Questa storia nasce da una fantasia che accomuna, credo, ogni fan di Vikings (di cui faccio fieramente parte): esser trasportati nel mondo dei figli di Ragnar, per poter interagire con loro e combattere al loro fianco.
Hylde, una normalissima ragaz...
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Le navi furono ormeggiate vicino alla costa, nei pressi di un'insenatura naturale scavata nella roccia, così da essere ben riparate e non lasciate alla completa mercé dei nemici, o degli agenti atmosferici.
Grazie al sapiente lavoro delle squadre di esploratori, mandate in avanscoperta subito dopo lo sbarco, ebbero la definitiva conferma di essere approdati nel regno di Northumbria, e poterono quindi procedere per stabilire un accampamento in tutta sicurezza, nei boschi non troppo distanti dalla costa.
Secondo il resoconto degli esploratori, non c'era traccia dell'esercito nemico nei dintorni, per parecchie miglia, di conseguenza c'erano ottime possibilità che avessero qualche giorno di vantaggio. La cosa non doveva andare sprecata, perché il re sassone sarebbe stato avvertito a breve del loro arrivo e, probabilmente, era già pronto ad affrontarli.
Il clima era molto più umido, se messo in comparazione con quello della Scandinavia, soprattutto se ci si avventurava nei fitti boschi di conifere. Era un territorio poco incline a farsi baciare dal sole estivo, preferiva essere avvolto dalla nebbia marina, oppure, in assenza di essa, veniva ricoperto da abbondanti nuvole grigie, che portavano con loro degli scrosci d'acqua dall'intensità variabile, i quali si concretizzavano, il più delle volte, in una pioggia leggera, quasi nebulizzata.
Tutto questo non faceva godere nessuno delle temperature estive, a Hylde non sembrava neanche di esser sbarcata dalla nave, perché quell'umidità era in grado di scavarle fin dentro le viscere. Però non c'era motivo di lamentarsi, erano tutti vivi, presto avrebbero potuto scaldarsi davanti al fuoco e stare all'asciutto, coperti dalle tende dell'accampamento. A dirla tutta, le bastava non avere più lo stomaco sottosopra, aver ripreso colore sul viso smunto e gustarsi la possibilità di sgranchirsi le gambe su un terreno non soggetto alle oscillazioni delle onde del mare. Fu il suo spirito a giovare maggiormente di queste belle sensazioni, si sentiva più attiva e propositiva, avendo recuperato il suo buonumore, pronta ad affrontare il duro lavoro che l'attendeva.
Mentre tutti loro si avventuravano nella selva, con l'intento di raggiungere il luogo designato per la costruzione dell'insediamento, Hylde teneva d'occhio Harald Bellachioma, perennemente accompagnato dal fratello più giovane, chiamato Halfdan. In quei mesi, la ragazza si era sentita fortunata a non averci più avuto a che fare, ma era anche venuta a conoscenza delle mire espansionistiche del re, intenzionato a diventare sovrano di tutti i norreni. Questo la portò a chiedersi se avesse fatto bene, a non dare troppa importanza allo scambio di denaro intercorso tra lui e il conte Egil, durante il Jólablót. Non riusciva a darsi una spiegazione razionale del perché Harald le suscitasse tutta quella diffidenza.
Il re si voltò verso di lei, sentendo gli occhi della ragazza puntati su di sé, e le rivolse un cenno con la testa, ben acconciata con una lunga treccia che raccoglieva tutti i suoi lunghissimi capelli. Hylde rispose a quel sorriso affabile, decidendo di stare al gioco e di non destar sospetti. Dopodiché, si sistemò il carico che stava trasportando sulle proprie spalle e proseguì senza più voltarsi verso l'uomo, attraverso quel sentiero inglese, tra abeti e betulle.