Capitolo 9

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Quella mano annerita e raggrinzita lo tormentava da settimane ormai, la maledizione aveva già mangiato per intero tre dita e parte del palmo minacciando di estendersi fino al polso, il professore la guardava furente mentre il preside sorseggiava tranquillo del whisky incendiario, il pozionista non si trattenne più, scuoteva la testa man mano che il suo sguardo percorreva quella pelle morta che al suo tatto aveva una consistenza così strana che gli sembrava di strapparla soltanto a guardarla: "Ma come ti è saltato in mente Albus? Toccare quell'anello senza protezione...cosa pensavi di fare?" la voce sottile come un sibilo ma tagliente come una lama, intrisa di rabbia, il preside appoggiò il bicchiere sulla scrivania insofferente agli occhi ardenti del professore: "Hai ragione Severus, sono stato avventato, la curiosità ha avuto il sopravvento" il suo tono era dispiaciuto ma non tormentato, come se si dolesse soltanto del dolore che avrebbe provocato con la sua morte e non di quello che avrebbe patito lui, ormai già conciliato con questa vita e con l'altra a venire: "dimmi...quanto mi resta?" Piton non aveva il coraggio d'incontrare il suo sguardo e le parole faticavano ad uscire, non volendo accettare una dolorosa verità "Un anno, circa, circoscriverà una mano sola per il momento. Si spargerà Albus" improvvisamente la stanza gli sembrava così opprimente che sentì il bisogno di alzarsi per riprendere fiato, nel tentativo di scappare da lì. Silente cercò di fermarlo: "Non ignorarmi Severus" si immobilizzò sull'uscio incatenato a quella voce e cosciente che presto l'avrebbe lasciato, il preside continuò: "Noi sappiamo che Lord Voldemort ha ordinato al giovane Malfoy di assassinarmi, ma, qualora fallisse, dobbiamo presumere che il signore Oscuro si rivolgerà a te." Silente, sporto sulla scrivania osservava il profilo dell'uomo sicuro di avere ora la sua totale attenzione, era in attesa di sentire ciò che più temeva: "Devi essere tu a uccidermi Severus. Questo è l'unico modo, solo allora il signore Oscuro si fiderà di te completamente" Si girò di scatto, i suoi occhi neri, spalancati dal terrore non riuscivano a fermarsi su quelli azzurri che lo guardavano serafici, febbricitante scuoteva la testa "No, no...non puoi chiedermi questo" senza fiato, parlava a stento come se la sua gola fosse stretta in una morsa.

Si avvicinò alla scrivania trascinando le gambe che gli imponevano di fuggire, percepì montare in lui la rabbia e il dolore che iniziavano a dilagare nel suo petto e per questo si sentiva debole, abbattuto, in cerca di sicurezza guardò il mago negli occhi, quegli occhi azzurri che erano riusciti a guardargli dentro scavando tra la melma e che ora, visti da vicino, gli apparivano stanchi, solcati da profonde occhiaie, con il fiato corto, ormai divorato dalla consapevolezza di ciò che l'attendeva riuscì solo a dire: "Ci deve essere un altro modo-" fu subito interrotto dal preside risoluto: "Quante persone hai visto morire Severus?" un dolore gli squarciò il petto a quella domanda, deglutì a fatica: "Per ora solo quelli che non sono riuscito a salvare" l'altro annuì appoggiandosi allo schienale, lo sguardo perso nel bicchiere che stringeva nella mano sana: "Supererai anche la mia morte" il pozionista stava perdendo il controllo ora che la rabbia superava l'angoscia, il volto in fiamme e gli occhi iniettati di sangue all'indifferenza del preside davanti ad una richiesta del genere: "Hai mai considerato che chiedi troppo o che dai troppe cose per scontato? Ti è mai passato per quella mente brillante che io non desidero più fare questa cosa?" Piton torreggiava su di lui ma il preside non sembrava intimorito, anzi, sorseggiò un altro po'di whisky e tornò ad osservare il professore: "Quindi? Lo farai?" Piton si girò sbuffando frustrato, osservò i suoi pugni sulla scrivania di mogano, deglutì a fatica, il respiro che uscì dalle sue labbra fu uno dei più dolorosi mai presi in vita sua: "Quando?" l'espressione di Silente si distese e le sue labbra si arricciarono alla totale abnegazione del suo compagno: "Quando Malfoy fallirà clamorosamente, non precipitarti e non importi, ti dirò io quando. Ma ora dimmi...come sta Hermione?" Piton si sedette di nuovo vicino alla sua scrivania ancora sofferente, nel petto il cuore non accennava a calmarsi, rimase vagamente scosso dal cambio di tema così radicale e improvviso che tardò a rispondere: "Chi? La Granger? Sta bene ma questa situazione è pesante per entrambi" versò un altro po'di whisky ancora turbato mentre pian piano il colore tornava a tingergli il volto.

Il giglio cadutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora