Capitolo 15

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Il raffinato lavoro di Floki nel realizzare quella flotta fu palese fin da subito agli occhi di Hylde: i drekar erano solidi, ottenuti da legno di ottima qualità e così incredibilmente spaziosi, tanto da riuscire a contenere una trentina di guerri...

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Il raffinato lavoro di Floki nel realizzare quella flotta fu palese fin da subito agli occhi di Hylde: i drekar erano solidi, ottenuti da legno di ottima qualità e così incredibilmente spaziosi, tanto da riuscire a contenere una trentina di guerrieri, senza contare le stive basse, ma capienti. Dagli alti alberi maestri scendevano delle intersecate reti di funi e corde utili per governare le enormi vele che, se utilizzate in presenza del giusto vento, restituivano un po' di sollievo a coloro che avevano il compito di remare. Le pareti esterne erano adornate da una schiera di rotondi scudi variopinti. Era stupefacente come quei mezzi perfetti riuscissero a stare a galla ed al contempo fendere le onde del mare, scivolandoci sopra come se stessero volando.

L'immensità del mare faceva sembrare quelle enormi navi infinitamente piccole.

Era andato tutto bene nel tragitto attraverso i fiordi. Avevano intravisto interi villaggi, paesaggi meravigliosi fatti di boschi pieni di rigogliosa vegetazione, monti, promontori e coste dalle incalcolabili altezze. Sebbene continuasse a reagire con stupore di fronte a quelle bellezze naturali, Hylde era comunque abituata a tutto ciò. Poi erano sfociati nel mare aperto, la terra era sparita ed una vastissima distesa d'acqua aveva preso a confondersi con il cielo, facendola sentire minuscola.

Questo flusso di coscienza era la prova definitiva di come la sanità mentale della giovane stesse cominciando a vacillare. Viaggiavano ormai da giorni, ma della terraferma ancora nessuna traccia, nonostante i fratelli Lothbrok e Floki continuassero a ribadire di essere sulla rotta giusta.

Certo, l'aver dato di stomaco per la maggior parte dei giorni precedenti non l'aiutava: le navi erano senza dubbio molto solide e di ottima fattura, per quel tempo, ma ovviamente erano soggette alle innumerevoli oscillazioni provocate dalle onde. E, in quel viaggio, non c'era stata la fortuna di aver sempre un mare particolarmente calmo.

Pioveva per molte ore di seguito, il vento soffiava con grande impeto, mettendo alla prova la resistenza di tutti, anche dei guerrieri più resistenti e avvezzi ai lunghi viaggi via nave. Il freddo, molto più pungente nelle giornate ventose, penetrava nei vestiti fino a raggiungere le ossa, provocando brividi violenti a chiunque. La pioggia, insieme all'acqua salmastra, che s'infiltrava nelle imbarcazioni attraverso onde dalle altezze considerevoli, contribuivano ad acuire la sensazione di gelo, impedendo ai vestiti di asciugarsi in tempi brevi. Erano tutti esausti, anche se molti non lo davano a vedere.

Le riflessioni un po' nevrotiche di Hylde venivano incoraggiate anche dalla noia, dall'impossibilità di tenere la mente occupata con tante attività diverse. L'unica soluzione, per lei, fu quella di distrarsi in ogni modo possibile e cercare il lato positivo di una situazione che dal suo punto di vista era al limite dell'assurdo, ma che in realtà rappresentava solo un viaggio ordinario, in quell'epoca.

La prese come un'occasione per conoscere ancora meglio quel mondo in cui era stata immersa a forza e che apprezzava ogni giorno di più per la resilienza ed intelligenza dimostrate. I vichinghi erano un popolo semplice, sì, a tratti rozzo e privo di compassione, ma dall'ingegno straordinario e dal grande spirito d'avventura. Questo si evinceva soprattutto dagli strumenti alquanto stupefacenti utilizzati per navigare ed orientarsi nella vuota vastità del mare aperto, come le bussole solari, o le pietre del sole, costituite da un minerale chiamato calcite, grazie al quale era possibile individuare la corretta posizione del sole, anche in presenza di un cielo nuvoloso, sfruttando un gioco di doppia rifrazione della luce.

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