Capitolo 5

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Brandr era il ritratto della perfetta shieldmaiden, con le gambe leggermente piegate e il busto spinto in avanti, esponendo il fianco sinistro protetto da uno scudo di legno molto resistente. Il suo sguardo era pieno di competitività, mentre faceva roteare la spada stretta nella mano destra, in segno di sfida. Respirava piano e profondamente, producendo una chiara nuvola di condensa.

Gli occhi del giovane sfidante brillarono, quando furono investiti dall'unico raggio di sole sfuggito allo spesso strato di nuvole che riempiva il cielo, quel giorno. Era equipaggiato esattamente come Brandr, ma non mostrava la sua stessa determinazione, scherniva, invece, la sua sete di vittoria, non preoccupandosi nemmeno di coprire il fianco con lo scudo.

Brandr attaccò per prima con una velocità incredibile, senza un istante di esitazione, sembrava nata per quello, per combattere e scontrarsi.

Ubbe (così Ivar aveva chiamato lo sfidante, nonché suo fratello maggiore), non era così sorpreso dell'abilità della ragazza quanto lo era Hylde, anzi continuava a prenderla in giro, con l'intento di farle perdere la pazienza. Nel frattempo, si manteneva in posizione di difesa, limitandosi ad evitare quegli attacchi repentini ed estremamente rapidi. Flirtava con lei, con tanto di occhiolini, si burlava di lei, conscio del fatto che Brandr fosse solita infuriarsi e a perdere il controllo.

Quando credette che fosse il momento più opportuno, Ubbe tentò un attacco frontale, levando in alto la spada come se non fosse l'arma più pesante a loro disposizione.

Un sorriso beffardo si disegnò sul viso di Brandr, la quale bloccò con fermezza quell'attacco e, dopo alcuni minuti fatti di colpi parati con gli scudi ed offensive frenate, riuscì a sottrarre la spada ad Ubbe, facendo finta di trafiggerlo con entrambe le armi in suo possesso e mettendo fine allo scontro.

Il ragazzo, caduto a terra, fu aiutato a rialzarsi da lei, che esclamò, un po' stizzita: «Devi smetterla di sottovalutarmi.».

«Me ne ricorderò.», disse lui di rimando, quando si fu rimesso in piedi, mettendole un braccio attorno al collo e baciandole dolcemente la guancia. Con una punta d'imbarazzo, Brandr alzò gli occhi al cielo, ma non si scostò.

Il piccolo gruppo si accorse della presenza di Ivar e Hylde, la quale venne presentata con entusiasmo da lui e Brandr.

Venne investita da un principio di mancamento, quando si rese conto di trovarsi di fronte ai fratelli Lothbrok in carne ed ossa, che la riconobbero come "la ragazza della sera prima" ed ebbero tutti delle reazioni contrastanti nei suoi confronti. Il più scettico era Ubbe, cosa piuttosto comprensibile, secondo lei: come fratello maggiore, aveva la responsabilità di non fidarsi subito degli stranieri e di proteggere la sua famiglia e la città. Il secondogenito, Hvitserk, sembrava quello con i sentimenti più pacifici, Hylde gli sembrava comunque più degna di fiducia di tutti gli altri guerrieri scandinavi che iniziavano a popolare Kattegat. Sigurd, il terzo fratello in ordine di età, la studiava con lo sguardo di una persona molto attratta da ciò che sta osservando, cosa che mise a disagio Hylde, la quale si strinse nelle spalle, mentre seguiva Ivar all'interno della staccionata.

Brandr alzò il viso verso un dubbioso Ubbe, più alto di lei di almeno una testa, e tentò di calmarlo, dicendo con leggerezza: «Tranquillo, è innocua.»

«Non per molto.», esclamò Ivar con il suo classico sorrisino sghembo, sedendosi su un ceppo e mostrando le due asce afferrate poco prima. Ne tese una a Hylde, ma prima che lei potesse prenderla, Sigurd sbottò: «Tu vorresti insegnarle a combattere? Non sai nemmeno usare le gambe!».

Ivar, adirato, non si tirò indietro e urlò contro al fratello: «Stai zitto, Sigurd! Lo sai che sono più bravo di te!».

Quell'onda di gelosia e cattiveria immotivata aveva sconvolto Hylde, che rimase immobile e sbigottita. Gli altri, invece, davano l'impressione di essere divertiti dalla situazione, le loro espressioni dicevano chiaramente: "Ecco che inizia lo spettacolo!". Tutti tranne Ubbe, che s'irrigidì, come se avesse previsto una catastrofe imminente, era palese che non amasse quei battibecchi infantili.

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