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La musica jazz aleggiava elegantemente nell'abitacolo, dove uno dei due gemelli guidava il pesante mezzo blindato attraverso le strade di Babylon del quartiere di Bronzo, nella luce dorata del tardo pomeriggio. L'altro fratello aveva acceso una sigaretta e si stava oziosamente guardando intorno.

–Pensi che finirà mai?– domandò ad un certo punto il fratello che stava guidando a quello che stava fumando.
–Cosa?
–Questo mercato. Questo business.

Entrambi sapevano bene che era uscita da pochi giorni la notizia del perfezionamento di alcuni organi artificiali estremamente sofisticati. Fino ad allora erano riusciti a tenere in vita alcune pecore ed una mucca, e si era iniziata la ricerca per gli uomini. Alcuni dicevano che sarebbe stato solo questione di tempo e di soldi, i quali peraltro non mancavano di certo, prima che si potessero creare degli interi corpi artificiali dove i vecchi magnati di Babylon avrebbero potuto trovare la vita eterna che tanto avevano agognato. Ovviamente IRIS non lo avrebbe permesso, così come non aveva mai consentito la ricerca sulla clonazione spinta fino al livello degli esseri umani, ma questo non aveva mai trattenuto delle ricerche condotte clandestinamente da alcuni dei più ricchi uomini di Babylon. Fino ad ora non sembrava esserci stato nessun successo, tuttavia i gemelli sapevano che quando si parlava di ricchi era solo questione di tempo prima che ottenessero quello che volevano. Come avrebbe reagito IRIS, quello sì sarebbe stato interessante da vedere.

–Probabile.
–E la cosa non ti fa paura?
–Perché dovrebbe farmi paura?
–Non lo so. Il cambiamento.
–Noi siamo stati programmati per il cambiamento.
–Noi sì. Ma la donna?
–Cosa te ne frega della...
Un bagliore di comprensione attraversò il volto del gemello al volante.
–Non starai dicendo che ti sei affezionato a lei?
–Non saprei nemmeno io come definirlo. Pensi che possa essere affetto?
–Forse è solo abitudine.
–È che... mi appare sempre così fragile, quando pensa che non la stiamo guardando.
–Come tutti gli altri. Lei, diversamente da noi, è sola.
–Per questo è forte.

L'altro scosse la testa.
–È forte perché è disperata. E perché ritiene di non aver nulla da perdere. Si sta solo divertendo. Nella maniera più malata e pericolosa che conosca. Vuole vedere i fuochi d'artificio. Divenire lei stessa uno di essi. E vedere come fa a finire, quando raggiungerà il botto.
–È triste.– commentò l'altro, prima di buttare fuori dal finestrino il mozzicone di sigaretta consumata.
–Tutto è triste.

Non erano stati programmati per pensare per farsi i fatti altrui, in verità. Nemmeno loro sapevano come c'erano riusciti. Lo avevano fatto insieme, quasi per caso, nei momenti di attesa tra una missione e l'altra. Pensare. Una cosa allucinante.
All'inizio li stancava moltissimo, e quindi non potevano permetterselo più di tanto. Ma più ci prendevano la mano e più piaceva loro quel lasciar vagare la mente, quel liberare le parole. Era un modo per affrontare gli innumerevoli nemici che minacciavano di estinguere la loro esistenza da un momento all'altro. Parlarne, lasciare che le parole passassero attraverso le labbra, che i loro pensieri si sfogassero attraverso le loro elucubrazioni. E lasciare che un altro giorno scivolasse. Quegli Immacolati sarebbero morti, e loro invece sarebbero sopravvissuti, almeno per un altro giorno. Non era forse quello tutto ciò che contava?
Se i loro creatori avessero scoperto questo tipo di comportamento mentale, probabilmente avrebbero ordinato un qualche intervento al loro cervello ma, finché si mantenevano perfettamente obbedienti e nascondevano quelle loro conversazioni ad orecchie indiscrete, tutto sarebbe andato per il meglio.
A modo suo, Natalya Long aveva lasciato loro più libertà del previsto, e per questo le erano grati.
Forse, sempre per questo, sarebbero anche morti per lei. Dopo tutti i loro passati padroni, era colei che aveva lasciato loro qualcosa, quantomeno.

–Lo vedi anche tu?–domandò il fratello alla guida. Per quanto la sua vista fosse avanzata, perfino lui aveva difficoltà a guardare se il sole gli batteva in faccia.
–Sì, lo vedo anche io.

C'era una figura in mezzo alla strada, a circa cinquecento metri da loro. Immobile.
Sembrava un uomo coperto da un soprabito, ma la luce del sole impediva loro di vedere bene. Poteva essere un vecchio che avesse perso la via di casa e non si stesse accorgendo di essere in mezzo alla strada.

Il gemello alla guida suonò un paio di volte il clacson, nella speranza che quello si scansasse. Non accadde nulla.
I due gemelli si scambiarono uno sguardo più esplicativo. Erano abituati ad aspettarsi il peggio, ed il peggio, in quella circostanza, era un nemico giunto a fermarli.
Gli Immacolati erano in giro per tutta la città a cercare movimenti sospetti e fermare automezzi, ma non si erano aspettati di venire intercettati così presto. Almeno, non da quello che pareva essere un uomo solo.
–Imboscata?– domandò il gemello alla guida, tirando ad indovinare.
–Può darsi. Ma non è lo stile degli Immacolati. A questo punto avrebbero cercato quantomeno di avvertirci per darci l'opportunità di fermarci.
Mentre parlava si era chinato ed aveva estratto da sotto il sedile un'arma automatica, un vecchio fucile che aveva già usato in parecchie battaglie.
Abbassò il finestrino e si sporse al di fuori, sparando una raffica di colpi con grande precisione.

–L'hai colpito!– fece il gemello alla guida, notando la figura dell'uomo come sussultare all'arrivo dei proiettili. Tuttavia rimase in piedi, testardo. E si avvicinava sempre di più.
Ora lo vedevano entrami chiaramente. Era un uomo alto circa un metro ed ottanta, vestito in nero, un vecchio pastrano con cappuccio lo ammantava. Sul volto aveva una maschera che gli copriva interamente il volto. Era estremamente semplice, una superficie ovale perfetta, a parte per due sinistre fessure per gli occhi, dalle quali fuoriusciva una intensa luce rossa.
Portava qualcosa al fianco, forse un fucile, ma non riuscivano ancora a vedere bene.

–Un mercenario.– ipotizzò il fratello che aveva appena sparato, dopo essere rientrato con la testa nell'abitacolo. –Se è così folle da affrontarci da solo, investiamolo pure.
L'altro aveva già premuto l'acceleratore prima che l'altro finisse la frase. Il camion ebbe uno scatto in avanti, il motore rombò, furioso, ma la figura non si mosse di un passo.

–Idiota.– commentarono i due fratelli, all'unisono, preparandosi all'impatto.

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