Capitolo 4

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La luce del giorno iniziava a sovrastare, prepotente, ciò che rimaneva della notte, quando Floki uscì di casa con Hylde, per guidarla verso il proprio luogo di lavoro. Quel giorno, avrebbero apportato diverse modifiche alle navi già costruite, prima di iniziare a crearne delle nuove. L'aria era fresca e frizzantina, ma lei si sentiva protetta e al caldo, grazie alla spessa lana dei vestiti ed alla pelliccia portata come mantello sulle spalle. Le uniche parti del suo corpo esposte al freddo erano le mani e la faccia, che assunse un marcato colorito roseo proprio all'altezza delle guance.

Per arrivare alla loro destinazione, i due dovettero attraversare tutta la città e il molo, fino a raggiungere una piccola spiaggia protetta dall'alta costa rocciosa. Il panorama era interamente occupato da navi, longships, di legno, dalla linea snella ed uniforme, le loro parti più scenografiche erano le polene a forma di drago, risultato di un intenso ed attento lavoro d'intarsiatura.

Durante il tragitto, Hylde si sentì molto a disagio, a causa degli sguardi dei cittadini di Kattegat, che ormai erano tutti svegli, intenti a portare a termine i loro affari e lavori giornalieri. Gli schiavi, sia maschi che femmine, trasportavano grossi secchi d'acqua o pesanti casse di cibo e verdure fresche, alcuni di loro pulivano e rassettavano; i bambini giocavano all'aperto, coperti da capo a piedi da pellicce calde; le guardie cittadine iniziavano i consueti giri di ronda, armate e munite di scudi finemente decorati. Tutti non mancarono di rivolgerle sguardi diffidenti ed allo stesso tempo incuriositi, ma Hylde lo capiva: era la grande novità, dopo pochi giorni tutti se ne sarebbero dimenticati.

«Non farti intimidire.», intervenne Floki per rassicurarla, intuendo i suoi pensieri. Non era un gran chiacchierone, ma lo apprezzò molto per lo sforzo.

Hylde lo guardò incerta, ma alla fine convenne: «Non ti preoccupare, sapevo sarebbe andata così oggi.».

L'uomo annuì soddisfatto: «Brava ragazza!», facendole strada attraverso la città.


Lavorarono senza sosta per gran parte della mattinata, calibrando i timoni delle navi ormeggiate vicino alla spiaggia, nel punto in cui l'acqua iniziava a diventar profonda. Nel primo pomeriggio, invece, tornarono nei boschi che circondavano Kattegat e Floki insegnò a Hylde come scegliere le migliori querce per costruire le imbarcazioni: in verità, la ragazza non capì affatto il suo metodo, poiché consisteva prevalentemente nel comunicare con gli alberi e nel toccare i loro tronchi. E dato che stava già cercando di imparare una lingua, Hylde pensò che il linguaggio delle querce fosse, per il momento, un fattore trascurabile, ma si meravigliò di quanto fosse profondo il legame di Floki con la natura.

Mentre l'uomo contrassegnava un albero recintandogli il tronco con delle pietre chiare, vennero raggiunti da Ivar, esausto dopo aver setacciato la foresta per trovarli.

«Ciao, Straniera.», la salutò lui, affabile.

Hylde appoggiò delicatamente a terra il piccolo gruppo di ceppi di legno che stava trasportando e si scostò i lunghi capelli dalla faccia, tamponando il sudore che le imperlava la fronte nonostante il freddo tagliente. Malgrado la stanchezza, gli riservò un sorriso amichevole e un cenno con la testa, ricambiando il saluto.

«I tuoi vestiti non sono più strani.», constatò il ragazzo, ridendo sotto i baffi.

Lei lo squadrò, soffermando attentamente lo sguardo sugli abiti da lui indossati: «Anche i tuoi sono parecchio ordinari.». Si lasciò sfuggire un sorrisino.

«Ma guarda chi ha trascinato il suo culo fino a qui!», esclamò Floki, raggiungendoli e guardando torvo in direzione di Ivar.

Il ragazzo rispose a tono, con uno sguardo truce: «E tutto ciò che ho trovato è un vecchiaccio moribondo!».

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