~Capitolo 18: il viaggio (Prima parte)

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Inizio Heinz's Pov:

Ero in macchina in viaggio verso Berlino, ormai da un Giorno, fra qualche ora sarei arrivato a Berlino.
La mia città... non la vedevo da un paio di tempo, e mi sembravano passati secoli dall'ultima volta che ci misi piede.
Chissà se era cambiata? Oppure era rimasta la stessa Berlino di sempre?
Al solo pensiero di arrivare, mi tremavano le mani.
Avevo perfino paura che, passato tutto questo tempo , non mi ricordassi più dove abitavo.
Ma fortunatamente nella mia testa, mi comparve la strada di casa mia.
Così mentre ero nei miei pensieri, imboccai la strada per andare a casa.
Passata qualche ora, arrivai a casa mia.
Parcheggiai e spensi il motore.
Rimasi un attimo fermo sul volante, come per capacitarmi di essere arrivato finalmente a casa.
Casa... questa parola me la sentivo così vicina, ora più che mai.
Scesi dalla macchina e mi avviai verso il cancelletto.
Lo aprii, e lentamente mi avvicinai alla porta.
Tirai fuori le chiavi e le misi nella serratura, e mentre giravo la chiave il mio cuore batteva sempre più forte, quando la serratura scattò e la porta si aprì, le gambe mi tremavano, e sembravano come se si fossero bloccate.
Feci un sospiro ed entrai.
Mi guardai attorno, e feci un sorriso.
Era rimasto tutto uguale come alla mia partenza, era come se il tempo si fosse fermato.
<<Ophelia! Amore mio, sono tornato, Marcus! Figlio mio, sono a casa>>
Urlai pieno di Gioia e li cercai dentro casa.
<<Sono tornato! dove siete?>>
Andai per tutte le stanze della casa, e poi mi fermai nella camera da letto matrimoniale, e solo dopo mi accorsi di una cosa che sapevo da una vita, ma non volevo mai ammetterlo: la casa era vuota.
Di nuovo la consapevolezza di essere solo ritornò in me.
Mi guardai attorno, e vidi una foto di Ophelia sul comodino, la presi, e la guardai per qualche istante, il suo sorriso, era qualcosa che mi mancava da tanto.
<<Ho provato a starti lontano, a non pensarti, ma non c'è la faccio. E più forte di me.
Mi manca tutto di te del tuo sorriso, dalla tua allegria, dal tuo amore.
Io non posso vivere una vita senza di te, te lo avevo promesso ma non pensavo che... queste parole si avverassero così presto.
Entrambi ci eravamo ripromessi che se fosse successo qualcosa, dovevamo andare avanti con la nostre vite e forse trovare anche qualcuno con cui passare il tempo che ci rimaneva.
Ma io non riesco a iniziare una nuova vita se non ci sei tu al mio fianco e Marcus.
Vuoi siete la mia vita, e questa vita non è una vita senza di voi.
Certi giorni mi alzo, e mi sembra impossibile vivere senza di voi.
Come faccio ad andare avanti a vivere una vita senza di te e Marcus?
Perché non può tornare tutto come prima che partissi?
Se solo non fossi partito, ti avrei avuto tra le mie braccia per... un'ultima volta, e ora Marcus sarebbe con me in questo momento>>
Qualche lacrima mi scese dal mio viso, e poi risi
<<Sai che ti sto scrivendo delle lettere? Ti racconto tutto quello che faccio come facevamo appena sposati quando io ero lontano da te, così è come se tu sei ancora qui con me.
Le conservo tutte in un cassetto, anche quelle che mi ritornano indietro>>
Accarezzai la foto dolcemente.
<<Sai che non sono venuto mai a meno ad una promessa, quindi ti  prometto Amore mio che farò tutto ciò che è in mio potere per ritrovare  nostro figlio, fosse l'ultima cosa che faccio nella mia vita.
Per questo sono qui, Ti amo da morire Ophelia>>
Gli sorrisi di nuovo e presi la fotografia e la portai via con me.
Mi asciugai le lacrime che ancora stavano scendendo, e ritornai l'uomo freddo di un tempo.
Scesi le scale di fretta, e chiusi la porta di casa mia, non prima di aver dato un'occhiata per l'ultima volta.
Partii in fretta e in furia lasciando casa mia, e ad ogni passo era come se il mio cuore fosse colpito da una spada.
Cercai di farmi forza e di concentrarmi sul mio obiettivo: trovare mio figlio.

Fine Heinz's Pov:

Cercai di analizzare nella mia mente, ogni posto dove poteva essere mio figlio.
In tutti questi anni non lo avevo mai trovato.
Sapevo solo che dopo la morte improvvisa di mia moglie, provocata da una malattia al cervello, mio figlio venne portato via in un orfanotrofio perché io ero in missione e non avevo parenti prossimi a cui potesse essere affidato.
E poco dopo gli fu diagnosticato la stessa malattia di mia moglie, e da lì non ho più avuto sue notizie.
Questo è quello che venne scritto nella lettera che ricevetti dall'orfanotrofio.
Mio figlio sembra come scomparso, mai esistito in questa società, ma io non ci voglio credere.
Lui esiste, e io lo troverò, è il frutto del nostro amore, è la cosa più bella che mi sia mai capitata.

Spensi la macchina, facendo un sospiro.
Se volevo trovare mio figlio dovevo partire dal primo posto dove è stato: l'orfanotrofio.
Forse loro sanno dove si trova attualmente.
Scesi dalla macchina e presi il mio cappello.
Diventai serio in faccia, e sembrava che le emozioni di poco prima fossero scomparse.
Camminai veloce presso l'edificio, il mio sguardo incuteva timore.
Suonai energicamente il campanello, e aspettai che uscisse qualcuno.
Poco dopo uscì un uomo.
<<Buona sera, come posso essere di aiuto?>>
Aprì il cancelletto.
<<Volevo parlare con lei direttore, per una questione di vitale importanza>>
Parlai con tono freddo.
<<Mi rincresce molto, ma non posso fare entrare chiunque, specialmente uno sconosciuto>>
L'uomo chiuse il cancelletto, ma il Tenente mise un piede in mezzo bloccando.
<<Mi meraviglio molto direttore che lei non mi abbia riconosciuto, eppure mi conosce molto bene, vediamo di rifrescarle la memoria. Non si ricorda? Sono il Tenente Heinz Schmdit, e sono qui per ritrovare mio figlio.
Fatemi entrare, sapete benissimo che posso usare la forza, e non sarò così misericordioso, come può immaginare>>

il Mio nome è Elise OlsenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora