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–Si svegli, Moore.

Aveva sbagliato. Aveva sbagliato tutto. Aveva sbagliato a prevedere il comportamento della cacciatrice di organi. Aveva sbagliato ad entrare in quel covo così presto. Aveva sbagliato a lasciare che Lafayette morisse. E adesso stava sbagliando a starsene lì, inerme, senza forze, ricoperto di sangue, probabilmente il suo, il respiro rotto ed altalenante.

–Non tutto è perduto, Moore. Ora, mantenga gli occhi chiusi. Nessuno deve sapere che io e lei stiamo parlando.

Syd? Syd, lo aveva avvertito che c'era qualcosa che non lo convinceva. Natalya Long era una esperta, forse la migliore del suo campo. Aveva almeno una decina di rapimenti riconosciuti di Manifestati, un record assoluto. Ed una lunga sfilza di crimini che andavano dal furto di beni e preziosi al contrabbando di segreti industriali. Negli ultimi dieci anni Natalya Long era stata una dei nemici principali dell'ordine cittadino. Avrebbero dovuto prendere più precauzioni. Ma chi si aspettava che avesse con sé quel mostro?

–Il senso di colpa non l'aiuterà a riprendersi, Moore. Non è questo il momento della debolezza.

–Lasciami in pace, Syd. Non puoi fare nulla per me...– sussurrò Moore, ancora preso dallo stordimento.

–Non è esattamente così. E, in ogni caso, io non sono Syd.

Moore si irrigidì. Aprì un occhio, uno solo, impercettibilmente, e da sotto il braccio scrutò il luogo attorno a sé. Si trovava in una piccola stanza scarsamente illuminata da una lampadina. Ma sentiva una strada vibrazione sotto di sé, forse un motore. Allora quella non era una stanza, ma un container, o qualcosa del genere, che lo stava trasportando.
Era in gabbia, si rese conto, una piccola gabbia. E non era il solo. Ce n'erano altre tre oltre la sua. In una, scrutò l'imponente figura di Montgomery, che pareva ancora stordito, forse anche morto. In un'altra c'era una ragazza, probabilmente Rachel Sondberg. Nell'ultima, la sua protetta, Roxanne. Ed una donna, che le stava parlando da dietro le sbarre, sussurrando. Roxanne sembrava in preda ad un dolore atroce dato che si teneva la testa e ogni tanto gemeva come se volesse allontanare quella donna da sé, come se il solo suono della sua voce l'angosciasse.

–Il nostro bersaglio è la ricercata Natalya Long, agente Moore. Una tipina piuttosto coriacea, se me lo permette. Dotata di un notevole sadismo, non poca immaginazione e amici molto potenti. Se avesse deciso di combattere per la giustizia come vigilante mascherata avrebbe avuto grande successo, ne sono convinto.
–Gli Immacolati hanno già rintracciato questo veicolo?– chiese Moore.
–Ah, così ha già capito che vi trovate in un camion. Molto bene, agente Moore, vedo che la sua fama non è del tutto immotivata.
–Aspetti un attimo... lei non è nemmeno un agente degli Immacolati? Ma come...

–Gli Immacolati vi stanno cercando in tutta la città, agente. I vostri Sinergici stanno letteralmente impazzendo alla vostra ricerca. Ma i vostri occhi sono diventati ottusi, agente Moore, vi siete troppo appoggiati alla tecnologia, e ne siete diventati dipendenti in maniera imbarazzante. E pericolosa. No, agente Moore, noi ci siamo limitati a pedinarvi. Un metodo vecchio, ma che ha sempre dato i suoi frutti. E lo stiamo facendo dall'inizio di questa incresciosa storia.

–Chi è lei? E come ha fatto ad intrufolarsi nel mio sistema?

Ora che stava recuperando consapevolezza, Moore iniziò a prestare attenzione ai dettagli. Una voce giovane, da giovane uomo. Piena di sé, ma non arrogante. Solo vagamente preoccupata. Forse simulava sicurezza, forse no.
–Non crede che queste siano le domande sbagliate, agente Moore? La domanda che dovrebbe veramente porre in questo momento è: quale è il segnale?
–Quale segnale?– chiese Moore, intuendo l'istante immediatamente successivo che cosa stava intendendo la voce che stava trasmettendo nella sua testa.
–Oh, mi creda, se ne accorgerà quando arriverà.– fu la divertita risposta.

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