo, prima di fare un cenno di saluto a Madame Pomfrey e uscire dall'infermeria.

Trascorse un'ora, Hermione, rimasta lì ormai solo con Harry, Lavanda e Ginny, riuscì a convincere la rossa a lasciarlo e ritornare solo il giorno dopo. Tutti e tre si avviarono verso la sala comune di Grifondoro, pian piano Ginny si era ripresa dallo sconforto e la preoccupazione che l'aveva colpita all'inizio, Hermione si assicuró che si fosse tranquillizzata e la lasciò sorridente.
Percorse da sola le scale e i corridoi umidi che la separavano dallo studio del marito, ripensando ancora alla vicenda di Ron e preoccupata per l'amica che si era presa un bello spavento.
Appena varcata la soglia, trovò Severus appoggiato alla cattedra intento a leggere dei fogli, puntò subito lo sguardo su di lei: "Ci sta chiamando, ti ho cercato in infermeria ma te n'eri già andata" Hermione annuì: "Ho accompagnato Ginny in sala comune, sai è la sorella, si è molto spaventata" Severus annuì, le indicò il mantello appeso affianco al porta, Hermione lo afferrò sospirando affranta, dopo una serata del genere non desiderava altro che stendersi sul letto, la stanchezza si mescolò allo sconforto mentre percorrevano in silenzio i lunghi corridoi sotterranei.

Senza che nemmeno se ne accorgessero arrivarono davanti alla lugubre Villa Malfoy, varcarono gli ormai noti cancelli, superarono il sentiero di ghiaia fino ad entrare, i loro passi riecheggiarono nell'atrio vuoto, i tacchi delle scarpe batterono sordi sulle ampie scale, Piton camminava spedito e impassibile davanti a lei, l'ansia si stava via via dissipando come se l'aria gelida della casa fungesse da anestetizzante e una fredda apatia si stava impossessando di lei, il pensiero scorse malinconico di nuovo a Ron, a Ginny e ad Harry e sperò, con tutto il cuore, che stessero bene.
Al rumore dei loro passi la figura che smilza e malsanamente pallida  sedeva al trono fece cenno ai suoi seguaci di lasciar passare. Si discostarono alla ragazza che fu trascinata come di consueto al suo cospetto senza che nessuna resistenza venisse opposta, il suo sguardo corse dai piedi fino agli occhi rossi della figura che aveva di fronte diventando sempre più duro, determinata, nonostante tutto, a resistere e non dargliela vinta e a farsi forza appigliandosi a qualsiasi cosa, anche al dolore, in quel momento unica sensazione a farla sentire viva.

Lo sguardo sprezzante di Voldemort si trasformò ben presto in un ghigno beffardo, fece scorrere lo sguardo sui suoi Mangiamorte che gongolavano al loro posto, arrivato a Severus, proprio dietro la ragazza, si trovò sorpreso a trovarlo fermo e glaciale, fissando con  muta insistenza la parete davanti a sé come un soldato sotto esame.
Ritornò alla ragazza, le si avvicinò seguito da Nagini, Hermione non gli staccava gli occhi di dosso, le posò la lunga bacchetta di Tasso sotto il mento alzandoglielo finché lo dovesse guardare dal basso, scese piegandosi in un beffardo inchino sfottendola: "Bentornata"

Il giglio cadutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora