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[T/N] quel giorno era disperata. Aveva poco più di ventiquattro ore per cancellare per sempre Hoseok dalla sua vita, mentre in quei giorni non riusciva nemmeno a chiamarlo senza sentire gli occhi pizzicare a causa della voglia inevitabile di piangere che le veniva.
Oltretutto il maggiore, come se quello non fosse già abbastanza, le scriveva e la chiamava appena aveva un briciolo di tempo da poterle dedicare.
Non è che a [T/N] non facesse piacere. Anzi, se si fosse trovata in una situazione normale avrebbe dato qualunque cosa per poterlo sentire ogni giorno, in ogni momento. Ma appunto, trovandosi in quella situazione - per quanto potesse essere brutto da dire - di merda, Hoseok non faceva altro che renderle tutto più complicato.
Ed ecco che, come tutti i giorni, l'idol pareva sentirla e la chiamava nei momenti in cui meno ne sentiva il bisogno. [T/N] si sistemò meglio sul divano e lasciò squillare il telefono, fissando lo schermo senza muovere un dito. Poteva non rispondere. E allora perché lo stava facendo? Perché voleva sentirlo anche se sapeva che dal giorno successivo non avrebbe più potuto farlo? [T/N] voleva solo sentirlo vicino a sé un'ultima volta, non importava cosa avrebbe detto. Anche se si fosse arrabbiato, [T/N] voleva ricevere le sue attenzioni, sue e di nessun altro. E allora premette il dito sul simbolo della cornetta verde, senza più alcuna aspettativa.

"Mi vuoi dire cos'hai?" esordì lui, attaccandola subito. La minore si portò una mano sulle labbra e morse l'unghia del pollice. Che cosa si aspettava? Erano giorni che non gli scriveva per prima, e le chiamate finivano sempre dopo qualche minuto perché lei riusciva sempre ad accaparrarsi una scusa per concluderle il prima possibile.
Era naturale che Hoseok non ce la facesse più, eppure in cuor suo sperava che lui facesse finta di niente. Anzi, che addirittura non gli importasse. Sarebbe stato meglio per tutti, se Hoseok non l'avesse mai amata. Tranne che per lei, naturalmente, ma contava veramente qualcosa? Era stata solo d'intralcio nella vita di Hoseok come nella vita di tutti gli altri. Era inutile provare a cercare delle scuse, a quel punto.

"Di che parli?" era inutile provare a cercare delle scuse, ma lo fece lo stesso. Le venne quasi istintivo. Nonostante tutto, non voleva che raccontando ogni cosa Hoseok pensasse di essere lui il problema. Non lo voleva perché non era vero, perché l'unica ad essere sbagliata in quella relazione era solo lei. Lei e la sua stupidità.

"È da quasi due settimane che sembra che per te non esista nemmeno. Ti scrivo praticamente solo io, ti sembra normale?" il tono di voce dell'idol era aspro, la minore era in grado di immaginare persino l'espressione corrucciata e infastidita che probabilmente dipingeva il suo viso in quell'istante. Sospirò lentamente, con la gola secca e labbra screpolate martoriate dai denti.

"Mi dispiace, sono stata impegnata" provò a scusarsi, ricevendo subito dall'altro una risposta che non le concesse nemmeno di finire la frase.

"Anche io sono impegnato" Hoseok la interruppe. "Molto più di quanto lo sia stata tu. Eppure riesco sempre a ritagliare un po' del mio tempo per te. Perché tu non lo fai?" le domandò, con quasi un filo di rassegnazione nella voce.

[T/N] respirò lentamente, cercando di reprimere le lacrime. "Mi dispiace, Hoseok. Dico sul serio" rispose, fingendosi ferma e inscalfibile anche se in cuor suo non riusciva a far altro che piangere.

"Va bene" Hoseok sospirò rumorosamente. La minore sapeva che voleva farle sentire di proposito quanto fosse frustrato. Era un atteggiamento infantile, ma tipico del maggiore. [T/N] lo conosceva bene. "Fai come vuoi" aggiunse, sputando quell'affermazione come se fosse una condanna. Sotto quell'aspetto, Hoseok sembrava quasi una ragazzina in prima adolescenza. "Fai come vuoi" era un modo per dirle che se avesse provato a fare come voleva avrebbe pagato quell'azione a caro prezzo. Come i bambini piccoli.

"Hoseok" sussurrò, con la voce che tremava. Non riusciva a più a reggere quella conversazione.

"Non capisco perché non vuoi dirmi cosa c'è che non va. Sono io il problema?" chiese il maggiore, abbassando la voce mentre pronunciava l'ultima frase. La castana sgranò gli occhi.

"No, Hoseok! Non è così, veramente. Ti posso giurare che non è così. È difficile da spiegare, io...ho bisogno di tempo. Non ci riesco adesso" si affrettò a rispondere, scuotendo d'istinto la testa.

"È una settimana che mi dici che hai bisogno di tempo" sputò subito l'altro. "Non puoi non parlarmi e pretendere di non darmi spiegazioni, non funziona così" aggiunse, alzando la voce. La minore si spaventò, ma decise di rispondere ugualmente.

"Tu dovresti sapere meglio di me che non ti farei mai un torto. Perché non provi a metterti nei miei panni per un attimo?"

"Mi spieghi come cazzo faccio a mettermi nei tuoi panni se non mi dici niente?" le disse quasi urlando. Il cuore di della castana fece un balzo: quella era la prima volta che Hoseok le urlava addosso. Abbassò la mano con cui teneva il telefono, cercando di asciugarsi gli occhi strofinandoseli con l'altra mano.

"Sei ancora in linea?" [T/N] sentì l'altro chiamarla e si ricompose, rimettendo il telefono vicino all'orecchio.

"Sì, io...scusa, hai ragione" rispose a voce bassa. Trenta secondi di un disagiante silenzio seguirono la sua risposta.

"No, scusami tu, non dovevo alzare la voce" disse prontamente Hoseok, scusandosi a sua volta. Il tono lasciava trasparire ancora una punta di fastidio, la minore lo sentì sospirare.

"Devo andare, tra un po' ricominciano le prove. Ciao" aggiunse dopo qualche secondo, con voce piatta. Poi il silenzio.

"No, aspetta" rispose subito la castana, sul punto di scoppiare a piangere. Non poteva finire così. Voleva almeno salutarlo, prima di cancellarlo dalla sua vita; voleva almeno provare a dirgli che nonostante tutto quei mesi passati con lui erano stati i più belli della sua vita. Voleva trascorrere altro tempo con lui, voleva dirgli "ti amo" un'ultima volta. Non avrebbe sopportato di avere sulla coscienza il peso così grande di non aver detto ad Hoseok tutto ciò che provava per lui. E anche se non sapeva come sarebbe andata, perlomeno voleva provarci. No, doveva provarci.

Ripeté il suo nome più e più volte, come per paura che lui non la potesse sentire, lasciandosi scappare un singhiozzo.

"Hoseok"

Non te ne andare, ti prego.

Non ci fu risposta. Solo l'eco della sua voce che danzava nell'aria e tutte le sue paure che pian piano si avveravano. E a quel punto, voltando il capo verso lo schermo, capì perché Hoseok non avrebbe mai potuto sentirla.

Ti prego.

Aveva già riattaccato.

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io🤝🏻metterci un'era glaciale per scrivere un capitolo.
Ultimo capitolo domani!

instagram | jung hoseok [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora