18

1 0 0
                                    

–Hai visto la notizia sui giornali di stasera?

Eugene Morgan era seduto su di un lungo tavolo in un apposito spazio ricavato nel suo giardino. Era un tavolo in mogano, ricoperto da numerosi candelieri accesi, che proiettavano una luce dorata piacevolmente tremolante tutt'attorno. Una piccola orchestrina di archi suonava in un angolo del giardino, attorniata da un roseto dai fiori candidi come la neve.
Vi erano diversi ospiti quella sera, alla sua tavola, seduti insieme a lui. Diversi capi d'azienda, ministri della città, un membro dell'Alto consiglio cittadino, e alcuni giovani rampolli esponenti delle famiglie fondatrici. Morgan era a capotavola, ed osservava senza mangiare troppo le conversazioni che avevano luogo tra quei commensali. Erano tutti, bene o male, uomini di potere, e approfittavano di occasioni come quella per stuzzicarsi, studiarsi, interrogarsi, nel tentativo di scoprire nell'altro qualcosa in più che l'altro scoprisse in loro.

Morgan non aveva alcun interesse nel loro potere. La sua azienda era una delle più grandi della città, se non la più grande. Non solo. La sua azienda plasmava la città stessa, la modellava, la rendeva ciò che era. Era grazie alla Morgan se quegli uomini e quelle donne possedevano i tratti somatici che presentavano, il colore degli occhi che desideravano, i capelli che amavano, il corpo prestante che avevano sempre desiderato.

Lo aveva sempre affascinato come, in un'epoca come quella in cui apparentemente non vi era più bisogno di un dio né di un domani, in quanto tutto quello che si potesse desiderare era presente qui ed oggi, la gente spendesse tutti quei soldi nel proprio corpo, nel proprio aspetto. Il qui, l'adesso, la superficie, l'apparenza. Non c'era nulla che raccontasse così bene una persona come il suo aspetto esteriore. Se qualcosa giunge in superficie, se i suoi effetti si mostrano all'esterno, evidentemente è qualcosa di radicato nel profondo.

La ragazza che stava parlando con lui era una giovane donna, membro del consiglio di amministrazione della sua azienda. Come molti giovani, un giorno, molti anni prima, era entrata nel suo giardino. Era povera, spaesata, smarrita. Come molti, lui l'aveva accolta tra le sue mura, l'aveva adottata come figlia, e l'aveva resa una delle donne più intelligenti e potenti di Babylon.
Era alta, di carnagione olivastra, gli occhi verde scuro, i lunghi capelli neri lisci come seta risplendevano alla luce delle candele. La sua figura filiforme era perfettamente a suo agio nella grande sedia in mogano alla sua destra, il suo lungo abito azzurro, realizzato in polimeri intelligenti che cambiavano colore a seconda dell'illuminazione che ricevevano, costava una piccola fortuna. Molti in quella tavola non avevano fatto altro che osservarla durante quella cena con malcelato interesse. Lei, ovviamente, aveva donato il suo cuore all'uomo che le aveva cambiato la vita.

–Di che notizia parli, Lena?
–C'è stato un incidente increscioso per gli Immacolati nel quartiere di Zolfo. Una criminale, Natalya Long, ha ucciso due di loro prima di essere fermata e catturata.
–Natalya Long? La conosco bene. Ha tentato alcune volte di compiere dei furti nei nostri laboratori, se non sbaglio. Cercava i codici genetici di alcuni magnati dell'alta società di Babylon. Immagino per riprodurre le loro impronte digitali o il loro aspetto. Cose del genere. È un bene che sia stata catturata.
–Insieme a lei c'erano due energumeni, probabilmente opera delle organizzazioni di biomiglioramento sotterranee. E, stando a dei rapporti non ufficiali, un Immacolato geneticamente corrotto.

–Cosa?
–Esatto. Stando al rapporto che sta venendo stilato e ai resti trovati nelle macerie di uno dei luoghi degli scontri, c'era un Immacolato il cui corpo ha subito delle pesanti mutazioni, fino a farlo diventare... una sorta di mostro. La notizia è ufficiosa, ma si sta diffondendo velocemente nell'ambiente.

–Questo non va bene. Molti potrebbero approfittarne per screditare la nostra opera di miglioramento presso gli Immacolati.– commentò a bassa voce tra sé e sé Morgan. –Se nasce anche solo il sospetto che i nostri ritocchi genetici possano portare a simili mutazioni...
–Per il momento è ancora tutto molto confuso.– rispose Lena. –Può essere tuttavia che gli Immacolati vengano a cercare qualche informazione presso di noi. Potrebbero arrivare a chiederci di consegnar loro il codice genetico utilizzato con l'agente in questione.
–Questo è estremamente rischioso ed inaccettabile. Dovremo puntare sulla diplomazia, mia cara, per impedire che qualcosa del genere accada e il nostro prezioso codice possa finire nelle mani sbagliate. Deve essere stata opera di qualche malvivente della bassa società di Babylon, qualcuno che ha voluto giocare col fuoco. Mio dio, provocare mutazioni in un Immacolato... due Immacolati uccisi, hai detto? Non posso immaginare con che furia ora daranno la caccia al responsabile. Noi dovremo trovarci come sempre al di sopra di ogni sospetto. Confido nel tuo operato.
–Puoi contare su di me, padre.

Morgan si appoggiò allo schienale della sua sedia, chiuse gli occhi, e lasciò che la sua mente vagasse nel rumore di fondo dei commensali che parlavano tra di loro e della musica di violino suonata dai suoi servitori.

BabylonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora