Si alzò dalla sedia, togliendosi la camicia e rimanendo solo con i pantaloni.
Si buttò letteralmente sul letto, stanco della giornata.
Pochi minuti dopo, si addormentò sfinito con il nome di Ophelia che sfuggiva dalle labbra del uomo.Heinz aprì gli occhi. Il sole illuminò il bel viso del giovane. Si mise una mano sugli occhi. Quella mattina si sentiva distrutto, non solo fisicamente per non aver dormito abbastanza, ma per la mancanza di Ophelia.
Si mise seduto nel bordo del letto.
Fece un sospiro
Ophelia gli mancava terribilmente, e ogni giorno che passava gli sembrava di essere sempre più lontano da lei.
Ma la cosa che gli faceva più paura, era dimenticarla nei suoi ricordi.
Aveva paura che la sua mente un giorno avrebbe cancellato o perduto ogni ricordo legato a lei.
E questo era come morire, perche era come se Ophelia non era mai esistita. E questo non poteva accettarlo.
Si alzò e si iniziò a vestire poi prese la lettera che era rimasta sopra al comodino, aprì il cassetto rivelando un pacco di lettere con la ricevuta di ritorno e tutta con la stessa scritta: "destinatario assente"
<<Destinatario assente....>>
Heinz ripeteva continuamente quelle parole.
E più le ripeteva, più realizzava che Ophelia era sempre più distante.
Chiuse gli occhi per la rabbia stringendo la lettera, poi li riaprì.
Prese il suo capello e uscì di casa sbattendo la porta.<<Elise puoi venire un attimo?>>
Elise era in camera sua che stava leggendo un libro.
Era il suo libro preferito: Romeo e Giulietta.
Anche se la aveva letto una decina di volte, ogni volta che lo finiva lo ricominciava a leggere, non riusciva proprio a iniziarne un altro.
Chiuse il libro con occhi sognati e fece un sospiro, raggiungendo sua madre.
<<Mi avete chiamata? ditemi Madre>>
Elise aveva ancora nel suoi occhi lo sguardo sognante di poco fa, era come se la sua mente era in un altro pianeta.
<<Devi andare al mercato. Ci mancano un po' di cose. Te le ho scritte su un bigliettino che trovi dentro al cestino>>
Elise sentendo la madre ritornò dai suoi pensieri.
<<... Ah... va bene madre>>
Gli diede il cestino, e Elise la prese
<<Cos'è? ti aspettavi che ti dicessi qualcosa di diverso?>>
<<No ecco.. niente di diverso, ero.. solo immersa nei mie pensieri, stavo... pensando solo a quello che avevo letto nel mio libro poco fa>>
<<Ancora con quel libro? Elise sai che la realtà è ben diversa.
Guardati intorno, secondo te in un momento come questo, è il momento di leggersi un libro?
Elise c'è la guerra!
Non puoi avere la testa sempre nei tuoi libri.
Ormai sei una donna Elise, non più una bambina, è ora che ti togli certe fantasie.
Ricordati che ora sei la donna di casa, quindi ti devi comportare come tale.
Che Esempio vuoi dare a Helena?>>
Elise abbassò lo sguardo
<<Mi dispiace molto madre... non capiterà più>>
<<Va bene, e ora va, ricordati che il cibo costa il doppio quindi stai attenta, e non prendere quello che vuoi tu, sai che i soldi ci devono bastare>>
<<Va bene madre>>
Elise si diresse in camera sua, con l'animo triste.
Non solo c'era questa maledetta guerra che metteva paura e tristezza, ma ora ci metteva anche sua madre ad ricordare il suo ruolo.
Elise guardò il suo libro sul letto.
Fece un sbuffo
Non avrebbe mai ascoltato sua madre.
Leggere era la cosa più bella che potesse avere in questo periodo.
Grazie ai libri poteva sognare un modo più sereno e pacifico e magari, chissà, anche di vivere un amore romantico che va oltre alla morte come quello di Romeo e Giulietta.
Aveva sempre sognato fin da piccolina un amore così... e mai lo aveva trovato.
Fece un sospiro
Se c'era una cosa che sua madre non poteva mai toglierli e che neanche la guerra poteva era sognare.
Questo la faceva andare avanti.
Sognare un mondo senza guerra, sognare una vita più serena.
Fece un sospiro, e guardò fuori alla finestra
<<Oggi c'e la guerra, ma io sono sicura che un giorno non ci sarà più
e tutto questo sarà solo un brutto ricordo>>
Il suo sguardo era pieno di speranza.
Tiro fuori un vestito azzurro pesante dal suo armadio e poi mise delle parigine pesanti e delle scarpe basse.
Infine sciolse i suoi capelli dalle treccie alla francese che portava ogni giorno, e gli lasciò ondulati.
Prese il libro e lo guardò per un secondo, lo mise dentro al cesto
e uscì definitivamente di casa.Elise respirò l'aria fresca.
Era proprio una bella giornata.
Almeno era uscita di casa.
Dopo quello che gli aveva detto sua madre non aveva molto voglia di rimanere lì dentro.
Cercò di non pensarci e di godere quel momenti di serenità.
Per ora non aveva intravisto nessun soldato, quindi sì, la giornata si poteva definire tranquilla.Elise comprò tutto quello che gli serviva, e dato che era una bella giornata, decise di andare in piazza e di leggere vicino alla fontana.
Anche se era freddo, l'acqua scorreva sempre.
Sorrise, e si diresse proprio lì.Contenta arrivò al luogo designato.
Tirò fuori il libro pronta a leggerlo, ma appena i suoi occhi si posarono sulla fontana, La sua allegria svanì.
La fontana era piena di soldati che si stavano riposando, e ogni tanto qualche soldato dava da ridire a qualche ragazza che si fermava.
Il mio umore da allegra si trasformò in rabbiosa.
Avevano preso tutto, ogni cosa, non avevano il diritto di prendere un luogo di incontro tra i cittadini!
Gli guardai uno a uno, e la mia rabbia cresceva sempre più.
Finché non riconobbi un viso famigliare.
Era il tenete Heinz.
Non faceva come gli altri soldati che davano da dire.
Aveva un comportamento composto.
Ogni tanto sorrideva e scherzava con qualche suo collega.
Però nel suo sguardo nascodeva che qualcosa.
Anche lui come me aveva avuto una giornata nera?
Scacciai il pensiero.
Alla fine a me non importava niente.
Un suo collega gli disse qualcosa all'orecchio.
Rimase un attimo fermò poi si girò verso di me.
Aveva cambiato completamente umore.
Il suo sguardo era freddo, non trasmetteva emozioni.
Mi Bloccai, non avevo idea che si sarebbe girato verso di me.
Il suo sguardo mi fece talmente tremare di paura che feci cadere il libro per terra insieme alla borsa della spesa.
Fortunatamente non c'erano uova, ho avrei combinato un disastro.
<<Oh no Elise>>
Per la vergogna diventai rossa, e mi abbassai subito, raccogliendo velocemente le cose.
Vidi con la coda dell'occhio che l'ufficiale rimase un attimo fermò come se non gli importasse.
Poi lo vidi che si alzò e che veniva verso di me.
<<Ci mancava solo questo>>
Elise raccolse veloce le altre cose, ma poi vide che l'ufficiale gli allungò la mano, dandogli qualche alimento.
<<Grazie..>>
Glielo presi velocemente dalle mani e lui non disse assolutamente nulla, poi notò il mio libro per terra.
Iniziai a diventare nervosa.
Vidi che lo guardò un po', poi parlò
<<E cosi ti piace Romeo e Giulietta. Non pensavo che a una ragazza come te gli piacesse un genere come questo>>
Mi parlò con tono provocatorio
Lo guardai un attimo, gli volevo rispondere a tono, ma non potevo rischiare di nuovo, non come l'ultima volta.
Feci un sospiro per cercare di mantenere il mio nervosismo, presi il libro senza dire nulla e lo misi dentro all cesto.
<<Mi dispiace per voi, ma avete sbagliato.
Ora se volete scusarmi devo tornare a casa.
La ringrazio per avermi aiutato>>
Gli parli con tutto il tono calmo, anche se ribollivo dalla rabbia.
Vidi che l'ufficiale rimase un attimo interdetto dalla mia risposta.
Non se l'aspettava.
Sorrisi vittoriosa, e mi alzai, pronta ad andarmene di lì.
<<Aspettate! posso almeno accompagnarvi?>>
<<Non c'è ne bisogno, davvero...>>
<<Insisto. Preferisco accompagnarvi>>
L'ufficiale mi guardò con determinazione.
Feci un sospiro vedendo che l'ufficiale non avrebbe mollato
<<Va bene>>
Iniziai a camminare verso casa.
L'ufficiale fece un sorriso, e si mise di fianco a me.
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il Mio nome è Elise Olsen
Historical FictionOslo 1940 Che cos'è la paura? È vero, é solo un' emozione, ma sapere che fa parte della nostra vita ci spaventa. Elise questo lo sa bene. Siamo A Oslo, Elise e la sua famiglia vivono in un tranquilla città come le altre. Un giorno però tutto cambi...