Capitolo 10

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Hylde arrestò la sua corsa verso Kattegat quando si trovò di fronte all'abitazione dei fratelli Lothbrok. Aspettò che il suo respiro tornasse regolare e che le passasse il fiatone, prima di aprire con calma la porta. Era certa di trovarlo addormentato, perciò volle assicurarsi di fare meno rumore possibile, camminando in punta di piedi e setacciando le diverse camere.

Lo trovò in una bella stanza non eccessivamente arredata, ma dall'aspetto sufficientemente confortevole, con morbidi tappeti sul pavimento e numerose coperte calde distribuite sul letto dalla struttura in legno massello, riconobbe la mano di Floki nelle raffinate intarsiature.

Accese un paio di candele, conscia del fatto che non mancasse tanto tempo al tramonto, e le posò su un piccolo tavolino vicino alla testa del letto su cui Ivar riposava.

Si sedette su uno sgabello accanto a lui e lo vide ancora sofferente, nonostante dormisse profondamente. Aveva delle marcate occhiaie, scavate sotto agli occhi ben chiusi, il viso pieno di goccioline di sudore, che Hylde tamponò via con un panno pulito, con un gesto lieve e delicato. Gli accarezzò piano la testa, muovendo le dita tra i capelli scuri liscissimi, all'inizio con un po' d'esitazione, per paura che potesse disturbare il suo sonno. Non successe, non si svegliò, ma avvenne comunque un leggero cambiamento: il viso contratto in una smorfia di dolore si rilassò e vi comparve un sorriso rilassato.

A Hylde si scaldò il cuore di fronte a quella tenerezza, senza riuscire a credere che quella fosse la stessa persona capace di tanta rabbia e spirito vendicativo.

Lasciò la casa quando il cielo cominciò ad imbrunire, ripromettendosi di tornare a trovarlo il giorno dopo, in veste ufficiale di guaritrice.


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Mantenne la promessa l'indomani, non appena concluse le proprie mansioni quotidiane e dopo aver soccorso le persone coi malesseri più impellenti, rimanendo fedele al suo ruolo ed alle sue responsabilità.

Approfittò del primo momento di calma per dirigersi verso la casa di Ivar. Bussò e venne accolta da Ubbe, che la salutò con un sorriso stanco, proprio mentre si accingeva ad uscire dall'abitazione. Prima di entrare, Hylde gli chiese come stesse Ivar e lui rispose con ironia: «Irritabile come sempre.». Era un buon segno, cosa che sollevò decisamente l'umore della ragazza. Si congedarono dopo quel breve scambio di parole, dato che Ubbe doveva vedersi con Brandr, poco tollerante verso i ritardatari.

La giovane entrò e si guardò in giro, non c'era traccia degli altri fratelli, nella casa regnava il silenzio, rotto soltanto dallo scoppiettare della legna bruciante nel focolare.

Si diresse verso la camera di Ivar ed entrò bussando sullo stipite della porta, annunciandosi. Vi trovò il ragazzo disteso comodamente sul grosso letto, col busto alzato e la schiena appoggiata ai morbidi cuscini di piume. La studiava con l'aria di chi si sente colpevole, come per capire se fosse ancora arrabbiata con lui, se lo avesse perdonato,voleva cogliere ogni minima sfumatura sul volto della ragazza.

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