Elise rilesse il messaggio più volte non capendo bene.
Aprì una scatolina e al suo interno trovò un libricino di piccole dimensioni, lo aprì e dentro c'era la sua foto con l'autorizzazione speciale per uscire di sera con la firma di Heinz.
Elise sgranò gli occhi.
Non poteva credere di avere in mano l'autorizzazione firmata Da Heinz.
Tutto questo in meno in 24 ore!
Era impossibile.
Per avere quell'autorizzazione, si doveva firmare delle carte, e poi ci voleva un pò di tempo per farle approvare.
Tutto ciò era bello, ma anche alquanto strano.
Per chi l'aveva presa, per la sua fidanzata? O il suo giocattolino?
Questa storia non le stava piacendo, voleva risolverla il più velocemente possibile.
Prese l'autorizzazione con rabbia e poi il capello.
<< Elise, dove vai? >>
<< Resta a casa Helena, devo risolvere una cosa >>
<< Voglio insieme a te! >>
Elise le si avvicinò e la guardò con aria minacciosa.
<< Non fare la bambina capricciosa! Non puoi venire con me! Dove sto andando è un posto molto pericoloso. Vuoi che ti succeda qualcosa? I tedeschi non sono brave persone, possono fare del male al prossimo, e non guardano se tu sei una bambina, ragazzina o donna. Per loro l'età non esiste, non sei niente. Sei solo un loro burattino che possono muovere a loro piacimento. Sei solo un oggetto, e il loro unico scopo e divertirsi con te >>
Elise si bloccò immediatamente, l'ultima frase le fece tornare in mente quello che era successo.
I occhi diventarono lucidi.
<< Elise, che hai? Va tutto bene? >>
<< Sì, va tutto bene, stai tranquilla... scusami per averti detto quelle cose poco fa >> disse asciugandosi velocemente le lacrime.
<< Stai tranquilla, l'hai detto solo per proteggermi. Hai ragione Elise, sono stata una stupida >>
Elise le sorrise affettuosamente.
<< Non è successo nulla. Ora vado, ci vediamo dopo >>Elise arrivò al municipio.
Anzi, ex municipio, ora quartiere generale dei nazisti.
Alzò la testa, osservando la bandiera con la svastica che sventolava mossa dal vento.
Un brivido le percosse la schiena, cercò di fare un grande respiro e, una volta raccolto abbastanza coraggio, entrò dentro.Appena varcata la soglia non poté non notare uomini tutti vestiti uguali con la solita divisa.
Un uomo le si avvicinò, scrutandola dall'alto verso il basso.
Elise iniziò a sentirsi a disagio.
<< Guten Morgen Fräulein (1*). È vietato l'accesso, a meno che non siete un parente o la fidanzata di qualcuno... sapete non possiamo fare entrare degli sconosciuti >>
Quelle parole la bloccarono.
Va bene Elise, calma è sangue freddo.
Se diceva che era la sorella (sempre se c'e la aveva) avrebbe capito subito che era un'estranea.
L'unica cosa che poteva fare era spacciarsi per la sua "finita fidanzata".
D'altronde l'era sempre piaciuto fare l'attrice.
Gli regalò un sorriso innocente.
<< Come si chiama, soldato? >>
<< Come si permette di darmi certe confidenze? Non sono tenuto a dirle queste informazioni personali, signorina >>
Elise fece la risata più cristallina che poteva fare.
<< Sono davvero sconvolta, non posso credere che non mi ha riconosciuto!
Non sa davvero chi sono io? Mi chiamo Annette Hansen e sono la fidanzata del Tenente Hainz. Vorrei parlargli, se è possibile >>
Come ciliegina sulla torta, fece uno sbuffo per apparire scocciata, poi fece la voce più seccata e arrabbiata che poteva fare.
<< Devo fargli un bel discorso, quando gli parlerò >>
La faccia del soldato cambiò colore alle parole della "fidanzata".
Il soldato le fece velocemente il saluto nazista.
<< Sono il soldato Fischer Marcus, e sono al vostro comando. Perdonatemi, signorina Annette, ma pensavo fosse una sconosciuta >> abbassò lo mano dopo aver cercato di chiarire la situazione.
<< Vi porto immediatamente dal Tenente Heinz >>
<< La Ringrazio molto, soldato Fischer >>
Le fece un sorriso e l'accompagnò al piano superiore.
Elise tirò un sospiro di sollievo.
Se sarebbe uscita da lì, non avrebbe mai più fatto una cosa del genere.Arrivarono alla porta e il soldato la aprì.
<< Tenente Heinz, avete una visita. La vostra fidanzata, la signorina Annette, vuole vedervi >>
<< Annette? Ma cosa sta succ- >> il Tenente Heinz si girò di scatto verso i due, lasciando le carte appoggiate sul tavolo.
Ci fu un attimo di silenzio.
Il Tenente, riconoscendo la ragazza, la fulminò con lo sguardo per un attimo, ma poi fece un sorriso.
<< Amore mio, da quanto che non ci vediamo, mi sei mancata cosi tanto >> ora il suo tono sembrava essere dolce, e non più arrabbiato come prima.
Le si avvicinò, spostandole una ciocca di capelli.
<< Grazie Soldato Fischer, può andare >>
<< Jawohl (2*) >> disse, poi si rivolse a Elise facendo il tipico saluto tedesco << Auf Wiedersehen Fräulein (3*) >>
<< Arrivederci, soldato Fischer >>
Quando la porta si chiuse, Il Tenente la riaprì per controllare se il soldato fosse abbastanza lontano.
Una volta che il campo fosse libero da orecchi e occhi indiscreti, chiuse la porta.
<< Sei pazza? Come ti è saltato in mente di cambiare nome, per di più spacciandomi per la mia "presunta fidanzata", e presentandoti qui. Hai idea in che disastro ti sei andata a mettere? Se avessero scoperto che eri un'estranea, non l'avresti passata liscia. Ora che hai messo un nome falso, ancora di più. Per non parlare che ora tutti sapranno che sei la mia fidanzata >> Heinz la guardò seriamente, poi fece un sospiro.
<< Che ci fai qui? >>
<< Cosa ci faccio io qui? Come ti sei permesso di farmi un'autorizzazione senza chiedermelo, prendendo la mia foto e presentandoti in casa mia? Non hai il diritto di fare tutto ciò! >> sputò Elise con rabbia.
Il Tenete le sorrise in maniera beffarda.
<< Ma guarda un po', una persona fa un regalo, cerca di interessarsi, e di tutta risposta viene trattato male. Bel ringraziamento >>
Elise gli lanciò un'occhiataccia.
<< Non ho chiesto il vostro aiuto, ne tantomeno un regalo. Non provate neanche a immaginare che sarò il vostro giocattolino o passatempo. Gradirei che mi lasciate in pace perché, fino a prova contraria, me la sono cavata egregiamente fino adesso. Non ho bisogno della vostra protezione, non sono una ragazza indifesa >>
Il tono di voce e la rabbia lasciarono interdetto per un attimo il Tenete.
<< Mi dispiace signorina, non volevo che i miei gesti fossero interpretati male, non era mia intenzione darvi fastidio. Era solo un modo per non essere scortese, e stabilire un buon rapporto tra persone civili. Ad ogni modo non vi recherò più danno. Non esitate a chiedermi aiuto, se ne avrete bisogno >>
Elise lo guardò attentamente.
Forse aveva sbagliato a parlate così al Tenete.
Gli fece un sorriso come risposta di circostanza, poi se ne andò.Mentre tornava a casa, Elise cominciò a sentirsi in colpa.
Aveva perfettamente ragione, però forse non era il caso di arrabbiarsi così tanto.
Dopotutto il Tenete, per quanto avesse una parte di colpa, aveva fatto tanto per lei, arrivando pure a proteggerla.
E lei, anziché esserne riconoscente e ringraziarlo della gentilezza, era andata da lui partendo con il piede di guerra.
Com'era possibile che, per quanto avesse paura o timore, nel suo carattere subentrata sempre quel suo agire d'impulso?
Ora capiva perché, il più delle volte, finiva nei guai.
Capì che in quella frazione di secondo di poco fa, aveva mandato tutto in rovina per una sua semplice parola.
Elise si sentì una stupida, come ogni singola volta.(1*): Buongiorno signorina
(2*): Sì
(3*): Arrivederci signorina
STAI LEGGENDO
il Mio nome è Elise Olsen
Narrativa StoricaOslo 1940 Che cos'è la paura? È vero, é solo un' emozione, ma sapere che fa parte della nostra vita ci spaventa. Elise questo lo sa bene. Siamo A Oslo, Elise e la sua famiglia vivono in un tranquilla città come le altre. Un giorno però tutto cambi...