La faccia di Elise cambiò subito colore dopo quella parola.
<< Giustiziato... ma non è... possibile >>
<< Elise, Otto ha fatto una cosa inaccettabile, deve essere punito >> parlò lui con voce fredda.
<< Sì, ma ci deve essere qualche... qualche altro modo... non si può risolvere? Non può finire tutto in una tragedia come sempre! >>
<< E tu vorresti lasciare un uomo così spregevole in vita, che uomo non è da chiamare affatto, dopo tutto quello che ti ha fatto e che potrebbe fare ad altre ragazze? Vuoi che la prossima vittima sia tua sorella o una tua amica? Non c'è altro rimedio che la morte stessa. Solo allora si risolverà ogni cosa >>Elise's Pov:
Chiusi un attimo gli occhi e i ricordi di me e Otto ritornarono in mente.
Due giovani che erano come fratelli, e avrebbero fatto qualsiasi cosa l'uno per l'altra.
Per me Otto era il tipo di fratello che non aveva mai avuto, oltre ad Helena ovviamente.
Premuroso, gentile, protettivo, che mi faceva sempre stare bene.
Dopo la morte di mio padre, avevo trovato un sostegno da parte di Otto.
Ero tornata a sorridere dopo tanto tempo.
Non poteva immaginare una vita senza Otto ed Helena.
Avevo solo ricordi felici con Otto.
Un tempo in cui non esisteva la parola "paura".
Tutti erano più sereni e c'era la pace.
Visi felici e sorrisi erano sulla bocca di tutti, e la cattiveria tra le persone non era mai esistita.
Tutti si volevano bene, ed erano pronti a dare una mano nel momento del bisogno.
Ma ora... tutto era cambiato.
Sembrava che alla gente non gli fregasse più niente di nessuno, l'unica cosa più importante per loro era sopravvivere.
Gente che si vendeva per avere del cibo... non bastava più i compratioti, ma a volte la fame spingeva oltre e arrivarono pure dai propri nemici.
Ormai non avevano più una dignità, l'unica cosa era avere del cibo da mettere sotto ai denti.
Oppure se c'era un modo per prendere dei soldi e del cibo in più, senza diventare una poco di buono, erano disposti anche a dire menzogne sui loro compatrioti o, peggio ancora, sui famigliari.
Non so chi, tra i due, fosse peggiore.
Quando vedevo questa cose in giro, mi veniva da piangere.
Non mi capacitavo di quanto la situazione fosse peggiorata, volevo che tornasse tutto come prima, ma invece non sarebbe stato così.
E mai sarebbe stato... sarebbe andata solo peggio.
Come l'accaduto di oggi.
Fine Elise's PovAprì gli occhi e, per lei, sembrava un incubo da cui voleva svegliarsi.
<< Elise, state bene? Siete state in silenzio per molto tempo >>
<< Sto bene... stavo solo pensando >> disse guardandolo con una certa riluttanza, << Quando si terrá la condanna di Otto? >>
<< Elise... forse è meglio- >>
<< Ufficiale, lo voglio sapere! Ho il diritto di sapere quando tutto questo accadrà! Io devo esserci >> esclamò con determinazione.
L'ufficiale la guardò ponderando sulle parole.
<< Siete sempre così testarda >>
<< E voi sempre così enigmatico >>
<< La condanna si terrà fra qualche giorno >>
La sua risata era rocca e profonda, colpa delle troppe sigarette che fumava da una vita intera.
Elise si bloccò immaginandosi cosa sarebbe successo.
Qualche lacrima le scese dagli occhi.
L'ufficiale era tranquillo, come se quelle cose accadevano tutti i giorni.
Fece un sospiro, scacciando via le lacrime.
<< La ringrazio, ufficiale >>
Rimase un attimo in silenzio, poi parlò per smorzarlo sentendosi improvvisamente a disagio.
<< Dovreste smettere di fumare, non fa bene alla vostra salute e... alla vostra voce >>
L'ufficiale guardò Elise e poi le si avvicinò.
Gli occhi dell'uomo si illuminarono, facendo poi un sorriso furbo.
<< Eeeh... da quando mi avete notato, signorina Elise? >>
Elise si bloccò dopo quella frase.
Sorrise ancora e, prendendo una sigaretta, se l'appoggiò sulle labbra mentre con una mano l'accendeva.
Il tutto senza mai distogliere lo sguardo sulla ragazza.
<< Beh, ecco io... l'ho visto una volta e... basta >> disse abbassando la testa, imbarazzata sia dallo sguardo che per la domanda.
<< Ad ogni modo... per quanto possa essere insensato, il fumo mi aiuta a non ricordare tutto quello che ho visto, e a rilassarmi >>
Buttò fuori una boccata di fumo, aprendo la finestra per mandare via il fumo dentro la stanza.
Si mise una mano in tasca mentre l'altra era rimasta vicina alla sigaretta.
L'ufficiale guardò il cielo limpido e, per un attimo, si perse nei suoi pensieri.
Il cielo era così calmo e gli uccellini cinguettevano.
Per un attimo, gli sembrava che la guerra non ci fosse e che lui era a casa a gustarsi una bella giornata tranquilla.
"Amore mio... quando tornerai da me?"
La voce di Ophelia era come un sospiro tra il vento, e l'ufficiale ebbe la sensazione di sentirla proprio dietro di lui.
Era come se Ophelia fosse davanti a lui in carne e ossa, pregandolo con voce dolce quando sarebbe tornato da lei.
L'ufficiale fece un sospiro, e il suo umore cambiò diventando maliconico.
Buttò fuori un altra boccata.
<< Ho parlato con il dottore: oggi stesso potrete tornare a casa >> parlò con voce fredda, come se Elise al momento stesso non esistesse.
<< La ringrazio... signor Ufficiale >>
<< Dovere >>
Finì la sigaretta e la buttò fuori, chiudendo poi la finestra.
<< Vi lascio vestire, poi potrete uscire di qui >>
Camminò verso la porta uscendo, come se avesse fretta di lasciare quel posto, lasciandosi dietro la sua incondibile scia di profumo mischiato al tabacco.
Elise rimase un attimo stordita dalla conversazione avuta poco fa, e dal cambiamento così repentino di umore.
Scesile dal letto facendo piano, poi si vestì lentamente.L'ufficiale chiuse la porta e si avvicinò a uno dei soldati, che si misero immediatamente sull'attenti alla sua vista.
<< Devo andare a Berlino oggi stesso per sistemare delle facende personali. Starò via qualche giorno. Vorrei che prendessi tu il comando in mia assenza. Appena tornerò, sarò io stesso a condannare Otto tramite fucilazione >>
<< Signorsì, Tenente >>
<< Ah, prima che me lo dimentichi... la signorina nell'infermeria uscirà tra poco minuti, vorrei che l'accompagnassi di persona a casa sua >>
La sua voce non mostrava alcun cenno di emozioni.
<< Agli ordini Tenente, e buon viaggio >>
L'ufficiale rivolse loro un cenno e poi se ne andò preparando tutto il necessario per il viaggio.Elise uscì piano dalla stanza chiudendo la porta.
<< Signorina. Il Tenete Hainz mi ha dato l'ordine di accompagnarvi a casa. Se mi seguite vi accompagnerò all'uscita >> le si avvicinò un soldato parlandole con voce fredda.
<< Emh... la... la ringrazio, soldato >>
Elise si guardò intorno per vedere se ci fosse in giro l'ufficiale, ma di lui sembrava non ci fosse traccia.
Rimase un po' delusa e non riuscì a capire perché, un attimo prima, era presente per poi sparire dal nulla.
Seguì il soldato, uscendo dall'edificio pronta per ritornare a casa.
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il Mio nome è Elise Olsen
Historical FictionOslo 1940 Che cos'è la paura? È vero, é solo un' emozione, ma sapere che fa parte della nostra vita ci spaventa. Elise questo lo sa bene. Siamo A Oslo, Elise e la sua famiglia vivono in un tranquilla città come le altre. Un giorno però tutto cambi...